Il Consiglio Nazionale delle Ricerche prosegue con l’attività di reclutamento. Nel mese di luglio numerose assunzioni e stabilizzazioni
L’hanno battezzata “Ricerca per la ricostruzione”. Una mappatura sistematica delle aree strategiche, realizzata per la prima volta al duplice scopo di fotografare le risorse attuali e di programmare quelle future. L’azione, nel mese di luglio, si è tradotta in oltre 300 tra assunzioni e stabilizzazioni. In particolare, sono stati assunti 190 giovani ricercatori mediante una selezione concorsuale. Altri 140 precari (comma 1 e 2), in stragrande maggioranza di ricercatori e tecnologi, sono stati stabilizzati con processo selettivo, mediante concorso.
Il Cnr è un ente fortemente multidisciplinare che abbraccia aree di competenza quanto mai variegate: dai cambiamenti globali agli impatti antropici, dalle biotecnologie e biorisorse all’alimentazione. Ancora: dalle scienze della vita alla chimica verde, dalla micro-nanoelettronica alla biomedicina, dalle neuroscienze all’ingegneria e alla matematica applicata, fino alle scienze del patrimonio storico-culturale e della conoscenza.
Proprio per ottenere un quadro definito di questo mosaico di conoscenza, il consiglio di amministrazione ha deliberato una mappatura in 27 aree strategiche e 4 settori tecnologici, per programmare le politiche future.
«La mappatura» spiega in una nota il presidente del Cnr, Massimo Inguscio «tiene conto sia delle attività e delle eccellenze della rete del Cnr, facendone emergere la reale articolazione scientifica e tecnologica al fine di garantire un solido posizionamento internazionale. Rappresenta un importante elemento per favorire la valorizzazione del personale e lo sviluppo coerente dell’ente, fungendo da guida per proposte progettuali, investimenti, assunzioni».
«Tutto ciò» continua Inguscio «risponde ad un nuovo paradigma, che nell’emergenza Covid-19 intende rinnovare lo spirito con cui, già nel 1945, il Cnr era momentaneamente diventato Centro di consulenza tecnica del Governo per i problemi della ricostruzione. Per vincere queste grandi sfide è indispensabile mettere a sistema tutto il nostro patrimonio di conoscenza multidisciplinare».
Insieme alla mappatura (cui ha aderito la quasi totalità dei ricercatori e tecnologi), il Cda ha deliberato anche l’applicazione di nuovi strumenti di valorizzazione delle risorse umane. Un passo in più per sottolineare che il capitale umano rimane la prima e principale risorsa del Cnr, su cui l’ente intende investire.
Nonostante i successi evidenziati da più parti, in Italia il mondo della ricerca non ha mai goduto di generosi finanziamenti statali. Appena due anni fa, era partito da cento direttori scientifici un manifesto per il rilancio del Cnr, che economicamente navigava all’epoca in pessime acque. In poche ore i firmatari erano diventati migliaia. Chiedevano cento milioni di euro per uscire dall’impasse di un bilancio fortemente negativo.
L’aiuto che chiedevano nel 2018 è arrivato a maggio di quest’anno, con il decreto Rilancio. Il Governo ha stanziato 1,4 miliardi di euro per rilanciare il sistema dell’alta formazione e della ricerca, prevedendo 4 mila nuovi posti per ricercatori, anche mediante rientri dall’estero. Altri 600 milioni di euro serviranno a finanziare il nuovo Piano Nazionale della Ricerca che il Ministero dell’Università e della Ricerca sta costruendo secondo il nuovo paradigma che il momento impone, con il contributo di tutte le competenze della comunità scientifica.