IMPACT2030: l’intelligenza artificiale al servizio del lavoro e delle persone

impact panel mattina

Una mattinata densa di spunti, dati e testimonianze ha inaugurato la quinta edizione di IMPACT2030, raccontando come trasformare l’intelligenza artificiale in uno strumento di crescita per persone e organizzazioni.

Una giornata di grande energia, proiettata al futuro e capace di fotografare un momento cruciale: l’intelligenza artificiale non è più una promessa, ma una realtà che sta ridisegnando il lavoro.
La quinta edizione di IMPACT2030, organizzata da laborability e H-FARM Business School nel campus di Roncade mercoledì 22 ottobre, ha confermato la sua vocazione a essere un laboratorio di idee e visioni, dove innovazione e umanità si incontrano.

Durante la mattinata, sul palco si sono alternate tante realtà che hanno esplorato l’impatto dell’AI su produttività, diritti, cultura e formazione.
Un filo rosso ha unito tutti gli interventi: la necessità di trasformare l’intelligenza artificiale in un alleato del lavoro umano, capace di generare valore, ma anche di promuovere etica, consapevolezza e competenze nuove.

Ecco come, uno speech dopo l’altro, i protagonisti della sessione mattutina di IMPACT2030 hanno raccontato l’impatto reale dell’intelligenza artificiale sulle organizzazioni e sul lavoro di oggi. Ripercorriamoli insieme. 

Dal mito alla realtà: come far funzionare davvero l’AI

A inaugurare gli speech è stato Alessandro Petrillo, CEO di H-FARM Business School, con una domanda tanto semplice quanto provocatoria: Ma l’AI funziona davvero?

Secondo alcuni dati raccolti dal MIT (Massachusetts Institute of Technology), il 95% delle aziende non ottiene ancora ritorni economici misurabili dai propri investimenti in intelligenza artificiale. Un paradosso che rivela come spesso la tecnologia venga adottata senza una strategia precisa. “Molte imprese partono dal tool invece che dal problema. Ma l’AI non è una bacchetta magica: è una trasformazione culturale e organizzativa”, afferma Petrillo.

La ricetta per sbloccare il valore dell’AI, secondo Petrillo, passa da quattro fattori: visione strategica, partnership solide, approccio bottom-up e formazione diffusa.
“Solo quando la cultura incontra il metodo – ha concluso – la tecnologia diventa realmente efficace.”

Il futuro della consulenza tra diritto e intelligenza artificiale

Il secondo intervento ha visto protagonista Carlo Gagliardi, North & South Europe Leader di Deloitte Legal, che ha portato sul palco una riflessione su come l’AI stia trasformando il mestiere dell’avvocato e del consulente legale.

Attraverso esempi concreti, Gagliardi ha mostrato l’evoluzione del lavoro negli studi professionali: dal team umano tradizionale ai nuovi modelli ibridi in cui professionisti e agenti AI collaborano fianco a fianco.

Nelle sperimentazioni condotte da Deloitte, l’uso di agenti generativi ha permesso incrementi di efficienza fino al 40%, con un impatto diretto sulla produttività e sulla qualità del servizio.

AI e lavoro: la voce della community

Il terzo intervento è stato quello di Elisabetta Vanuzzo, Presidente e AD di laborability, che ha presentato i risultati della survey “AI e lavoro”, condotta su oltre 1.000 persone della community di laborability.

Il quadro che emerge è chiaro: il 78% utilizza già strumenti di AI, ma solo l’8% si considera esperto. “L’AI entusiasma ma fa anche paura – ha dichiarato Vanuzzo – e le paure più forti non sono tecnologiche, ma etiche: privacy, valore umano, trasparenza.”

Il 67% richiede investimenti iniziali e il 52% desidera formazione continua e pratica. Segno che l’AI non va solo implementata: va compresa, condivisa e vissuta come parte della crescita personale e professionale.

Organizzazioni open platform: il nuovo paradigma del lavoro

Il quarto momento della mattinata ha visto protagonisti Francesco Frugiuele, CEO di Kopernicana, e Francesca Moriani, CEO di Var Group, in un dialogo dedicato a una delle parole chiave del futuro: open platform.

Il modello organizzativo del futuro sarà aperto, flessibile e collaborativo, fondato su ecosistemi di competenze connessi da piattaforme digitali e intelligenze artificiali.

Un approccio “open” che, grazie all’AI, permette di ripensare il lavoro come spazio di innovazione continua, dove le persone diventano nodi di un sistema interconnesso e dinamico.

Pay transparency: l’equità come leva di fiducia

La mattinata è poi entrata nel vivo del dibattito normativo con Elisa Pavanello, Partner di WILEGAL, e Miriam Quarti, Senior Manager di ODM Consulting, protagoniste del talk dedicato alla Direttiva europea sulla trasparenza retributiva

Le relatrici hanno illustrato le principali novità introdotte dalla normativa, che impone alle aziende di indicare i range salariali negli annunci di lavoro, di adottare criteri oggettivi e neutrali nella definizione delle retribuzioni e di garantire ai lavoratori il diritto di conoscere i livelli medi di retribuzione per genere e ruolo.

Le aziende più evolute, hanno aggiunto, stanno già trasformando la Direttiva in una leva strategica per attrarre talenti e consolidare una cultura di equità e sostenibilità interna.

L’AI come leva di produttività: la visione di IBM

A chiudere la sessione mattutina è stato Marco De Ieso, Senior Client Engineering Manager di IBM, con un intervento dedicato al tema della produttività misurabile

IBM, ha spiegato De Ieso, è “cliente zero” delle proprie tecnologie: l’uso estensivo della piattaforma Watsonx ha generato 4,5 miliardi di dollari di aumento della produttività e ha portato a una semplificazione significativa dei processi interni. “L’AI diventa reale solo quando cambia il modo in cui le persone pensano, decidono e collaborano”, ha affermato. 

Un approccio che riassume perfettamente lo spirito di IMPACT2030: AI come equilibrio tra cultura, metodo e tecnologia, al servizio delle persone e delle organizzazioni.

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