Attrarre talenti nel modo giusto: 5 tipi di lavoratori

Lavoratore contrariato dal proprio impiego
(foto Shutterstock)

Tradizionalista, idealista o rilassato? In tempo di difficoltà nel reperire talenti è cruciale capire le motivazioni del candidato e differenziare l’offerta

Dalle grandi dimissioni alla grande rinegoziazione: se oggi le aziende vogliono attrarre e trattenere i talenti devono imparare a differenziare l’offerta, mettendosi in pace con il fatto che l’onda dei “quitters” non è destinata a spegnersi nel giro di poco tempo.

È quanto emerge da un recente report di McKinsey (The Great Attrition is making hiring harder. Are you searching the right talent pools?), che sul fenomeno mette in guardia: it’s the quitting trend that just won’t quit (il quiet quitting è una tendenza che non accenna ad affievolirsi).

Dimissioni volontarie: un’onda destinata a crescere

Solo negli Stati Uniti, rileva McKinsey, alla fine di maggio c’erano 11,3 milioni di posti di lavoro vacanti, con un aumento sostanziale rispetto ai 9,3 milioni di posizioni vacanti nell’aprile 2021. 

Il mismatch tra la domanda e l’offerta non si deve a una reale mancanza di risorse, ma al mancato incontro fra i desideri dei lavoratori e la proposta delle aziende. Da un lato c’è un bacino enorme di persone che, dopo la pandemia, ha imparato a riconsiderare ciò che desiderano dal proprio lavoro e, più in generale, dalla vita.

Dall’altro c’è una flotta di aziende che insiste nel fare affidamento sulle leve “tradizionali”: compensi, titoli e opportunità di avanzamento. Queste leve hanno presa sui lavoratori che McKinsey definisce “tradizionalisti”, ma non su coloro che hanno cambiato strada e che rappresentano una fetta crescente della forza lavoro. 

Per ridurre il gap, le aziende devono imparare un nuovo approccio, non tradizionale. Come? Ad esempio adattando l’offerta. Un altro studio di McKinsey (Five personas: A new way to target the employee value proposition) ha identificato cinque gruppi distinti di lavoratori con diverse priorità, suggerendo un approccio “multiforme”. 

Il tradizionalista

È una persona molto orientata alla carriera. Ci tiene anche alla vita privata, ma è disposta a scendere a compromessi in cambio di uno stipendio soddisfacente, avanzamenti di carriera o benefit apprezzabili. 

Sono le lavoratrici e i lavoratori più restii a cedere al cambiamento e le aziende li amano proprio per questo. Purtroppo, però, non sono in numero sufficiente da soddisfare la richiesta.

L’amante dell’autonomia

Ama la flessibilità, respinge lo stress, sente il richiamo della libertà di gestire i propri tempi e i propri spazi. Questi lavoratori sono diffusi in tutte le categorie, dai dipendenti ai lavoratori in nero, e rappresentano la fetta maggioritaria degli intervistati.

Durante la pandemia, lo stress legato al carico di lavoro e i manager tossici hanno spinto molte persone a mettersi in proprio. Per attirare questo gruppo di persone, le aziende possono offrire loro libertà e senso del “purpose”.

Il caregiver

Dopo gli anni della pandemia, non hanno bisogno di presentazioni: sono quella fetta di lavoratori, in ampia parte donne, che tiene alla retribuzione e alla soddisfazione sul lavoro, ma tutt’intorno ha un’altra costellazione di priorità. Prima fra tutte la famiglia, solitamente la cura dei figli o dei genitori. 

Chiedono alla propria azienda flessibilità oraria e possibilità di smart working, e non sono disposti a scendere a compromessi

L’idealista

L’età media è prevalentemente bassa, fra i 18 e i 24 anni. Solitamente non ha ancora una famiglia a cui pensare o un mutuo da pagare. Per questo, per loro la retribuzione è solo una delle tante voci, e sicuramente non la più importante.

Gli idealisti, infatti, non puntano solo a portare a casa uno stipendio ma desiderano fare parte di una comunità, di persone e d’intenti.

Per attrarli bisogna offrire flessibilità, chiaramente, ma anche delineare in modo molto chiaro il purpose dell’azienda, enfatizzando elementi come l’inclusività e l’impatto sociale

Il rilassato

Per questi lavoratori, semplicemente, la carriera non ha importanza. McKinsey li definisce “Gronks“, con riferimento al giocatore di football americano Rob Gronkowski, che si è ritirato ma è tornato su sollecitazione del suo ex compagno di squadra Tom Brady e con la promessa non solo di una retribuzione ma anche di un contratto flessibile con una grande squadra.

Queste persone, spesso, si sono ritirate in anticipo dal lavoro. Ora sono disposte a tornare in campo, ma solo in cambio di una buona retribuzione e soprattutto di un ruolo significativo, di spessore. 

 

Leggi anche: 

Aumentano le dimissioni volontarie per bisogno di benessere emotivo

Nuove priorità: lavoro su misura per aumentare l’engagement

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi gratuitamente le ultime novità, le storie e gli approfondimenti sul mondo del lavoro.