Mismatch oltre il 60% di specialisti, tecnici e operai under 29 nei settori più toccati dall’innovazione tecnologica: informatica, fisica, chimica, edilizia e moda ai primi posti
Il mercato del lavoro italiano lamenta la mancanza di personale, non riesce a trovare candidati in 1 selezione su 3 e, guardando agli under 29, in 1 ricerca su 2, con difficoltà superiori al 60% nel caso dei lavori toccati in maniera più pesante dalle innovazioni tecnologiche.
Il mondo del lavoro va veloce verso il futuro, troppo, rispetto a scuole e università, che spesso non sono al passo con il sistema economico-produttivo e offrono ai giovani poche possibilità di esperienze formative “on the job”.
In parallelo a questo, l’istruzione tecnica, gli istituti professionali e le lauree tecnico-scientifiche legate alle materie Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) vengono considerate meno attrattive dai ragazzi. Infatti per il prossimo anno il 56% degli studenti ha scelto un indirizzo di studi liceale, e la media dei laureati Stem all’anno è dell’1,4% tra i ragazzi nella fascia 20-29 anni, segnando un gap di genere che vede 1,2% dei maschi contro lo 0,2% delle donne.
Un’indagine del Sistema informativo Excelsior, in collaborazione con Anpal e Unioncamere, ha identificato quali sono le professioni e i settori di attività che hanno più richiesta del settore giovanile, con riferimento alle tendenze occupazionali del periodo febbraio-aprile 2020.
Ecco una classifica della difficoltà di reperimento dei giovani, a causa di mancanza di competenze e di candidati:
Nonostante la presenza di un rilevante disequilibrio tra la domanda delle aziende e l’offerta di candidati, la disoccupazione giovanile in Italia si attesta al 29,3% tra gli under 25 (dato Istat).
Secondo il presidente di Unioncamere Carlo Sangalli, interrogato dal Sole 24 Ore, sarebbero un andamento di economia e occupazione “non particolarmente brillanti” e l’evoluzione del sistema produttivo le cause della difficoltà dei giovani a trovare lavoro.
«Nei prossimi anni – afferma Sangalli – il fabbisogno di personale riguarderà per oltre il 60% laureati e diplomati, e per oltre il 35% le professioni tecniche e ad elevata specializzazione. Inoltre, le competenze green e quelle digitali saranno necessarie per circa il 30% dei lavoratori. Più i giovani faranno lo sforzo di orientare i propri percorsi di studio verso questi profili professionali, maggiori chance avranno di costruirsi un futuro ricco di soddisfazioni».
Per Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale umano, il governo deve mettere in cima all’agenda la formazione dei giovani e valorizzare l’istruzione tecnico professionale.
Manca una «visione di sistema» in relazione alla formazione professionale secondo Maurizio Del Conte, professore di diritto del lavoro alla Bocconi di Milano, che suggerisce di costruire una task force al ministero del Lavoro per «definire un piano nazionale di indirizzo della formazione, con la partecipazione delle parti sociali».
«I giovani possono avere più opportunità innalzando sempre più il livello della propria preparazione e arricchendola con ogni possibile esperienza lavorativa» si legge infine nel bollettino Excelsior.