Burnout sul lavoro, è una sindrome

(foto Adobe Stock)

L’Oms riconosce lo stress da lavoro come una forma di esaurimento legata al contesto occupazionale

Il termine burnout in inglese significa letteralmente “bruciato”, “esaurito”, “scoppiato”. In ambito lavorativo viene riferito a una particolare condizione di stress professionale dominata da ansia e assenza di motivazione. Accompagnata di frequente da disturbi di salute come stanchezza cronica, nausea, insonnia e difficoltà a superare malattie semplici come il raffreddore. 

COME NASCE?

La prima volta che uscì questa definizione fu nel 1974, quando lo psicologo Herbert Freudenberger parlò di un disturbo legato alle professioni «di aiuto», correlate alle emergenze o al sociale, come quelle di medici, infermieri, poliziotti e vigili del fuoco.
Successivamente, questa condizione venne estesa a tutti i lavori a contatto con persone in stato di sofferenza e disagio. E oggi ai lavoratori in generale, spesso schiacciati dai ritmi frenetici con cui si opera, dalle scadenze da rispettare, dalla percezione di non fare mai abbastanza o dai problemi con i colleghi. E, non ultimo, dallo sforzo continuo di incastrare al meglio impegni lavorativi e familiari.
Ma le motivazioni del burnout possono essere anche altre: l’insoddisfazione verso il proprio lavoro per la sensazione che non sia utile a nessuno. La mancanza di gratificazione, l’inadeguato supporto da parte dei capi, compiti e obiettivi poco chiari, orari inflessibili. O ancora, molestie psicologiche e mobbing.

LA DEFINIZIONE DELL’OMS

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il burnout una «sindrome» (non una condizione medica) «concettualizzata come conseguente a stress lavorativo cronico che non è stato gestito con successo. Esso è caratterizzato da tre dimensioni: sensazione di svuotamento o esaurimento di energia, accresciuto distacco psicologico dai propri compiti lavorativi oppure sensazione di cinismo o negatività verso di essi, ridotta efficacia professionale».
Quando è a lungo termine e non si risolve, il burnout diventa un vero problema di salute, che può sfociare in una malattia cronica o tale da richiedere un aiuto. 

L’inserimento da parte dell’Oms del burnout nella lista dell’International Classification of Diseases (la classificazione dei disturbi medici fisici o psichici, che contiene i criteri condivisi per le diagnosi) –  ha commentato il Professore aggregato di Psichiatria, Gino Pozzi, sulle pagine di Corriere Salute – «gioverà senza dubbio alla diffusione di strategie di protezione della salute mentale dei lavoratori. Si tratta di un’area fondamentale per la prevenzione in ambito occupazionale, soprattutto nelle realtà lavorative dei Paesi sviluppati, ma che non risulta ancora abbastanza considerata tanto nelle politiche sociali quanto nelle prassi organizzative aziendali».

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