La proposta dedicata agli smart workers è concreta nella Silicon Valley, dove si fa strada in Google ed è già nota in Facebook e Twitter. In Italia gli stipendi, tra nord e sud, potrebbero quasi dimezzarsi
Lavorare da casa ha degli indubbi vantaggi, soprattutto se si decide di abbandonare i grandi centri metropolitani, dove la vita è più costosa. Un dettaglio che non è sfuggito ai ceo di molte grandi aziende, dove già da tempo si parla di adeguare lo stipendio al costo della vita. In altre parole, si tratta di offrire ai dipendenti la possibilità dello smart working, per sempre, da dove vogliono. La retribuzione, tuttavia, cambierà in modo conseguente. «Se volete prendere lo stipendio di New York», ha tagliato corto James Gorman, ceo del colosso d’affari Morgan Stanley, «dovete lavorare a New York».
Ha fatto discutere, nei giorni scorsi, la proposta di Google, che ha messo a disposizione dei dipendenti la “Work location tool”. Una piattaforma dove poter calcolare in autonomia la retribuzione, parametrata sulla sede fisica scelta dal lavoratore. Va da sé che, a seconda dell’ubicazione selezionata, la differenza salariale può essere consistente. Ad esempio, lo spostamento da New York al Connecticut vale un taglio del 15%.
La soluzione per altro non è nuova: Facebook e Twitter, per citare due colossi, pagano già stipendi più bassi ai dipendenti che hanno deciso di lavorare da aree dove è più basso il costo della vita.
Il vantaggio è per l’azienda, che potrebbe trarre una parte di risparmio sul budget per gli stipendi, ma anche per i lavoratori, se c’è un risparmio effettivo e un beneficio in termini di qualità della vita. Va detto che agli occhi dei professionisti questa “discriminazione” può non essere gradita, specialmente se riguarda in modo specifico gli smart workers. Tanto che alcune realtà, come Reddit, hanno scelto di garantire il mantenimento dei salari indipendentemente dalla sede e dalla modalità di lavoro, proprio nell’ottica di diventare più attrattive.
Il dibattito non ferve solo all’estero: anche in Italia qualcuno ha iniziato a chiedersi cosa potrebbe succedere se, ad esempio, i tanti lavoratori che hanno lasciato il sud per trasferirsi a Milano o Roma potessero tornare a casa propria, lavorando da remoto per sempre. Un fenomeno possibile che alcuni hanno ribattezzato “south working”, e di cui ci eravamo già occupati. Repubblica ha messo al confronto il Geography Index di JobPricing (che indaga le retribuzioni a livello territoriale) con l’Indice del costo della vita prodotto da Numbeo.
Ne deriva che, ad esempio, a un lavoratore che a Milano guadagna circa 35 mila euro lordi, ne potrebbero bastare 20.500 (oltre il 40% in meno) per mantenere lo stesso standard di vita a Palermo. Lo stipendio più basso, sempre parametrando sul costo della vita, potrebbe spettare ai catanesi (19.500 euro l’anno), mentre tra i più pagati, dopo i milanesi, ci sarebbero i romani (29.814 euro l’anno) e i fiorentini (26.744 euro l’anno). Da un lato la “disparità” sarebbe equa, dall’altro andrebbe ad allargare un gap retributivo, tra nord e sud, già oggi molto marcato.