Energy manager, growth hacker, cloud architect: le nuove professioni hanno nomi creativi, che definiscono figure spesso ibride nella formazione. Ecco le più promettenti
Dal cloud architect all’ux designer: le figure professionali emergenti hanno in larga parte solide basi informatiche, ma non solo. Ci sono anche coordinatori, talent scout, professionisti dell’organizzazione. Quali di questi profili sono destinati ad affermarsi nel futuro? A questa domanda ha provato a rispondere Adecco, che ha individuato le dieci figure più introvabili del momento, e più promettenti per gli anni a venire.
A cavallo fra due ere comunicative, il broadband architect è un un “architetto” della televisione via web. «È una figura del tutto singolare – si legge nell’indagine Adecco – e piuttosto ricercata al giorno d’oggi perché mixa il “mondo del web”, l’online, la rete e tutti i suoi strumenti insieme a un cult d’altri tempi, la televisione, che tenta di stare a galla tra le nuove tecnologie facendosi “smart”». Solitamente ha una laurea in Comunicazione o affini, deve avere ottime competenze dei sistemi web ma, al contempo, un talento comunicativo che gli permette di creare contenuti accattivanti. Quanto guadagna? Secondo Adecco, fino a 180 mila euro l’anno.
«Il category manager – scrive Adecco – è innanzitutto un esperto di marketing che studia attentamente il consumatore, cosa preferisce e cosa non è di suo interesse riguardo la categoria di prodotti di cui si occupa; qual è il modo migliore per esporre i prodotti; qual è il prezzo più conveniente, quali promozioni prendere in considerazione e quali sono i risultati di vendita ottenuti». In altre parole, è una figura completa, che si occupa delle vendite in tutta la loro filiera, e che sta gradualmente soppiantando il “buyer”. Quanto ai guadagni, una posizione junior può iniziare con 22 mila euro all’anno, mentre chi matura più esperienza nel corso degli anni arriva a maturare anche 53.750 euro all’anno.
Un architetto di cloud, come suggerisce la definizione, si occupa di progettare e “costruire” ambienti cloud facilmente gestibili e flessibili, in grado di adattarsi alle mutate esigenze dell’azienda. Per le imprese, non solo le più grandi, quella di migrare i propri dati all’interno di un public cloud è ormai una necessità non più rimandabile. Così, spesso, si affidano a consulenze esterne, che vedono coinvolti singoli professionisti in progetti mirati e a breve termine. Ma oggi il vento sta cambiando, e la prossima mossa delle aziende potrebbe essere proprio quella di integrare al proprio interno figure come il cloud architect o il cloud engineer. La specializzazione di questi professionisti è altissima, e lo stipendio va di pari passo: dai 60 ai 150 mila euro l’anno.
Negli ultimi due anni è stato creato il 90% dei dati in circolazione: numeri che fanno riflettere, e che non lasciano dubbi al ruolo fondamentale dei data scientist o data analyst. Queste figure, note ormai da diverso tempo, stanno conquistando una graduale notorietà: si tratta anche qui di profili altamente specializzati, con una formazione molto solida in materie informatico-matematiche. Secondo il report “50 Best Jobs in America” di Glassdoor, il data scientist è la migliore posizione lavorativa in ogni settore per opportunità di lavoro, salario e soddisfazione personale. Lo stipendio medio, varia in base all’esperienza da 87 mila a 140 mila euro all’anno.
Si tratta, in realtà, di una figura non nuova: la professione è nata negli anni ‘70, in seguito alla crisi petrolifera che ha costretto il mondo a fronteggiare l’improvviso calo di petrolio proveniente dalle Nazioni Opec. Nel tempo, va da sé, l’energy manager ha gradualmente aggiornato le sue competenze: oggi si richiede una conoscenza approfondita delle nuove tecnologie legate all’energia. Si tratta di una figura di grande responsabilità, che ha il compito di studiare e organizzare la politica energetica dell’azienda. Lo stipendio? Dai 30 al 60 mila euro, cifra che può anche raddoppiare nell’ambito dei green job.
«Meglio conosciuto come “pirata della crescita” – si legge nell’indagine Adecco – il growth hacker si occupa di ideare e sviluppare le strategie di crescita (“growth” in inglese) per la propria azienda. È un mix tra un ingegnere informatico e un esperto di marketing, ma deve anche saper gestire i canali social ed essere un ottimo content writer. Questo perché oggi milioni di aziende si affidano pienamente a Internet per creare siti, pubblicare articoli, lanciare promozioni, twittare, postare e bloggare». Si tratta chiaramente di una figura chiave per il successo aziendale, dato che ha come obiettivo quello di ottenere risultati eccellenti con un budget contenuto. Per questo, il growth hacking è, ad oggi, nella classifica tra le professioni più pagate al mondo. La cifra si aggira tra i 60.000 e i 170.000 euro all’anno.
Il plant manager, che in italiano si definisce frequentemente “responsabile di stabilimento”, è colui che si assicura il funzionamento ottimale ed efficiente dell’azienda. Si occupa dei lavoratori assegnando funzioni e ruoli, definendo orari di lavoro e produzione, formando i neo assunti. Raccoglie e analizza i dati di produzione per trovare eventuali spazi di miglioramento. Si occupa della sicurezza dei lavoratori e quella degli impianti. Monitora le apparecchiature di produzione e, in caso di necessità, della loro riparazione o sostituzione. Per quanto riguarda la formazione, solitamente si richiede una laurea in Gestione Aziendale o corsi affini. Anche qui la paga è più che soddisfacente: da 80 a 100 mila euro l’anno.
Quella del Project manager, o responsabile di progetto, è stimata tra le figure più in crescita nel futuro prossimo. Secondo i dati riportati da Adecco, infatti, si prevede che la richiesta possa aumentare fino al 33% nei prossimi dieci anni, con la conseguente creazione di moltissimi nuovi posti di lavoro. Il project manager, come suggerisce il nome, si occupa di gestire un progetto, in tutti i suoi processi, dall’apertura alla chiusura. Deve saper gestire un team e centrare gli obiettivi. Si tratta di una figura molto flessibile, che può lavorare negli ambiti più diversi, ma i più ricercati hanno una formazione in ambito economico e di marketing. La paga? Può superare i 70 mila euro l’anno.
Si tratta di una figura del tutto nuova, a metà tra il project manager e il talent scout. Promosso dal Miur come una delle figure più in crescita, ha il compito di coordinare e supervisionare i progetti assicurandosi, ad esempio, che i processi seguano il corretto sviluppo, che il team non sia troppo sotto pressione o che l’atmosfera sia equilibrata. Il tipo di lavoro che fa gli permette di conoscere bene i colleghi, in modo da individuare le potenzialità, anche nascoste, di ognuno. Tra i più celebri “Scrum master” Adecco ricorda Taiichi Ohno, creatore del sistema di produzione e sviluppo di Toyota. Il salario può arrivare a 70-80 mila euro l’anno.
L’ux designer è responsabile della user experience, quindi ha il compito di soddisfare i desideri dei clienti che si trovano a testare un prodotto. In particolare, progetta l’esperienza di un utente relativa all’uso di un prodotto digitale (sito web, app, software o altro) sul quale gli utenti hanno aspettative di natura sia pratica (deve funzionare ed essere intuitivo) sia estetica (deve essere piacevole). Spesso, il background dello ux designer è un mix tra Studi umanistici (Psicologia, Ergonomia cognitiva, Semiotica), Marketing Digitale e Design. Compenso medio: da 23 a 58 mila euro l’anno.
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