Numerosi studi accademici dimostrano che, oltre un certo limite, i soldi non rendono più felici. Anzi. Ma qual è il limite da non superare? Ecco la risposta della Purdue University
Se è vero che il solo denaro non fa la felicità, è pur vero anche che certamente aiuta. Ma con dei limiti: secondo una serie di indagini sul tema, infatti, entro un certo reddito i soldi aiutano ad essere felici, ma superato il tetto massimo la felicità lascia spazio all’ansia e alla tristezza. Lo stipendio ideale? Mediamente, dovrebbe aggirarsi tra i 50 e 80 mila euro l’anno.
Il primo a teorizzare scientificamente che i soldi producono felicità, ma solo fino ad un limite preciso, è stato un professore di Economia dell’università della California meridionale, Richard Easterlin. Nel 1947, Easterlin elaborò il così detto “paradosso della felicità”, sostenendo che quando i soldi iniziano ad essere troppi la ricchezza può ritorcersi contro. Un concetto che il professore ha associato al disegno di una “U” rovesciata: all’inizio, all’aumentare del reddito aumenta anche la felicità, ma superato il picco i due binari si separano, e la curva della felicità va scendendo inesorabilmente.
In tempi più recenti, la Purdue University (Indiana) ha identificato il celebre apice della “U” nella somma di 95 mila dollari l’anno, pari a circa 80 mila euro. Questo per quanto riguarda la soddisfazione di alcuni obiettivi della società consumistica, ma in realtà, dice l’autore dello studio, per il benessere emotivo bastano 60 mila dollari l’anno, pari a circa 50 mila euro.
La ricerca si basa sui dati del Gallup World Poll, che è un campione rappresentativo di oltre 1,7 milioni di persone provenienti da 164 paesi. Le stime sono state calcolate in media sulla base del potere d’acquisto e delle domande relative alla soddisfazione e al benessere della vita. Lo studio ha rilevato che una volta raggiunta la soglia, ulteriori aumenti di reddito tendevano ad essere associati a una minore soddisfazione di vita e ad un minore livello di benessere.
Quella della Purdue University è l’indagine più recente in ordine cronologico, ma non certo l’unica: l’Università di Princeton aveva fissato il tetto massimo a 65 mila euro, come anche l’Università di San Diego, mentre il Marist Institute for Public Opinion (New York) era sceso a 50 mila.
Quanto ai paesi più felici al mondo in relazione alla qualità della vita (di cui lo stipendio è una voce importante), secondo una statistica stilata dal governo inglese e riportata dal sito Raisin UK, al primo posto c’è il Lussemburgo con un punteggio pari a 292, che si traduce in un indice di felicità di 1,5. L’Irlanda, con un punteggio pari a 287 ed un indice di felicità di 1,4, è al secondo posto. A seguire Singapore che segna un punteggio complessivo di 286, un risultato migliore (1,5) per la felicità. Dei venti paesi riportati dalla statistica inglese, l’Italia si qualifica all’ultimo posto, con un punteggio pari a 120 ed indice di felicità pari a 1,2.