Voler cambiare lavoro è diventato per molti un pensiero frequente. Come capire se siamo pronti e se è il momento giusto? I consigli dell’esperto
Prima o poi capita a tutti, nella vita, di considerare più o meno seriamente di cambiare strada in modo radicale. Di immaginare una vita diversa, in un contesto o in un ambiente diverso, con aspettative e soddisfazioni diverse. Talvolta sono solo pensieri di passaggio, altre possono essere lo spunto per fare quel passo a lungo atteso per sposare davvero un cambiamento assoluto e totalizzante.
L’importante è capire da cosa nasce il desiderio di cambiamento e quando è davvero il momento di ascoltare quel richiamo, perché non farlo potrebbe rivelarsi dannoso per il nostro benessere.
Come fare? Ecco i consigli di Riccardo Germani, psicologo clinico e divulgatore.
Il primo passo, dice l’esperto, è definire le proprie motivazioni. «Non serve avere necessariamente un motivo profondo e significativo» spiega Germani, «ma è cruciale sapere perché vogliamo cambiare.
La consapevolezza delle nostre motivazioni, infatti, ci permette di stabilire un piano d’azione coerente, in linea con i nostri obiettivi e valori. Potremmo volerci sentire più realizzati, oppure liberarci da un ruolo che non ci soddisfa, o non ci fa sentire completi».
Per iniziare:
Un’altra domanda fondamentale da porsi, secondo Germani, è se quel che vorremmo cambiare è il nostro lavoro o la nostra carriera. Capirlo è facile: i problemi sul lavoro derivano in gran parte da problemi organizzativi, e possono essere risolti internamente all’azienda, in accordo con i manager di competenza.
Solitamente gli attriti nascono da una distribuzione dei carichi di lavoro iniqua, oppure da cattivi rapporti con alcuni specifici colleghi, oppure da aspetti molto pratici della propria mansione, come può essere la necessità di viaggiare spesso o, al contrario, di svolgere un ruolo molto sedentario.
Se a renderci insoddisfatti è proprio il tipo di carriera, allora forse quello che svolgiamo non è il lavoro che fa per noi. Questo si verifica quando, ad esempio, il nostro ruolo non incontra le nostre attitudini personali: immaginiamo una persona schiva e introversa che viene messa, suo malgrado, in una posizione che vede il suo punto forte nelle relazioni sociali.
Ci sono poi una serie di variabili importanti da soppesare: la mancanza di passione sincera può arrivare naturalmente con il passare del tempo, ma potrebbe talvolta essere compensata con attività extralavorative.
Anche le prospettive occupazionali e salariali sono importanti da considerare: le possibili alternative a cui pensiamo hanno davvero potenziale in termini di occupazione e di guadagno?
Anche il fattore anagrafico non è da sottovalutare. Cambiare lavoro a trent’anni ha un significato ma fare lo stesso passo a 40 o 50 ne ha uno molto diverso. Chiediamoci allora in quale fase della nostra carriera siamo e, se siamo più avanti con l’età, che cosa ci ha bloccati finora.
Una volta passate al vaglio tutte queste domande, è il momento di porci quella definitiva: siamo pronti al cambiamento? Ad affrontare tutte le possibili incognite nella speranza di una vita lavorativa più soddisfacente e appagante? Se la risposta è sì, forse è davvero il caso di voltare pagina.