Milano perde i suoi fuori sede, mentre si ripopola il meridione. E le strutture alberghiere lanciano il “workation”
Si svuotano i centri nevralgici dell’economia e si ripopolano i paeselli del sud, che tanti giovani hanno lasciato alla ricerca di una vita migliore. Ma trovano opportunità anche le località turistiche, che data la batosta di quest’anno cercano nuove soluzioni per invogliare la clientela. L’effetto Covid sta lasciando un solco importante, evidente non solo dal bilancio delle aziende ma anche dal mutare degli stili di vita.
Il cambiamento più evidente, forse, si vede proprio a Milano, motore economico del nord-Italia che (secondo una stima de Il Sole 24 Ore) negli ultimi vent’anni ha guadagnato circa 100 mila residenti in arrivo da altre regioni, e in particolare dal sud. Tanti giovani arrivano per frequentare le università più prestigiose e poi si fermano alla ricerca di lavoro. Altri si laureano altrove e poi accettano di trasferirsi a Milano, dove la vita è caotica e i prezzi alle stelle, ma le opportunità si moltiplicano. Poi è arrivato il Covid-19. E migliaia di studenti fuori sede o lavoratori con la famiglia lontana si sono ritrovati rinchiusi nelle piccole case di città, spesso soli e lontani dagli affetti. E hanno scelto di tornare. La grande fuga, immortalata dai media con le immagini della stazione stracolma, ha trasformato interi quartieri in un deserto.
I bar che servivano gli uffici sono rimasti vuoti, i ristoranti dove la prenotazione era obbligatoria e con il dovuto anticipo sono sì e no aperti. E ancora palestre, negozi, locali: un po’ alla volta si è svuotato quasi tutto. Molti dei costosissimi affitti (si parla di oltre 500 euro al mese solo per una stanza) sono stati disdetti in via definitiva, le chiavi restituite e tanti saluti. Dove sono andati? A casa. Al sud, dove possono continuare a studiare o a lavorare da remoto. L’opportunità offerta loro dalla bella Milano l’hanno messa nella 24 ore insieme al computer portatile, e l’hanno portata con sé nel paese d’origine. L’hanno chiamato “south working”, perché molti di questi studenti e lavoratori arrivano da regioni lontane che, forse, nel disastro portato dalla pandemia potrebbero ora trovare nuova linfa vitale.
E non solo grazie al rientro dei fuori sede. Sono numerose, infatti, anche le strutture turistiche che hanno cercato di cogliere l’opportunità, suggerendo la formula del “workation”, termine che unisce work e vacation. Sia chiaro, sempre lavoro è e chiunque abbia sperimentato il così detto “smart working” lo sa bene. Ma anche la cornice ha il suo peso. E così, ad esempio, il Club del sole (rete di camping) lancia la possibilità di lavorare fin sotto l’ombrellone, estendendo il wifi anche in riva al mare. Voihotels, invece, propone il pacchetto “smart week”, con connessione ad alta velocità in camera, pocket lunch delivery per mangiare davanti al pc, utilizzo gratuito di scanner e stampanti. Similmente, la catena alberghiera Best Western offre delle “smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More room”, con tutte le comodità dedicate ai professionisti.