La startup, nata nel 2020, mette in contatto domanda e offerta nel settore Horeca, selezionando solo datori di lavoro che rispettino determinati standard
Fare il cameriere, in fondo, è un lavoro molto bello: si ha a che fare con il cibo, con il vino, con le persone, con il mondo del turismo. Ma allora perché tante persone lo vedono come un lavoretto temporaneo o, peggio, un ripiego se non si trova di meglio?
A questa domanda Luca Lotterio, oggi 29 anni, ha cercato di rispondere prima con una tesi di laurea magistrale all’università di Torino, che poi ha aperto la strada ad altri sei lavori scientifici, e poi con Restworld, startup che ha da poco compiuto due anni di vita.
Lotterio, che è uno psicologo di formazione, nei ristoranti ha servito per necessità, ma anche per piacere. Ha lavorato in Italia e all’estero, per poi lanciarsi anche in un’avventura imprenditoriale con un amico che aveva aperto un locale nel cuore delle Alpi.
Nel 2020, da questo insieme di esperienze è nata la sua società di recruiting che mette in contatto domanda e offerta nel settore Horeca, garantendo da un lato la serietà e professionalità dei candidati, dall’altro l’equità e l’etica dei datori di lavoro.
Tutto è partito con un lavoro di ricerca accademica condotto con il collega e amico Davide Lombardi per la tesi di laurea. “Abbiamo intervistato un centinaio di ristoratori e altrettanti lavoratori”, racconta Luca Lotterio “e nel mentre loro chiedevano a noi studenti se avevamo modo di aiutarli a trovare staff. Così, abbiamo iniziato a fare impresa, abbiamo creato una piattaforma di matching, ci siamo specializzati con un corso alla Bocconi e abbiamo co-fondato l’azienda”.
“Siamo un gruppo giovane ed eterogeneo di psicologi, ingegneri, economisti e non solo. Tra di noi c’è chi ha lavorato per oltre 10 anni nei bar, chi faceva il runner all’estero e chi ha costruito la propria esperienza fra stoviglie e fornelli”.
“I nostri valori” continua Luca Lotterio “ sono stati chiari fin dal primo giorno: vogliamo che le persone trovino nel mondo della ristorazione un buon lavoro. E questo significa, ad esempio, che il contratto deve essere regolare, lo stipendio equo, gli accordi trasparenti, i turni umani”.
“Già con il lavoro di ricerca fatto per la tesi di laurea ci siamo resi conto del fatto che i problemi nel trovare personale nascono proprio da qui: non c’è solo la questione salariale ma anche il fatto che si tratta di lavori dove spesso la gestione non è buona. Fare il cuoco è un lavoro usurante? Penso di no, ma se impongo alle persone dei turni massacranti lo diventa”.
“Il nostro grande obiettivo” continua il CEO dell’azienda “è quello di ridurre il gap tra domanda e offerta di lavoro nel settore horeca, ma vogliamo farlo ponendo il focus sul brand e sui valori che il brand vuole portare. Questo, per noi, è un grande obiettivo ma è anche il contributo minimo per cominciare a cambiare il mondo della ristorazione”.
“Per raggiungerlo, ad esempio, selezioniamo con cura i nostri clienti e più di qualche volta può succedere che, contro il nostro interesse, l’accordo non vada a buon fine. Questo naturalmente comporta per noi una crescita un po’ più lenta e dei guadagni meno alti di quelli che potrebbero essere, ma nel giorno zero di fondazione di Restworld abbiamo messo nero su bianco le nostre linee guida, e a quelle dobbiamo e vogliamo rimanere coerenti”.
Ad oggi la startup, fra vari round d’investimento, ha raccolto circa 600 mila euro, ha un team di 14 persone, numerosi business angel e lavora con circa 700 ristoranti. Da qualche tempo, inoltre, ha iniziato a decentralizzare il lavoro dell’headhunter, in modo da non investire solo nelle grandi piattaforme internazionali e valorizzare, piuttosto, i professionisti del settore.
Ad agosto vedrà la luce la nuova piattaforma, rinnovata nella grafica e nei contenuti, che vedrà comparire anche diverse nuove funzioni, tra cui l’assistenza alla candidatura e il referral system.
La più grande soddisfazione finora? “Lo scambio con aziende virtuose” chiosa Lotterio. E spiega: “Noi descriviamo sempre in modo molto dettagliato l’offerta di lavoro, per quanto riguarda lo stipendio indichiamo sempre il netto. Abbiamo avuto una discussione con un’azienda che voleva inserire la RAL, sostenendo che fosse più corretto”.
“Poi abbiamo scoperto che in materia di welfare, benefit e benessere dei lavoratori questa azienda era avantissimo. Dai nostri clienti impariamo ogni giorno, allargando grazie a loro la nostra personale libreria su come fare le cose per bene”.
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