L’Organizzazione internazionale del Lavoro (ILO) invoca una nuova cultura della sicurezza, per ridurre o prevenire incidenti sul lavoro e malattie professionali
Oggi, 28 aprile, si celebra la giornata mondiale per ricordare l’importanza della prevenzione degli infortuni e delle malattie legate al lavoro. In Italia come all’estero sono previste numerose iniziative volte alla sensibilizzazione su questi temi, per far sì che la condivisione delle conoscenze porti ad una graduale presa di coscienza, alla promozione di misure di prevenzione e quindi alla riduzione degli incidenti.
La pandemia ha indotto i governi, i datori di lavoro, i lavoratori e tutta la società civile ad affrontare sfide senza precedenti causate dall’impatto del virus sul mondo del lavoro. La Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro di quest’anno si focalizzerà, quindi, sulle «strategie per rafforzare la resilienza dei sistemi nazionali di salute e sicurezza sul lavoro, per affrontare la crisi attuale e quelle future, a partire dalle lezioni apprese nel contesto della pandemia».
«Il passaggio a nuove forme di lavoro, come l’ampio ricorso al telelavoro», sottolinea la nota dell’ILO «ha, ad esempio, presentato molte opportunità per i lavoratori, ma ha anche posto potenziali pericoli, compresi i rischi psicosociali, la violenza e le molestie».
Secondo i più recenti dati dell’INAIL, presentati a settembre 2020, nel corso dell’ultimo anno incidenti e infortuni sul lavoro sono scesi, presumibilmente grazie ai mesi di lockdown. Ciononostante, il 2020 ha già registrato anche un sensibile aumento dei morti sul lavoro: nei primi sette mesi sono stati 716, pari al 19,5% in più rispetto ai 599 registrati nel 2019. L’incremento ha riguardato la gestione Industria e servizi (da 512 a 630 denunce), tra cui ricade la sanità, e il conto Stato (da 9 a 31). Due, secondo l’INAIL, i principali fattori che hanno inciso sulla variazione. Da un lato il lockdown ha portato la sospensione (o conversione in smart working) di gran parte delle attività produttive. Dall’altro c’è l’inclusione, a partire dalla rilevazione dello scorso marzo, delle denunce di infortunio relative alle infezioni da Covid-19.
A partire dal 2016 l’università di Padova ha istituito il corso di Laurea magistrale in Ingegneria della sicurezza civile e industriale, con l’obiettivo di formare una nuova figura professionale particolarmente richiesta dal mondo del lavoro, ovvero l’ingegnere della sicurezza. «Il ruolo sociale dell’ingegnere della sicurezza» afferma Giuseppe Maschio, Presidente del corso di laurea e Referente per il rischio industriale della Commissione Nazionale Grandi Rischi «diventa centrale per rendere gli ambienti di lavoro e più in generale la società più sicura, in particolar modo nella ripresa post pandemia in cui i temi della sicurezza dovranno rappresentare il motore trainante del Next Generation EU. Per sviluppare tutto ciò occorre formare tecnici e professionisti capaci di operare in questo settore cruciale. Questo è stato recepito dalle più recenti Politiche comunitarie relative alla prevenzione e protezione di strutture civili ed industriali dai rischi naturali, alla mitigazione dei rischi industriali e ambientali, alla sicurezza e qualità dei processi/prodotti e alla prevenzione degli incendi in strutture civili ed industriali».
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