Migranti: perché non consentire di lavorare in attesa del permesso?

(foto Shutterstock)

Cisl Veneto e Cisl Venezia pronte al confronto per creare percorsi di integrazione favorendo l’occupazione. L’idea nasce dal rilancio di una provocazione del sindaco di Venezia Brugnaro

Da una provocazione lanciata dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro potrebbe nascere qualcosa di potenzialmente interessante, grazie all’intervento di Cisl Veneto e Cisl Venezia.

Durante un convegno di Cisl a Mogliano Veneto (Treviso) dello scorso novembre, Brugnaro ha detto la sua in tema di immigrazione: «Propongo un modello di integrazione nazionale che coinvolga Porto Marghera. Gli immigrati che sono arrivati in Italia nei modi più rocamboleschi dovrebbero lavorare qui per dieci ore al giorno. Ed essere pagati per otto». La proposta è di fare «un accordo nazionale con il Ministero del lavoro, d’intesa con il Viminale, e affidarne la regia alla Regione. Ho proposto Porto Marghera ma potrebbe essere qualsiasi altra area o anche un servizio specifico. Ad esempio le pulizie negli ospedali. Ed è chiaro che sarebbe una sperimentazione».

Per Brugnaro, andrebbe sfruttato il tempo che gli immigrati trascorrono in attesa di una risposta sulla possibilità di avere il permesso di soggiorno.

«Io sono per il blocco delle frontiere – ha dichiarato il sindaco – ma le persone che sono arrivate non possiamo lasciarle a non far niente per mesi e mesi aspettando una carta. Io dico: mentre sono in questo “limbo”, facciamoli lavorare. Nel frattempo si verifica se possono avere il permesso di soggiorno, le si identifica e, mentre sono al lavoro, si capisce se hanno voglia di integrarsi: se uno non si presenta al lavoro, è chiaro che non è venuto qua perché spinto dalla miseria».

IL COMMENTO DI CISL VENETO E CISL VENEZIA

«Brugnaro sfonda una porta aperta – commentano Gianfranco Refosco e Paolo Bizzotto di Cisl Veneto e Cisl Venezia dalle pagine de Il Gazzettino – «in primo luogo tra i diretti interessati: persone che hanno attraversato il Sahara, paesi in guerra, ultima la Libia, e il Mediterraneo in cerca di fortuna e che aspirano al lavoro e non certamente a starsene con le mani in mano. Inoltre noi siamo convinti che il lavoro sia il vero percorso che porta all’integrazione. Infine quella del mercato del lavoro: sono molte le aziende che denunciano la carenza di personale di cui hanno bisogno».
Sono però necessari corsi di formazione obbligatori sulla lingua italiana, su leggi e regole di convivenza.
Per Cisl la realizzazione del progetto è una provocazione e una sfida, al di là delle due ore di lavoro gratuito per servizi alla comunità, che non sono possibili sia perché non consentite dalle normative nelle aziende private, sia perché questo genere di offerte sono già state rifiutate dalla maggioranza delle amministrazioni locali.

I migranti, spiegano, sono pronti a colmare la mancanza di posti di lavoro, ad esempio come saldatori, lavapiatti, operai di montaggio, come testimoniano operatori sociali dell’accoglienza, responsabili delle agenzie per il lavoro, pmi veneziane del turismo, dell’agricoltura e dell’artigianato.
Provocazioni a parte, Refosco e Bizzotto si dicono pronti al confronto, a patto che parta dal rispetto di tutte le persone e da quanto previsto nella Costituzione italiana. Quindi sì al lavoro per gli immigrati ma no alle ore di lavoro gratis.

«A Brugnaro, sapendolo convinto, – hanno concluso – chiederemo già da domani un tavolo progettuale che coinvolga tutti i soggetti interessati, Prefettura, parti sociali, Regione Veneto, enti gestori dell’ospitalità – finalizzato all’occupazione dei richiedenti protezione internazionale presenti nella Città Metropolitana di Venezia».

La sfida è cambiare norme e procedure, come quelle dei Decreti Sicurezza, che impediscono a queste persone di lavorare: dalla negazione di residenza, senza cui è impossibile avere un impiego, al limite di due mesi per il rinnovo dei permessi. L’obiettivo è creare percorsi che uniscano formazione professionale e attività lavorativa, insieme al superamento dei vincoli che ne bloccano l’accesso.

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