Dopo anni di passione, scoprono la notizia del fallimento sui social network
Mercatone Uno è fallita e i suoi 1.800 dipendenti lo hanno scoperto sui social network, senza aver ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte dell’azienda.
Nella notte tra il 24 e il 25 maggio, la notizia ha iniziato a girare su Whatsapp e Facebook, accompagnata dall’immagine di una copia dell’atto di fallimento della Shernon Holding Srl, società che gestiva la nota catena della grande distribuzione di arredamento.
Per i dipendenti di Mercatone Uno, dopo quasi 5 anni di passione – tra contratti di solidarietàSono accordi stipulati tra l’azienda e i sindacati dei lavoratori per ridurre l’orario di lavoro e lo stipendio (in parte compensato dall’INPS), ad esempio per evitare licenziamenti in situazioni di crisi. More, cassa integrazioneÈ uno strumento previsto dalla legge ed erogato dall’INPS per integrare o sostituire lo stipendio dei lavoratori che hanno subito una riduzione o sospensione dell’attività lavorativa per ragioni legate all’azienda. More, un’amministrazione straordinariaÈ una procedura prevista dal diritto fallimentare per cercare di “salvare” un’impresa commerciale in crisi, attraverso un piano di risanamento volto a conservarne il patrimonio produttivo ed evitare il fallimento. More nel 2015 – è arrivata così una nuova mazzata.
Debiti per 90 milioni di euro maturati in 9 mesi, perdite gestionali fisse di cinque-sei milioni al mese, una totale assenza di credito bancario e di fiducia da parte dei fornitori. Sono questi i motivi, presentati dall’avvocato Marco Angelo Russo, curatore del fallimento, per cui il tribunale di Milano ha dichiarato fallita la Shernon Holding, lo scorso 24 maggio.
A causa della mancanza di credito bancario e dell’insufficiente patrimonializzazione – rivela Russo –, la società si è finanziata <<omettendo il pagamento degli oneri previdenziali e tributari per 8,7 milioni di euro, non pagando fornitori e locatori di un terzo dei punti vendita per 60 milioni, introitando acconti su ordini da evadere per 3,8 milioni e non onorando le obbligazioni assunte con l’amministrazione straordinaria>>.
Scenario che ha portato la Procura di Milano ad aprire un fascicolo per bancarotta fraudolentaÈ un reato previsto dalla legge fallimentare che punisce l’imprenditore fallito che abbia, consapevolmente e attraverso comportamenti ingannevoli, sottratto il proprio patrimonio alle pretese dei creditori. More, nel quale compare come indagato l’amministratore delegato di Shernon Holding, Valdero Rigoni.
Sotto i colpi della crisi, nel 2015, Mercatone Uno aveva gettato la spugna ed era entrata in amministrazione straordinaria, schiacciata da 400 milioni di debiti. I commissari straordinariOrgani nominati dal Ministero dello Sviluppo Economico o dal Tribunale e incaricati della gestione dell’impresa in crisi per tutto il periodo della procedura di risanamento (amministrazione straordinaria). More Stefano Coen, Ermanno Sgaravato e Vincenzo Tassinari erano stati incaricati dal Ministero dello sviluppo economico di salvare il gruppo romagnolo e avevano scelto come potenziale acquirente la Shernon Holding srl – società inizialmente controllata da una finanziaria maltese – con a capo Valdero Rigoni.
Nel 2018 la holding aveva acquisito 55 punti vendita, con la prospettiva di effettuare investimenti per diversi milioni di euro e arrivare a quintuplicare il fatturato entro il 2022.
Ma le cose non sono andate così, perché a febbraio 2019 Shernon Holding ha chiesto di essere ammessa al concordato preventivo, in seguito alle istanze di fallimento presentate da alcuni fornitori. E la richiesta è stata negata dal tribunale di Milano, a causa dell’indebitamento.
Per il 30 maggio era stato convocato un tavolo di crisiNell’ambito della gestione di una crisi aziendale, è un incontro periodico gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico a cui partecipano i dirigenti del Ministero incaricati di seguire la politica industriale, i rappresentanti dell’azienda e del sindacato dei lavoratori. More al Ministero dello sviluppo economico, ma ancor prima è arrivato l’annuncio del fallimento.
Ad oggi dipendenti, fornitori e clienti sono con le spalle al muro.
I dipendenti non ricevono stipendi regolari da quasi due mesi. Ventimila clienti hanno versato acconti, o già saldato l’intera somma, per 3,8 milioni di euro, senza poter entrare in possesso della merce. E sono 500 i fornitori esposti con l’azienda per 250 milioni di euro.
Ma sembra esserci uno spiraglio di luce, sotto la spinta dei sindacati e delle istituzioni.
Il tribunale di Bologna ha accolto la richiesta dei commissari, che chiedevano la revocaÈ l’atto con cui un soggetto (es. Tribunale) priva di effetti un provvedimento precedentemente emesso. More del provvedimento di cessazione d’esercizio d’impresa e il ritorno in amministrazione straordinaria.
Le finalità della decisione sono quelle di consentire ai lavoratori di accedere agli ammortizzatori socialiSono una serie di misure previste dalla legge per sostenere economicamente chi ha perso il lavoro o ha subito una riduzione o sospensione dell’attività lavorativa (es. NASpI, Cassa Integrazione Guadagni). More e alla cassa integrazione; mantenere il valore dell’azienda nella prospettiva di una futura cessione, evitando la vendita fallimentare, che svilirebbe il rimanente patrimonio.
In tutto ciò, Intesa S. Paolo si è resa disponibile a sospendere le rate dei mutui e dei prestiti ai dipendenti per un anno.
Nel frattempo continuano i presidi e le proteste dei lavoratori, senza stipendio da settimane. I tre commissari si sono dimessi, travolti dalle polemiche per non aver tutelato l’interesse dei fornitori e per i compensi che spetterebbero loro, pari a 7,2 milioni di euro.
All’orizzonte potrebbe esserci l’acquisizione da parte di un nuovo gruppo, ma ad oggi si sa soltanto che sono tre le società che stanno visionando i dossier e una di queste è spagnola.
Rimangono infine dettagli poco chiari da approfondire e dubbi sul perché Mercatone Uno sia stata ceduta proprio alla Shernon Holding, che fin dall’inizio sembrava avere scarse risorse finanziarie.