Una buona leadership, e una buona organizzazione, hanno riflessi positivi sul benessere del personale e sulla produttività. I consigli dell’esperta
Trovare il giusto stile di leadership, adottare una buona organizzazione e scegliere le migliori modalità comunicative è fondamentale, a maggior ragione in un contesto come quello attuale che vede un ampio numero di lavoratori da remoto. Come capire se siamo efficaci e dove si può migliorare? Abbiamo chiesto qualche consiglio alla dottoressa Fortunata Pizzoferro, vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi del Veneto.
«Va premesso» spiega Pizzoferro «che esistono diversi stili di leadership, i principali sono: autoritario, democratico, autorevole. Lo stile autoritario porta frustrazione ed è possibile solo lì dove tutti obbediscono perché non hanno altra alternativa. Lo stile democratico porta a condividere le decisioni interpellando sempre tutti gli interessati: può funzionare, ma il processo comporta un notevole dispendio di tempo e il lavoro può risultare poco fluido. Infine lo stile autorevole, considerato il migliore, permette al leader di farsi seguire con partecipazione, ma anche di poter decidere in autonomia. Apprendere le qualità e i metodi di un leader autorevole, quindi, è sempre una buona cosa. Ma devo dire» precisa Pizzoferro «che dopo anni di formazione ho constatato che forzare il proprio carattere è molto difficile. Di conseguenza è bene avere piena consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza, ma talvolta lavorare sull’organizzazione risulta più semplice ed efficace che tentare di diventare la persona che non siamo. Ad esempio» continua la vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi del Veneto «se il mio stile è autoritario posso delegare a un vice, se ha maggiore predisposizione al dialogo e alla relazione, alcune attività relative alla comunicazione o alle relazioni con il personale».
Il lavoro a distanza, oggi, rende ancora più necessaria non solo una buona modalità di leadership, ma anche una comunicazione efficace. «Rinunciando spesso all’incontro di persona» spiega infatti Pizzoferro «abbiamo dovuto imparare modalità comunicative nuove, cosa non semplice. Negli ultimi anni abbiamo incrementato l’uso di email e messaggi, investendo molto più sulla comunicazione scritta che su quella orale. Lo scritto, però, offre meno strumenti per farsi comprendere: si perde tutta la comunicazione non verbale, che è fatta di tono di voce, postura, mimica facciale. Questi elementi, che vengono irrimediabilmente persi, vanno in qualche modo compensati».
Come? «Ad esempio, le formule di cortesia possono supplire un sorriso. È bene, poi, essere molto chiari nel messaggio, ponendo grande attenzione nel valutare le parole. Possiamo avere, poi, piccole attenzioni che mettono a proprio agio il lettore: spezzare e distanziare i paragrafi per far riposare l’occhio, ad esempio. Durante le riunioni online è necessario impostare la conversazione in modo ordinato, per evitare che gli interventi si accavallino: dal vivo questo processo è naturale, a distanza è necessaria una buona conoscenza dei mezzi che usiamo. È utile esercitare alcune qualità oratorie che agevolano la comunicazione: ricordiamoci che con lo smart working spesso chi ci ascolta è circondato da elementi di disturbo, che portano a sconcentrarsi e a perdere l’attenzione. Quindi è preferibile aiutare l’altro a concentrarsi modulando il nostro tono di voce, facendo il giusto uso delle pause, sottolineando alcune parole chiave».
Mai come in questi anni stiamo assistendo ad una estrema mobilità nel mondo del lavoro: la pandemia ha spinto le persone a riflettere sul proprio equilibrio tra lavoro e vita privata, prendendo decisioni che prima non avrebbero mai immaginato. «E proprio per questo» dice Pizzoferro «oggi più che mai è fondamentale lavorare sul benessere delle persone, adottare una buona organizzazione, lavorare sul proprio stile di leadership e delegare alcuni compiti quando è necessario. Il benessere dei lavoratori è il miglior modo per fidelizzarli, e in più migliora la produttività. Il malessere, al contrario, è una fonte di stress, che sul posto di lavoro comporta tutta una serie di conseguenze negative».
«Solo per citare qualche esempio: il lavoratore insicuro, dove mancano informazioni incomplete, ha timore di chiedere integrazioni e finisce per commettere errori. Lo stress può causare anche disturbi psicosomatici, che portano a ripetute assenze e quindi ad un calo della produttività. Le conseguenze sono a catena e tutte molto dannose. A volte, il semplice fatto di perdere un po’ più tempo per scrivere una mail nella maniera giusta porta un risparmio di tempo enorme perché previene l’innesco di un conflitto che poi sarebbe da gestire. Ricordiamoci sempre che la prevenzione è molto meno dispendiosa, in termini di tempo ed energie, dei successivi chiarimenti».