Nascono partnership tra enti di formazione e aziende per formare le nuove generazioni di orafi del made in Italy e rispondere alla mancanza di profili. Entro 10 anni il 40% della forza lavoro dovrà essere rinnovata
Le grandi maison internazionali del lusso e le piccole imprese faticano a trovare esperti specializzati in lavorazioni di gioielli, capaci di integrare il know how tecnico tradizionale alle nuove competenze innovative, come quelle legate ad esempio al laser, al digitale, a stampa 3D e software CAD.
Il settore orafo argentiero gioielliero del made in Italy conta 7.500 imprese, più di 31 mila lavoratori, e ha le proprie sedi principalmente nei quattro distretti italiani di Valenza (Alessandria), Arezzo, Vicenza e Torre del Greco (Napoli).
Confindustria Moda stima che la filiera dovrà effettuare circa 1.000 nuove assunzioni entro il 2023, ma il 20% di queste saranno difficili da coprire per mancanza di candidati, considerando la scarsa offerta del sistema scolastico e formativo. Inoltre nei prossimi 10 anni si prevede che il 40% della forza lavoro dovrà essere rinnovata.
Per colmare il gap, Federorafi ritiene necessario un cambio di rotta che porti alla riscoperta dell’istruzione tecnica e del “saper fare”.
Consapevoli della situazione, i brand del lusso hanno iniziato a formare internamente gli addetti alla lavorazione dei gioielli, anche attraverso iniziative come quella che unisce regione Lombardia, l’ente di formazione Galdus e la maison Pomellato nell’academy milanese del gioiello italiano “Pomellato Virtuosi”.
Il percorso formativo prevede fino a 7 anni di alta formazione inseriti nell’ambito della Fondazione ITS Regionale Innovaturismo, con l’intento di portare avanti la tradizione del made in Italy con una visione più internazionale.
I corsi prevedono lezioni in aula e pratica sul campo per 25 studenti, con 4 mesi in azienda all’anno. Il 50% dei docenti viene dal mondo del lavoro.
Iniziative di questo genere sono sempre più frequenti tra i marchi del lusso, per fare qualche nome, Lvmh con l’”Istituto dei Mestieri d’Eccellenza”, Bulgari con la “Jewellery Academy”, Richemont con la “Creative Academy”; senza contare le due sedi milanesi della “Scuola Orafa Ambrosiana” che “sforna” allievi da inserire nelle maison dell’alta gioielleria.
«Si continua a parlare di mismatching… Si continua a dire che la scuola non forma i profili ricercati dalle aziende. Se queste dichiarazioni possono avere qualche cosa di veritiero (ma non sempre), possiamo dire con forza che la possibilità di rimediare a questa mancanza di incontro tra giovani e impresa, oggi prende una forma unica» ha affermato Diego Montrone, Presidente di Galdus. «Impresa e scuola infatti convivono in uno spazio comune. Pomellato e Galdus saranno in grado di risolvere le loro esigenze e più in generale quelle di un settore strategico e significativo come quello del gioiello. Un luogo dove oltre alla formazione a tutti i livelli, gli studenti potranno avvalersi di percorsi di alternanza, tirocinio, apprendistato o delle varie forme di assunzione anche all’estero».
Per Sabina Belli, AD di Pomellato «l’impegno della maison nella salvaguardia della tradizione orafa e la competenza di Galdus nell’ambito educativo ci permettono di offrire programmi di studio e approfondimenti di grande valore per la formazione degli artigiani del futuro – si legge in un comunicato di Galdus – Queste nuove risorse saranno fondamentali per continuare a tutelare il genio e l’autenticità del made in Italy».