Picco tra il personale medico, mentre con lo smart working gli statali in malattia scendono del 90%
Aumentano le morti sul lavoro ma, grazie ai mesi di lockdown, scendono gli infortuni e le malattie professionali. È il quadro descritto dall’ultimo report dell’INAIL, l’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro, che ha messo al confronto i primi sette mesi del 2020 con il corrispondente periodo del 2019. Ma l’interpretazione dei numeri, precisa l’istituto, «richiede cautele» date le circostanze che quest’anno hanno reso il contesto lavorativo del tutto inedito.
Nonostante il numero di infortuni sia complessivamente in discesa, il 2020 ha già registrato un sensibile aumento dei morti sul lavoro: nei primi sette mesi sono stati 716, pari al 19,5% in più rispetto ai 599 registrati nel 2019. L’incremento ha riguardato la gestione Industria e servizi (da 512 a 630 denunce), tra cui ricade la sanità, e il conto Stato (da 9 a 31). L’Agricoltura, invece, ha registrato 23 casi in meno, (da 78 a 55). Quanto alla ripartizione geografica, il territorio più colpito è stato il nord ovest (con 265 casi mortali), complice soprattutto l’aumento in Lombardia (+89).
Gli incidenti avvenuti mentre il lavoratore era sul posto di lavoro sono aumentati da 432 a 603 (+39,6%). Scendono invece gli infortuni mortali in itinere, verificatisi cioè nel tragitto casa-lavoro: da 167 a 113 (-32,3%).
In assoluto le denunce di infortunio sul lavoro, da gennaio a luglio, sono state 288.873 (che comprendono i 716 mortali già citati), ovvero il 23,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Scendono in modo sensibile anche le patologie di origine professionale (-34,5%), ma i dati vanno contestualizzati. Due, secondo l’INAIL, i principali fattori che hanno inciso sulla variazione. Da un lato il lockdown ha portato la sospensione (o conversione in smart workingÈ una nuova modalità di svolgimento dell’attività lavorativa, introdotta dalla l. 81/2017 e caratterizzata dall’assenza di precisi vincoli di orario e di luogo di lavoro per il dipendente. More) di gran parte delle attività produttive. Dall’altro c’è l’inclusione, a partire dalla rilevazione dello scorso marzo, delle denunce di infortunio relative alle infezioni da Covid-19.
Un capitolo interessante del report INAIL delinea anche in che modo si distribuiscono le denunce di infortunio o malattia professionale tra i vari settori lavorativi. Nel settore Agricolo c’è stato un calo del 21,9% (da 18.946 a 14.797 casi), ma il crollo è evidente soprattutto fra i dipendenti statali: da 66.016 a 24.577, ovvero il 62,8% in meno da gennaio a luglio. E in particolare, tra marzo e luglio, per effetto del lavoro agile si è passati dalle circa 43 mila del 2019 alle 3.500 del 2020, ovvero il 91,8% in meno.
La situazione è ribaltata nel settore economico della gestione Industria e servizi, dove la sanità si distingue per un numero di denunce salito alle stelle: +143% nei primi sette mesi (da 16 mila a 38 mila casi), con punte di quasi il +500% nel bimestre marzo-aprile. Nei mesi di giugno e luglio si è assistito, invece, a un’inversione di tendenza con decrementi pari rispettivamente al -8% e al -16%. Nel 2020, inoltre, tre denunce su quattro del settore hanno riguardato il contagio da Covid-19.
«I dati diffusi dall’INAIL» commenta in una nota Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil, «dimostrano che l’attenzione sulla sicurezza va mantenuta alta. Oltre a richiamare il rispetto dei protocolli, chiediamo quindi particolare attenzione ai tanti lavoratori e lavoratrici cosiddetti “fragili” del settore privato e pubblico, sia in termini di sorveglianza sanitaria che di sostegno al reddito. E non solo rispetto all’emergenza Covid-19, ma in un quadro più ampio e generale, rispetto al quale non possiamo abbassare la guardia».