L’Italia scende di 6 posizioni nel report del World Economic Forum, ma aumentano le aziende che scelgono l’impegno contro il gender gap
Ben oltre il 70esimo posto nel mondo (secondo il Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum) per l’equità salariale, l’Italia non è certo un paese che spicca per la promozione della parità di genere. Secondo il WEF, per di più, da un anno all’altro abbiamo perso ben sei posizioni, scivolando nel 2020 al 76esimo gradino. Sono sempre più numerosi, tuttavia, gli esempi virtuosi: tra questi Poste Italiane, ma anche Enel, Accenture, Ferrari, Barilla.
Piuttosto noto è ormai il caso di Poste Italiane, gruppo che in Italia dà lavoro ad oltre 130 mila persone. Di queste, anche nel 2020 si conferma che oltre la metà (54%) è donna. Quanto ai ruoli, è rosa una quota molto vicina alla metà (46%) dei quadri dirigenti. E ancora, è donna il 44,4% dei componenti del consiglio di amministrazione nonché il 30% dei manager. Dati che hanno da poco consentito all’azienda di entrare (insieme a Enel, Intesa San Paolo, Generali e Unicredit) nella top 5 della classifica sulla parità di genere delle società appartenenti all’indice FTSE MIB della Borsa di Milano. L’indagine, di recente pubblicazione, è stata stilata da Equileap, organizzazione indipendente che elabora dati e analisi sulla gestione della gender equality.
Molte sono le azioni che rendono Poste Italiane un’azienda women-friendly, e che in generale dimostrano una grande attenzione nei confronti dei dipendenti e del loro benessere. Ad esempio, in caso di maternità, l’azienda eroga il 100% dello stipendio nei 5 mesi di astensione, quando la legge prevedrebbe solo l’80%. Per chi fruisce anche del congedo parentale, poi, è garantita per i primi due mesi l’80% della retribuzione, a fronte del 30% previsto dalla normativa.
Tra le molte iniziative a sostegno della genitorialità, vale la pena ricordare anche “Maam U – Maternity as a Master”, programma dedicato alle donne in gravidanza che trasforma l’esperienza del congedo di maternitàPeriodo di astensione obbligatoria dal lavoro, riconosciuto alle lavoratrici durante la gravidanza e nel periodo immediatamente successivo al parto More in un momento di crescita anche professionale.
Anche di fronte all’emergenza Covid l’azienda si è mossa rapidamente per tutelare i propri lavoratori. Gli uffici non si potevano chiudere, ma l’80% dei dipendenti ha potuto comunque usufruire dello smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More. In più sono state distribuite 10 milioni di mascherine, 50 milioni di guanti monouso e un milione di confezioni di gel disinfettante.
Ma, va detto, Poste Italiane non è l’unica azienda ad impegnarsi sul fronte della parità di genere. A guidare la già citata classifica di Equileap, ad esempio, c’è Enel. L’azienda ha adottato azioni volte a promuovere la presenza delle donne nel Consiglio di Amministrazione, nelle posizioni dirigenziali e tra le nuove assunzioni. Anche Accenture, multinazionale nel mondo della consulenza, si è data l’obiettivo del fifty-fifty: 50% dipendenti uomini e 50% donne. Ferrari, invece, si è da tempo impegnata sul fronte della parità di genere garantendo l’uguaglianza nel salario, nei ruoli e nelle mansioni affidate a uomini e donne. Anche Barilla ha intrapreso la stessa strada, e conta di realizzare il progetto a breve termine.
Complessivamente, tuttavia, va ricordato che in Italia le disuguaglianze di genere sono ancora molto radicate e diffuse. Lo dimostrano numerosi studi nazionali ed internazionali. In ordine meramente cronologico, uno degli ultimi pubblicati è quello del World Economic Forum, che ha analizzato i dati di 153 paesi su quattro dimensioni: partecipazione alla vita economica e opportunità; educazione e formazione; salute e sopravvivenza; conferimento di potere (empowerment). Dopo aver festeggiato, nel 2017, il balzo in avanti di alcune posizioni (eravamo 82esimi nel mondo), il 2020 conferma purtroppo un passo indietro. L’Italia scivola al 76esimo posto, perdendo 6 posizioni rispetto al 2019.