“L’algoritmo discrimina i rider”, Cgil in causa contro Deliveroo

(foto Shutterstock)

Per i sindacati l’algoritmo che assegna le consegne penalizza i lavoratori che per motivi personali, come malattia e sciopero, non sono sempre disponibili al lavoro

I sindacati NIdiL Cgil insieme a Filt Cgil e Filcams Cgil accusano la piattaforma del delivery food Deliveroo di condotta discriminatoria collettiva verso i rider, portandola in tribunale a causa dell’algoritmo Frank che assegna le consegne.
Tale algoritmo, relativo all’applicazione utilizzata dai rider per gestire le consegne, genera un punteggio per ogni ciclo-fattorino, in base al quale attribuisce una consegna a uno piuttosto che a un altro.

Per il sindacato, si legge in un comunicato di Cgil, «lalgoritmo, nell’elaborare i ranking reputazionali dei ciclofattorini, che determinano di fatto le future opportunità di lavoro e le priorità di prenotazione per le consegne, emargina, fino ad estrometterli dal ciclo produttivo, coloro che non riescono a essere disponibili a loggarsi nelle aree di lavoro loro assegnate. Il rider che non si adegua alla logica dell’algoritmo viene gradualmente escluso dalle possibilità di impiego, arrivando in alcuni casi a essere deloggato dal sistema».

I lavoratori, quindi, impossibilitati ad essere presenti al lavoro in modo continuativo a causa di maggiori esigenze di conciliazione vita-lavoro e per motivi personali legati a malattia, necessità di cura o diritto di sciopero, verrebbero penalizzati.

La prima udienza legata all’azione legale di Cgil, basata sull’applicazione della legge n.128/2019 che punta a tutelare i rider, era stata fissata per il 2 gennaio 2020.

LA REPLICA DI DELIVEROO

Lato suo, Deliveroo difende la correttezza del sistema di assegnazione delle consegne, contestando l’accusa di discriminazione sulla base delle prestazioni e delle caratteristiche personali dei lavoratori. E puntualizzando come i suoi lavoratori siano autonomi, potendo accettare o rifiutare le proposte di consegna, senza discriminazione. 

«Frank non prende in considerazione informazioni personali dei rider quali sesso, età, nazionalità, ordini rifiutati e velocità. Non esiste nessun sistema – afferma la piattaforma in una nota – che favorisce i rider che accettano più ordini e non discrimina i rider che partecipano, legittimamente, a manifestazioni o scioperi».

LE RICHIESTE DI CGIL

Attraverso il ricorso, i sindacati chiedono che venga predisposto un piano per rimuovere i fattori di discriminazione dell’algoritmo, e che venga riconosciuto il diritto dei rider ad associarsi per svolgere attività sindacali attraverso forme di astensione collettiva, con il riconoscimento dei diritti di sciopero e di malattia, senza subire penalizzazioni nelle occasioni lavorative future. 

L’obiettivo è quello di «umanizzare l’algoritmo e ottenere una modifica del codice più rispettoso delle norme a tutela dei lavoratori», ha affermato l’avvocato di Cgil Carlo De Marchis.

LA DISCRIMINAZIONE DEGLI ALGORITMI

Il tema al centro della vicenda, legato a queste forme di discriminazione, rappresenta una conseguenza del fatto che proprio le regole dietro agli algoritmi, creati dalle persone, siano poco trasparenti e spesso non salvaguardino i diritti dei lavoratori del “cottimo digitale”. Problematica questa che coinvolge anche altri mondi, oltre a quello del food, e, a uno sguardo più ampio, necessita, non solo di sentenze, ma di nuove leggi e policy aziendali per essere risolta.

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