I giovani italiani non riusciranno a colmare il fabbisogno di figure tecniche. Le più ricercate: modellisti, disegnatori industriali, tecnici di controllo prodotto
Le aziende italiane del settore tessile abbigliamento moda fanno fatica a reperire professionalità qualificate per coprire i posti di lavoro vacanti nel comparto. Sono in difficoltà oggi e lanciano l’allarme guardando alle previsioni per i prossimi anni, che prevedono 48.000 assunzioni nel settore moda allargato (comprensivo di accessori, occhiali, gioielli e concia), in conseguenza del ricambio generazionale.
Posti di lavoro che con grande difficoltà potranno essere coperti per intero dai giovani che oggi frequentano le scuole tecniche e professionali, gli ITS e le scuole di moda, perché né il numero dei futuri lavoratori né la qualità dell’offerta formativa sembra essere sufficiente per colmare il mismatch tra domanda e offerta.
Da un’indagine nazionale sui fabbisogni professionali del settore tessile abbigliamento – promossa da SMI (Sistema Moda Italia Federazione Tessile e Moda) in collaborazione con il centro di ricerca e consulenza PTSClas di Milano e finanziata da Fondodirigenti – su più di 300 imprese rappresentative di 500 unità produttive, per un totale di oltre 44.000 dipendenti, è emerso che, in relazione ai 37 profili professionali presi in considerazione, e ritenuti più importanti nel presente e nel futuro prossimo: 6 appartengono all’area manageriale, 22 all’area di tipo tecnico e 9 all’area operativa. Ecco il dettaglio.
Attraverso un’analisi dei risultati emersi, messi a disposizione di imprese, associazioni, mondo della formazione e istituzioni, Sistema moda italia auspica l’aprirsi di «nuove strade di lavoro comune» con:
«La formazione nel futuro del nostro settore deve riuscire a coniugare “l’arte dei nostri vecchi mestieri”, elemento sostanziale del successo del made in Italy nel mondo, – ha affermato Marino Vago, Presidente di SMI – con l’evoluzione sempre più veloce dello scenario digitale. La sfida è appassionante, decisamente accattivante per i nostri giovani, che saranno artefici del loro futuro, in base alle scelte “fuori dagli schemi” che faranno. Le nuove esigenze professionali che si stanno delineando, tenendo presente le necessità legate alla sostenibilità di materiali e processi, aprono la strada a nuove professionalità. Gli specialisti di domani dovranno saper dare risposte a nuove richieste in ambito di prodotti e processi legati all’utilizzo di materie prime sostenibili e seconde, provenienti da fonti tracciate. Quindi le potenzialità di professionisti sempre più specializzati sono infinite ed ancora tutte da codificare».