Gli eventi già cancellati sono migliaia, e anche per l’estate la programmazione sarà molto limitata. Le perdite potrebbero raggiungere i 600 milioni
Sono migliaia gli eventi già cancellati negli ultimi mesi, e non possono che aumentare nel futuro prossimo: l’onda d’urto del coronavirus si è abbattuta con particolare violenza su alcuni settori, e uno di questi è senza dubbio il mondo dello spettacolo. Concerti, pièce teatrali, cinema, eventi per spettatori di tutte le età: per mesi tutto si è fermato. E, guardando al futuro, l’estate 2020 non sarà certo ricordata per le folle oceaniche raccolte ad ascoltare musica all’aperto.
Domenica 21 giugno, a Milano, i lavoratori del settore si sono riuniti in piazza vestiti a lutto, distanziati tra loro, per celebrare quella che hanno definito una “festa senza musica”. E il sabato successivo, 27 giugno, si sono ritrovati a Roma tutti gli addetti del mondo teatrale, per la “Manifestazione nazionale dello spettacolo e della cultura”. A Milano c’erano artisti del calibro di Levante, Ghemon, Manuel Agnelli, Diodato, Lodo Guenzi e tanti altri, ma anche tecnici, manager, addetti stampa. A Roma, invece, c’erano attori, direttori artistici, associazioni, collettivi teatrali, sindacati.
«Sono tante» scrive la cantante Levante sul suo profilo Instagram, postando una foto della manifestazione, «le cose in cui credo, sono positive e sono belle. Sono tante le cose per cui mi batto, sono giuste e meritano la mia voce. Oggi (il 21 giugno, ndr) ero in Piazza Duomo a Milano insieme ad altri colleghi e addetti ai lavori della filiera musicale. Eravamo lì per fare luce su un settore dimenticato, durante questa emergenza, che conta centinaia di migliaia di lavoratori. Questa causa mi riguarda perché riguarda il mondo lavorativo di cui faccio parte, di cui fanno parte grandi e piccoli artisti, grandi e piccoli tecnici, grandi e piccoli organizzatori di eventi, grandi e piccoli management. Sono di certo spinta da senso civico, senso di partecipazione e di curiosità e comprensione rispetto a un settore che necessita di approfondimento e studio. Voglio ringraziare le persone accanto e attorno a me in questa foto. Grazie a voi anche oggi ho imparato la differenza tra il dire e il fare».
«Sono sceso in piazza coi miei colleghi e le mie colleghe» si legge poi sul profilo di Ghemon, un altro degli artisti che hanno manifestato a Milano. «Lo dovevo alla mia famiglia in musica. E abbiamo fatto silenzio. Come tutt* loro ho speso la mia vita per fare del mio sogno il mio lavoro. Per tutte le persone che ci aiutano a realizzarlo non chiediamo un trattamento speciale, ma di venire considerati uguali a tutti gli altri lavoratori. Gli emendamenti ci sono, discuteteli».
Il movimento per la musica ha raccolto le richieste in un decalogo, presentato al Governo. Tra le proposte ci sono: l’aumento del fondo emergenze (Art. 89, DL Cura Italia) a 200 milioni ed elaborazione di criteri oggettivi per la ripartizione del Fondo Emergenze di cui all’art. 89 per i settori culturali colpiti dalla pandemia; un contributo a fondo perduto per i mesi persi a causa del lockdown alle imprese musicali; sospensione di tasse e contributi per le industrie del settore musica per l’esercizio 2020, posticipando le contribuzioni con un meccanismo di rateizzazione pluriennale.
Per le famiglie, c’è l’idea di un “bonus cultura” che andrebbe ad estendere l’attuale bonus per i diciottenni, mentre per tutte le figure “anomale” (contratti a chiamata e precari di varia natura) si chiede che siano incluse nel “reddito di emergenza”.
Anche gli attori hanno richieste chiare. Quello del teatro è un mondo variegato, che tra danza, lirica e prosa coinvolge circa 140 mila persone. Da un punto di vista lavorativo, gli inquadramenti professionali sono numerosi e proprio per questo la Slc Cgil Nazionale, in occasione della manifestazione, ha presentato ad alcuni parlamentari del Partito Democratico un progetto di legge in tema di tutele per i lavoratori dello spettacolo.
«Le proposte» si legge nel comunicato «si basano su un sistema che permetterà a tutti i professionisti di essere meno fragili nel contrattare le proprie giornate di lavoro, contrastando il lavoro sommerso. E, allo stesso tempo, di dare a questi professionisti la possibilità di scegliere la propria carriera».
Quello dello spettacolo, per l’economia italiana, è un settore tutt’altro che secondario. E per capirlo basta dare uno sguardo ai numeri che ci girano intorno: le cifre rese note dalle associazioni di categoria parlano di oltre 400 mila persone coinvolte nell’ambito strettamente musicale, che salgono fino a 1 milione e mezzo se consideriamo più in generale tutti coloro che sono impegnati nel settore cultura.
Il ricavato si aggira intorno ai 100 miliardi di euro l’anno, che con l’indotto per il territorio arrivano a toccare i 250 miliardi.
Gli eventi, ogni anno, sono migliaia, disseminati da nord a sud, ma negli ultimi mesi il crollo è stato catastrofico: Assomusica (l’associazione degli organizzatori e produttori di spettacoli di musica dal vivo) parla di 3 mila concerti cancellati, di cui quasi la metà (40%) ancora in attesa di una nuova data, e il 17% è stato definitivamente annullato. Dalle stime delle associazioni di settore (Afi, Anem, Assomusica, Fem, Fimi e Pmi) emerge poi che il comparto rischia di perdere, entro la fine dell’estate, oltre 350 milioni di euro, che salgono a 600 mila con l’indotto.
Secondo le disposizioni vigenti, dopo la sospensione totale terminata il 15 giugno scorso, la programmazione può riprendere ma solo seguendo regole molto rigide.
Per gli spettacoli all’aperto è previsto un numero massimo di 1000 partecipanti, che si riduce a soli 200 partecipanti per gli spettacoli tenuti in luoghi chiusi. Gli eventi, precisa il decreto firmato lo scorso 17 giugno, devono svolgersi «con posti a sedere pre-assegnati e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale».
Per quanto riguarda invece gli eventi cancellati, la modalità di rimborso dei ticket già venduti è a discrezione degli organizzatori: la maggior parte ha scelto il voucher, legittimato dal Governo come forma di indennizzo anche per la cancellazione di partenze o abbonamenti non usufruiti a causa del lockdown.