Lavorare da casa ci agevola, ma ci espone anche a rischi maggiori sul fronte della cybersecurity. Ecco alcuni semplici consigli per alzare il livello di sicurezza
Tornano ad impennarsi le curve dei contagi, e così il numero di lavoratori che, dopo una breve pausa, riprendono a lavorare da casa. Lo smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More ha conosciuto nell’ultimo anno una diffusione inimmaginabile fino a poco tempo fa, con evidenti benefici per tutti. In termini di contenimento del contagio, ma anche di produttività per le aziende e di benessere per i lavoratori. Ma il lavoro da casa non deve far perdere di vista un aspetto molto importante per la salvaguardia dei dati personali e del business della propria azienda: la sicurezza informatica.
Lo smart working, infatti, ci agevola ma ci mette anche in una condizione di maggiore fragilità. A casa, ad esempio, non siamo coperti dai normali presidi di sicurezza utilizzati in azienda. Siamo più isolati, non abbiamo intorno colleghi con cui confrontarci non appena avvertiamo qualcosa di inusuale. O ancora: quando non abbiamo a disposizione un pc aziendale, utilizziamo il computer personale, usato magari anche da altri familiari o dai figli per seguire le lezioni. Oppure, viceversa, prestiamo ai nostri figli il computer aziendale. Stando a casa dimentichiamo di bloccare lo schermo, o ancora siamo bombardati da notizie e aggiornamenti sul Covid-19, non sempre affidabili. Ecco perché è buona norma, a maggior ragione a casa, seguire alcune utili linee guida.
Per quanto riguarda la sicurezza informatica, quindi, partiamo proprio dall’uso corretto delle informazioni. Seguendo i consigli di IMQ Intuity (società per l’analisi della sicurezza informatica e la valutazione del rischio), è bene non visitare siti sconosciuti che promettono notizie “sensazionali” sul Covid-19. Non scaricare allegati ricevuti tramite social network, posta elettronica o app di messaggistica che parlino di Covid-19. Se la tua banca o altre istituzioni ti invitano a fare qualcosa (come accedere ad un sito, scaricare file, inserire dati e credenziali) per il coronavirus, verifica che sia una richiesta lecita e motivata, e non un tentativo di frode. Per le informazioni corrette e aggiornate sulla pandemia ci sono numerosi siti ufficiali e sicuri. Tra questi: Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Protezione Civile, Ministero degli Affari Esteri, Organizzazione Mondiale della Sanità.
Un altro problema che si pone frequentemente è quello delle videochiamate o di app per la messaggistica istantanea, che nel lavoro da remoto facilitano di molto le interazioni fra colleghi. A tale proposito, segnaliamo le indicazioni di espertolavoro: per l’uso delle vedeochiamate, non serve un accordo sindacale o l’autorizzazione se è dimostrato che il mezzo utilizzato è indispensabile ai fini della prestazione lavorativa. E lo stesso vale per le chat di Whatsapp, pur trattandosi di uno strumento potenzialmente invasivo. Tuttavia, non è consigliabile usare chat Whatsapp per finalità lavorative, perché questo comporta la comunicazione e la diffusione di informazioni che l’azienda avrebbe poi difficoltà a controllare.