L’ultimo report di Deloitte evidenzia preoccupazione per stagnazione economica e precariato. Flessibilità e famiglia sono prioritari, ma il lavoro è centrale per l’identità
Quasi un Millennial su due, in Italia, è atterrito dal caro vita. E lo è anche il 38% della Gen Z. La maggior parte dei giovani va avanti di stipendio in stipendio, con il timore di non arrivare a fine mese.
È quanto emerge dalla dodicesima edizione del report su Gen Z e Millennial realizzato da Deloitte, uno studio che ha interrogato oltre 22 mila persone in 44 Paesi del mondo e più di 800 giovani in Italia.
Secondo lo studio, a preoccupare GenZ e Millennial italiani è soprattutto l’impatto che la stagnazione economica sta avendo su di loro, incidendo sulla possibilità di creare una famiglia e di acquistare una casa.
Se l’economia non migliorerà nel prossimo anno, il 71% dei Millennial e il 63% della GenZ nel nostro Paese ritiene che sarà molto difficile o impossibile metter su famiglia (contro il 47% e il 50% della media globale).
Significativamente più elevati della media globale anche i timori sulla casa: oltre il 70% pensa che sarà impossibile comprarne una nel prossimo anno se lo scenario economico non migliorerà.
Per far fronte all’instabilità economica, il 37% della Gen Z e il 23% dei Millennial in Italia svolge almeno un secondo lavoro per integrare il proprio reddito principale. Molti giovani sfruttano le opportunità offerte dalla tecnologia e dalle piattaforme dei social media, ad esempio attraverso l‘e-commerce o il ride sharing.
Oltre ai lavori secondari, i giovani adottano anche comportamenti quotidiani orientati al risparmio, come l’acquisto di abiti di seconda mano, l’evitare l’uso dell’auto e l’adozione di una dieta vegetariana o vegana, anche per ridurre l’impatto ambientale che rappresenta una grande preoccupazione per le nuove generazioni.
Per chi appartiene a queste generazioni è solo un’utopia, ed è forte il timore di poter perdere il lavoro.
Nonostante si sia parlato molto di “quite quitting” recentemente, quasi la metà della Gen Z e la maggioranza dei Millennials afferma che il lavoro è ancora centrale per la loro identità, sebbene in modo diverso rispetto al passato.
Gli amici e la famiglia hanno la priorità rispetto al lavoro, e la flessibilità è un elemento chiave per queste generazioni. Il lavoro da remoto o ibrido offre più tempo libero e un migliore equilibrio tra vita privata e professionale, permette di risparmiare denaro riducendo le spese legate agli spostamenti e all’abbigliamento da lavoro, favorisce una maggiore produttività e oltre la metà dei giovani ritiene che abbia un impatto positivo sulla salute mentale.
Tuttavia, la preoccupazione sulla qualità del lavoro è sempre più diffusa, con un numero significativo di Gen Z e Millennial che afferma di aver sperimentato molestie o microaggressioni sul posto di lavoro, inclusi comportamenti inappropriati.
Oltre alle sfide economiche, emergono altre preoccupazioni fondamentali riguardanti la scarsità delle risorse, le discriminazioni, le disuguaglianze sociali e il cambiamento climatico.
Circa il 60% degli intervistati sono disposti a pagare di più per prodotti e servizi sostenibili, ma più della metà pensa che diventerà più difficile farlo se la situazione economica non migliorerà.
Circa quattro su cinque affermano di volere che le aziende facciano di più per consentire ai consumatori di prendere decisioni di acquisto più sostenibili, sia che si tratti di rendere i prodotti più accessibili, sia che si tratti di rendere più ecologiche le loro catene di approvvigionamento o di utilizzare imballaggi più sostenibili.
Sono inoltre sensibili al greenwashing: circa tre Gen Z su 10 (30%) e millennial (29%) considerano le certificazioni di sostenibilità di un’azienda per assicurarsi che la stessa sia in grado di offrire un servizio di qualità.
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