Bar e ristoranti sono chiusi per l’emergenza Covid-19: ecco le informazioni utili per attivare il servizio di consegna a domicilio dei cibi
La chiusura al pubblico di bar e ristoranti è stata una delle prime misure decise a marzo dal nostro Governo per contenere l’epidemia di coronavirus.
La ristorazione a distanza, vale a dire la consegna a domicilio dei cibi o food delivery, è l’unica attività di fatto consentita ai pubblici esercizi (es. bar, trattorie, ristoranti, fast-food), a cui si affiancherà dal 4 maggio la possibilità di vendita per asporto (take away) con divieto di consumazione nel locale, in attesa della riapertura (annunciata il 26 aprile) per il settore, con restrizioni e cautele, dal prossimo 1° giugno.
Molte imprese del settore ristorazione infatti, visto il protrarsi del periodo di chiusura delle attività, stanno ripensando i propri modelli di business, e parecchie si stanno attrezzando per fornire al cliente soluzioni innovative, tra cui servizi di consegna a domicilio.
È necessario innanzitutto adeguare le procedure di autocontrollo, considerando:
Sì. In particolare:
Il servizio si configura come trasporto per conto proprio, quindi non c’è bisogno di autorizzazioni al trasporto.
Nell’organizzarsi per offrire alla propria clientela il servizio di delivery, qualora non voglia utilizzare un’apposita piattaforma o rivolgersi a un terzo operatore, l’imprenditore può internalizzare l’effettuazione delle consegne.
Quindi, può far ricorso a lavoratori autonomi, che a loro volta non hanno bisogno di autorizzazione al trasporto, oppure, specie se la conversione al delivery sia solo contingente, può ricorrere a dipendenti e collaboratori anche già assunti, modificandone le mansioni se serve.
In quest’ultimo caso occorre fare attenzione al livello di inquadramento del personale che si intende “convertire” alle consegne in modo da rispettare la norma dell’art. 2103 del Codice civile.
Quindi, salvo che il lavoratore adibito a consegnatario abbia inquadramento molto basso e quindi compatibile con quello di fattorino, dovrà essere incaricato solo in via accessoria e residuale all’attività di consegna.
Sì, riducendo il numero delle ore di cassa.
Se un lavoratore in cassa vuole svolgere prestazioni di lavoro occasionale, deve darne previa comunicazione all’INPS, e in tal caso non perde il diritto alla cassa, come sarebbe in caso di omessa comunicazione preventiva.
L’integrazione salariale – erogata nell’eventuale residuale a consuntivo – verrà ridotta in proporzione ai proventi generati dalla nuova attività fino a concorrenza del valore dell’indennità cui avrebbe avuto diritto. I redditi da lavoro autonomo possono essere cumulati solo se inferiori all’indennità INPS.
Sì, tutti.
Nel caso in cui il servizio sia fornito attraverso piattaforme digitali di consegna pasti a domicilio, sono le stesse piattaforme che devono fornire ai rider i dispositivi individuali di protezione contro il rischio da Covid-19. Lo hanno recentemente affermato il Tribunale di Firenze, con provvedimento del 1° aprile 2020, e il Tribunale di Bologna, con decreto del 14 aprile 2020.