Le persone lasciano il lavoro e cercano altre occupazioni. Un’analisi sulle motivazioni alla base di questo fenomeno
I dati della Bussola di Veneto Lavoro confermano la dinamica delle dimissioniL’atto unilaterale con cui il lavoratore comunica di voler interrompere il rapporto lavorativo con il datore di lavoro. More da lavoro a tempo indeterminato, che è andata consolidandosi nel secondo trimestre dell’anno: l’aumento delle dimissioni è consistente, e interessa tutti i settori in modo trasversale, senza particolari distinzioni. Come interpretare questo fenomeno? Le spiegazioni potrebbero essere diverse, e riguardare sia le conseguenze sociali ed economiche della pandemia, sia una trasformazione in atto nell’approccio al lavoro da parte delle persone.
Il livello delle dimissioni è elevato anche nel terzo trimestre 2021. I dati relativi al Veneto aggiornati al 30 settembre, registrano un incremento delle dimissioni anche nei mesi estivi. Rispetto al livello del 2019, quindi nel periodo precedente la pandemia, nei primi nove mesi del 2021 le dimissioni sono risultate 77 mila, segnando una crescita dell’11%. Una differenza ancora più marcata rispetto al 2018, e ancora maggiore rispetto al 2020.
Il fenomeno è trasversale, interessa tanto gli uomini quanto le donne, italiani e stranieri, giovani e lavoratori senior, e ogni comparto dell’economia. Esistono, comunque, delle differenze settoriali: l’incremento è stato particolarmente intenso nei servizi sanitari e sociali (+44%), nel metalmeccanico e nelle costruzioni (+16%), mentre, all’opposto, per il commercio e il turismo la variazione è stata negativa. L’aumento delle dimissioni da lavoro con contratto a tempo indeterminato sembra essere accompagnato da un incremento del tasso di ricollocazione dei lavoratori dimissionari, segnale che testimonia una rinnovata mobilità sul mercato del lavoro, seppure differenziata per settori e professioni. Il 54% dei lavoratori, infatti, ha trovato un nuovo lavoro entro 30 giorni dalle dimissioni (62% se si escludono i lavoratori over 55), con punte del 74% per gli infermieri, del 70% per informatici e statistici, e del 66% per autisti di mezzi pesanti e camion.
L’aumento delle dimissioni è consistente, trasversale a settori e professioni, e non episodico: Va inserito in un contesto di generale trasformazione del mercato del lavoro, e anche in un cambiamento delle priorità delle persone, dovuto alla pandemia.
Può essere che vi sia un minor attaccamento al lavoro, ad esempio, in seguito all’esperienza vissuta dalle persone durante il lockdown, e come conseguenza indiretta dello smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More. Oppure, le dimissioni potrebbero essere il risultato di licenziamenti ancora impediti dalle norme, o ancora segnalare la diffusione di strategie di lavoratori che si ricollocano, data la congiuntura positiva, anche anticipando possibili licenziamenti futuri.
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