È legittimo spiare i dipendenti? La decisione arriva dalla Corte Europea

(foto Shutterstock)

La Corte Europea dei diritti dell’uomo ammette l’installazione di telecamere nascoste per accertare i comportamenti illeciti dei dipendenti

IL FATTO

Un datore di lavoro di un supermercato spagnolo si è accorto della mancata corrispondenza tra i livelli delle scorte in magazzino e quelli del venduto giornaliero.
In seguito a questo accertamento, ha fatto installare delle telecamere nel supermercato, in parte visibili e in parte nascoste, puntate sulle casse.
Ciò ha consentito il licenziamento di 14 dipendenti, filmati con le telecamere mentre rubavano per sé o per altri.
Tra i lavoratori licenziati, in 5 si sono rivolti alla Corte Europea dei diritti dell’uomo (chiamata anche Corte EDU), lamentando la violazione dell’art. 8 CEDU (che tutela il diritto al rispetto della vita privata), perché erano stati avvisati della presenza solo di alcune telecamere, mentre altre erano nascoste.
È possibile spiare i dipendenti con l’utilizzo di telecamere nascoste? E a quali condizioni?

LA DECISIONE DELLA CORTE EDU

La Corte EDU, pronunciandosi sulla questione, ha ammesso l’utilizzo di telecamere nascoste (Sentenza Lopez Ribalda e altri contro Spagna).
In particolare, i giudici hanno giustificato la mancata comunicazione ai dipendenti dell’installazione di telecamere nascoste a causa del sospetto di gravi irregolarità e delle perdite economiche per il datore di lavoro.
Si tratta, infatti, di giustificazioni serie, che possono consentire una limitazione della privacy.

I giudici, in questa stessa occasione, hanno comunque confermato che i controlli in ambito lavorativo devono rispettare il principio di proporzionalità.
L’installazione di telecamere nascoste, infatti, è stata ritenuta ammissibile per la presenza di sospetti fondati di furto.
I filmati, peraltro, sono stati utilizzati esclusivamente per la prova dei reati commessi.
L’assenza di mezzi alternativi per l’accertamento dei comportamenti illeciti, l’utilizzo delle videocamere per un periodo limitato e l’area ridotta, oggetto di ripresa, costituiscono ulteriori fattori a sostegno del rispetto del principio di proporzionalità.

È importante ricordare che questa decisione, pur riguardando un caso spagnolo, proviene dalla Corte EDU, per cui è applicabile per tutti gli Stati membri, Italia compresa.

 

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi gratuitamente le ultime novità, le storie e gli approfondimenti sul mondo del lavoro.