Congedarsi da un lavoro in modo professionale: come dare le dimissioni nella modalità più consona
Il fenomeno delle grandi dimissioniL’atto unilaterale con cui il lavoratore comunica di voler interrompere il rapporto lavorativo con il datore di lavoro. More è ancora presente, come conseguenza dello stravolgimento delle abitudini quotidiane delle persone, in seguito al Covid-19 ma non solo. L’approccio al lavoro sta cambiando e anche questo fenomeno sta rientrando nella normalità.
Tuttavia, lasciare un lavoro per motivi personali o per cogliere una diversa occasione professionale resta un tema presente: attenzione, però, a presentare le proprie dimissioni nel modo più corretto, rispettando i colleghi e l’azienda per cui si è lavorato, e mantenendo un buon rapporto con tutti.
Possono essere davvero molte le ragioni che portano una persona a decidere di lasciare il proprio lavoro. Tra queste, la possibilità di una prospettiva professionale più promettente, la voglia di cambiare ambito di attività, la necessità di trasferirsi in un contesto territoriale differente, o anche il desiderio di non dipendere da un’azienda e, invece, di avviare un’attività imprenditoriale autonoma.
Indipendentemente dal motivo, è fondamentale tenere a mente alcune regole molto importanti, che consentiranno di mantenere inalterato il rapporto con i colleghi e lasciare una buona reputation in azienda.
Tanto per cominciare, bisogna tenere presente che l’azienda ha necessità di tempo per trovare un adeguato sostituto: le tempistiche sono ben definite dal contratto e, comunque, è rispettoso concedere il tempo per effettuare un passaggio di consegne ottimale. L’attività di recruiting può essere più lunga del previsto, e questo va tenuto presente, specie nel caso in cui si abbia deciso di lasciare il posto per un altro.
Il momento va scelto con cura, cercando di evitare che coincida con un periodo complesso o difficile per l’azienda. Il calcolo delle tempistiche varia sulla base di alcuni fattori, come il tipo di contratto, il livello di anzianità, il livello di qualifica e il settore professionale.
Un altro aspetto importante è legato alla forma: scrivere una lettera nel modo più consono rientra sempre nel mantenere delle relazioni buone con il contesto che si lascia. Tuttavia, molte categorie di lavoratori, dal 2016, devono procedere in modalità telematica, senza dover ricorrere alla lettera cartacea.
Comunicare i motivi è considerato un segno di rispetto: sia che le ragioni siano legate a un malessere e abbiano, quindi, un significato negativo, sia nel caso in cui la nostra scelta sia semplicemente legata alla voglia di cogliere una nuova opportunità. In entrambi i casi, è corretto spiegare perché si è deciso di partire con educazione e tatto, cercando di mantenere un clima empatico con la persona che gestisce il colloquio.
Può essere utile analizzare l’esperienza avuta in azienda e scegliere di dare un feedback sugli aspetti positivi e/o negativi riscontrati, così da trasformare il momento in un’occasione di crescita per la realtà che si sta lasciando.
Nel 2021, in Italia, si sono registrate oltre 1,2 milioni di dimissioni volontarie. Il fenomeno si è diffuso inizialmente negli Stati Uniti: prima del Covid i dimissionari erano poco più di 3,5 milioni al mese, a metà del 2021 hanno raggiunto quota 4 milioni, fino a toccare i 4,4 milioni a settembre scorso.
L’Europa segue il trend a non molta distanza, con tassi di posti vacanti arrivati al 2,4% (erano del 2,3% nel 2019). Il picco massimo si ha in Repubblica Ceca (5,1%), il minimo in Spagna e Grecia, sotto l’1%. L’Italia si posiziona all’1,8%. Nel dettaglio, confrontando i dati del secondo trimestre 2020 con quelli del secondo trimestre 2021, l’aumento registrato è dell’85%.
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