Più grave la situazione di giovani e donne, ma la crisi tocca tutti. In un anno il Pil è sceso di oltre 9 punti percentuali, i consumi sono tornati al livello del 1997
Un annus horribilis: secondo l’Istat, nel 2020 sono andati persi 444 mila posti di lavoro, di cui 99 mila occupati da donne. La flessione tocca tanto i dipendenti quanto gli autonomi e, tra le classi d’età, soprattutto i giovani, tra cui il tasso di disoccupazione torna a sfiorare il 30%. Crollano anche i consumi, tanto da riportare la spesa degli italiani al livello del 1997, ai tempi della lira.
La congiuntura sfavorevole che si protrae, ormai, da oltre un anno ha portato il livello di occupazione a scendere di quasi due punti percentuali (-1,9) rispetto alla fine del 2020, pari ad un calo di 444 mila unità. La diminuzione coinvolge maggiormente le donne: a perdere o lasciare il lavoro sono state 99 mila. A perdere il lavoro sono sia dipendenti (-235 mila) che autonomi (-209 mila) di tutte le classi d’età ad eccezione degli over 50, in aumento di 197 mila unità soprattutto per effetto della componente demografica. Il tasso di occupazione scende, in un anno, di 0,9 punti percentuali.
A dicembre 2020, le ore pro capite effettivamente lavorate settimanalmente, calcolate sul complesso degli occupati, erano pari a 28,9. Ovvero, quasi tre ore in meno (2,9) rispetto a quelle dicembre 2019. La differenza scende a 2,5 ore tra i dipendenti, per i quali il numero di ore lavorate è pari a 28,0. Nell’arco dei dodici mesi, diminuiscono le persone in cerca di lavoro (-8,9%), mentre aumentano gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+3,6%).
Sempre secondo un’indagine Istat, nel 2020 il Pil italiano è diminuito dell’8,9%. Dal lato della domanda interna nel 2020 si registra, in termini di volume, un calo del 9,1% degli investimenti fissi lordi e del 7,8% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono scese del 13,8% e le importazioni del 12,6%. Stando alle proiezioni elaborati da Confesercenti, i consumi sono scesi in un anno di 137 miliardi, di cui 36 da addebitare all’assenza di turisti. Abbastanza da riportare la spesa ai livelli del 1997, un passo indietro di 24 anni.
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