L'apripista fu Twitter, poi Microsoft, ora Spotify. La pandemia è stata il banco di prova, ed ora sempre più aziende si muovono per stabilizzare il lavoro da remoto
«Spotify ci farà lavorare da remoto per sempre (se lo vogliamo) da vari Stati nel mondo, in base alla scelta personale e al dipartimento di appartenenza. Non vedo l’ora di poter tornare in Italia, lavorando da casa mia a Muggia (TS). Finalmente potrò essere parte attiva della mia piccola comunità, stare vicino alla mia famiglia e agli amici, e supportare i commercianti della zona. A tutti i miei amici in Italia, ci vediamo presto!». A esultare, su LinkedIn, è Lara Zaccaria, senior Digital marketing manager presso la sede londinese di Spotify. Il colosso svedese è l’ultima, in ordine cronologico, di una serie di grandi aziende che hanno deciso di sposare lo smart working a tempo indeterminato. Una scelta dibattuta e di grande impatto, che sembra farsi strada con sempre maggior forza, soprattutto tra le multinazionali.
«Abbiamo discusso del futuro del lavoro per un paio d’anni – si legge nel blog aziendale – e siamo sempre arrivati alla conclusione che la digitalizzazione e la globalizzazione fossero grandi motori per un ambiente di lavoro più flessibile, vantaggioso sia per l’azienda che per le nostre persone. Poi è arrivato il 2020». E ha accelerato all’istante processi che, diversamente, sarebbero durati ancora molto tempo. L’evoluzione, invece, è stata rapidissima, e così a metà febbraio l’azienda ha presentato ufficialmente il programma “working from anywhere”. Un modello basato su flessibilità, sostenibilità e benessere dei dipendenti. I pilastri di questo sistema organizzativo sono la fiducia nei lavoratori, la misurazione del lavoro in base al risultato e non alle ore lavorate, la libertà di scelta. Ogni lavoratore, infatti, potrà scegliere se lavorare a casa, in ufficio o in parte da casa e in parte in ufficio. Chi lo desidera, inoltre, potrà far ritorno al proprio paese, mantenendo il lavoro e la posizione.
Il primo gigante ad aprire ufficialmente allo smart working per sempre è stato Twitter, dove quasi un anno fa (era maggio 2020) l’ad Jack Dorsey aveva informato i dipendenti sulla possibilità di lavorare da casa, per sempre. Come premio, anche un bonus di mille dollari per acquistare i supporti tecnologici di cui hanno bisogno. La Silicon Valley, sul fronte della flessibilità lavorativa, è molto avanti e in azienda la possibilità di lavorare in modalità agile era già pratica consolidata ben prima dell’avvento del Covid-19. La situazione creatasi lo scorso anno ha semplicemente convinto i manager dell’azienda (a partire da Jennifer Christie, head of HR) della bontà di questa scelta. «Chi ancora nutre dei dubbi sul lavoro da remoto – avevano annunciato – si ricrederà».
Anche Microsoft ha adottato lo smart working permanente ormai da diversi mesi: la notizia, dopo qualche incertezza, è stata comunicata ai dipendenti a ottobre scorso, tramite una mail interna. La soluzione proposta è quella ibrida, con circa una metà delle ore settimanali in ufficio, e l’altra metà da casa. Per una soluzione simile potrebbero essere propense anche Facebook e Amazon, sulle quali si alternano notizie discordanti. Quel che è certo è che, almeno tra le multinazionali, la strada è ormai spianata. Se già in passato erano state avviate diverse sperimentazioni, la pandemia ha dato prova del fatto che i benefici non sono solo per i lavoratori, ma anche e soprattutto per le aziende, che a fronte di risultati pari o migliori, possono tagliare molto sui costi delle strutture.
Anche guardando al territorio nazionale non mancano esempi di società ben più piccole che hanno seguito questa filosofia. Un esempio? Sul finire del 2020 l’agenzia di comunicazione Life – Independent Thinking, che ha sede a Bologna e vanta clienti come Granarolo, Sojasun e Roadhouse, ha detto addio per sempre alla sua sede fisica in favore dello smart working totale, senza scadenza. Un passo reso obbligato dalla pandemia, e che ha richiesto una gestazione piuttosto complessa, in cui ora l’ad Alberto Tivoli vede soprattutto opportunità. A partire dal fatto di poter assumere con facilità le migliori risorse umane, ovunque abbiano la residenza.
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