Comunicare sui social: è tempo di “professional branding”

Comunicare sui social: è tempo di “professional branding”
(In foto: Filippo Poletti, top voice di LinkedIn 2020)

Filippo Poletti, “Top Voice” di LinkedIn, spiega l’importanza del concentrarsi sulle competenze, ma anche dell’aggiornamento continuo e del confronto con altri professionisti

Il mondo ha bisogno di professionisti seri e aggiornati, forti di solide competenze e della voglia di stare al passo con i tempi. Perché il lavoro cambia rapidamente e i professionisti non possono rimanere indietro. Parola di Filippo Poletti, giornalista, saggista ed influencer su LinkedIn, dove è stato nominato fra i 15 “Top Voice 2020” grazie alla sua quotidiana “Rassegna del cambiamento”.

Oggi si parla molto di “personal branding”, lei invece preferisce parlare di “professional branding”. Perché? Qual è la differenza?

«Ogni nostra azione online va a intrecciare il nostro “filo di Arianna”. I nostri post, le nostre story, le nostre immagini, ferme o animate che siano, rappresentano, per usare una terminologia in voga nel web, tante “breadcrumbs” o “briciole di pane”. Come accade nella fiaba di Hänsel e Gretel, nella quale il fratello maggiore semina pezzetti di pane lungo la strada per ritrovare la via di casa, ciò che lasciamo in rete va a formare un sentiero percorribile da chiunque voglia avvicinarsi a noi. Prestiamo attenzione, oggi più che mai ai tempi della grande crisi, a cosa lasciamo sul web: concentriamoci sul “brand” professionale, riservando ai nostri amici più stretti la condivisione della vita privata. Facciamo in modo che i recruiter ci trovino anzitutto per le nostre competenze o “skill” “hard” e “soft”, guadagnate e dimostrate sul terreno di lavoro. Il doposcuola, per sintetizzare, è finito».

 Nella sua carriera, come ha declinato questo modo di proporsi?

«Ho cercato di farlo lavorando nel mondo dei media per tanti anni come giornalista professionista, raccontando la realtà da diversi punti di vista. La stessa cosa ho cercato di fare fondando il portale “Rassegna lavoro, dedicato all’universo del lavoro. Venendo all’oggi, condivido su LinkedIn, il canale riservato ai professionisti, ciò che scopro quotidianamente. Da 5 anni curo la “Rassegna del cambiamento sul lavoro”, segnalando tutte le mattine, alle ore 8, un contenuto incentrato su come sta evolvendo il mondo delle professioni. Metto a disposizione, in sostanza, ciò che scopro in rete e offline. L’attenzione nei riguardi di questa iniziativa è cresciuta nel tempo e oggi, su LinkedIn, dialogo con oltre 70 mila persone. Il consiglio che posso dare è di usare la rete come un’occasione per mettere a fattor comune il know how, il know where, il know when e il know why».

La sua “Rassegna del cambiamento” si chiama così perché parla di un mondo del lavoro in continua evoluzione. Come stare al passo?

«Confrontandosi con gli altri professionisti. In quest’ottica ho promosso, su LinkedIn, il talk live “New Normal Live”: lo conduco ogni giovedì, dalle ore 18 alle 18:30, assieme alla psicologa Monica Bormetti. È un viaggio alla scoperta dei professionisti che operano nel nostro Paese e nel resto del mondo. Abbiamo iniziato con il manager Enrico Borgogna, da 13 anni a Mission Vejo in California alla guida di LPM North America. Abbiamo proseguito con le sorelle Alessi, fondatrici di Secretary, la più grande community italiana delle assistenti di direzione, e con Philip Baglini Olland e Mattia Manzi, rispettivamente fondatore di London One Radio, l’unica radio in lingua italiana a Londra, e il professionista in staff a Moody’s Corporation e da un anno nella City. Oppure, ancora, l’italianista Luca Cottini, docente in Pennsylvania e promotore del portale “Italian Innovators”, e il grande chef stellato Davide Oldani, al quale la guida Michelin ha appena riconosciuto due stelle rosse e una verde, quest’ultima dedicata alla sostenibilità. Settimana dopo settimana abbiamo incontrato tanti altri professionisti. Confrontarsi con gli altri, come dicevo, è importantissimo per continuare a crescere».

Nel 2020, anno che per il mondo ha segnato il tempo della pandemia e della crisi, lei ha pubblicato il libro “Tempo di Iop”, e parla dell’intranet of people. Cos’è, perché è così importante?

«Per ragioni sanitarie, legate alla pandemia, ci siamo separati. È tempo, oggi, di riunire, grazie alla rete, le forze, l’impegno e la passione del fare. È tempo di “IoP”, intesa come la comunicazione digitale all’interno della nostra azienda e delle nostre istituzioni. La comunicazione interna può essere fatta in tanti modi: con la intranet o l’invio di email, tramite un’app o con un social media come Telegram. Ciò che deve accomunare questi strumenti è il loro utilizzo. La comunicazione interna è una casa con cinque fondamenta: l’unità per il bene comune, il dialogo aperto, la formazione continua, la promozione del benessere e quella della sostenibilità».

 Nel frattempo sono arrivati altri progetti editoriali…

«Ho appena terminato di scrivere il libro “Grammatica del nuovo mondo” in cui racconto come, negli ultimi 365 giorni, sia nato un nuovo universo semantico. Tutti noi siamo cambiati, nessuno escluso. L’augurio è che possiamo archiviare la pandemia quanto prima e, guardando al domani, possiamo tutti dire: “mai più come prima, meglio di prima”. Queste stesse parole rappresentano il payoff del talk su LinkedIn “New Nomal Live”».

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