Report AlmaLaurea sulla condizione dei laureati nei primi mesi del 2020: in calo occupati e retribuzioni
Dimezzato in pochi mesi il numero di offerte di lavoro, scende il tasso di occupazione e anche lo stipendio medio. Il 2020, che pure si era aperto sotto i migliori auspici, ha poi ceduto sotto i colpi della pandemia globale, che sta già mostrando con estrema violenza i suoi effetti sul mondo del lavoro. È quanto emerge dal XXIIesimo rapporto di AlmaLaurea sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati, dove per la prima volta trova spazio, insieme ai dati del 2019, anche un approfondimento dedicato ai primi mesi del 2020.
Per stilare il rapporto, il consorzio AlmaLaurea ha passato in rassegna i profili di 650 mila laureati di 76 atenei, analizzando i risultati raggiunti nel mercato del lavoro nel 2014, 2016 e 2018. In più, per l’analisi parziale del 2020, AlmaLaurea ha raccolto le risposte di 46 mila laureati del periodo gennaio-giugno 2019 (primo e secondo livello) e circa 19 mila laureati del periodo gennaio-giugno 2015 (di secondo livello).
Dell’analisi 2020, il dato che balza maggiormente all’occhio riguarda le tendenze del mercato del lavoro. La banca dati della rete AlmaLaurea (che comprende sia l’attività svolta da AlmaLaurea sia quella degli uffici placement degli atenei aderenti) contiene attualmente 3,1 milioni di curriculum di laureati. È uno strumento molto utile per le imprese, che utilizzano il sistema sia per selezionare cv sia per pubblicare annunci.
Quest’anno era partito bene, con oltre 10 mila cv scaricati dal sistema AlmaLaurea (+15,1% rispetto allo stesso mese del 2019) e quasi 6 mila annunci pubblicati (+6,5%). Ma già da febbraio la ricerca dei profili, com’è evidente dai numeri, ha subito un freno molto brusco: -17,3%, che poi tra marzo e maggio è arrivato a -55,8%. Il crollo è ancora più evidente se andiamo a vedere il numero di offerte di lavoro pubblicate: nel mese di maggio, l’ultimo monitorato, il calo è stato del 64,2%.
La repentina contrazione delle richieste è stata trasversale e ha riguardato tutti i tipi di corso, le aree territoriali, i gruppi disciplinari (con la sola eccezione del gruppo medico) e tutti i tipi di imprese. Questo, indipendentemente dalla dimensione o dalla localizzazione territoriale.
L’analisi del tasso di disoccupazione conferma, ancor più nettamente, le tendenze già evidenziate. I dati relativi al 2019, infatti, mostrano una lenta ripresa: a un anno dalla laurea risultava occupato il 75,1% dei laureati triennali (+8,4% rispetto al 2008) e il 71,7% dei laureati magistrali (+6,5%). Numeri ancora non in grado di colmare il gap creatosi negli anni di grande crisi, tra il 2008 e il 2014, ma che confermano comunque un trend positivo. Già nei primi mesi del 2020, invece, si è registrata una netta retromarcia, con il tasso di disoccupazione in aumento di 4,5 punti percentuali tra i laureati di primo livello e 1,6 tra i laureati di secondo livello.
Anche sul fronte stipendiale le notizie non sono affatto incoraggianti: a un anno dal titolo, la retribuzione mensile netta era, in media, pari a 1.177 euro per i laureati di primo livello e a 1.261 euro per i laureati di secondo livello. Rispetto alla rilevazione del 2019 le retribuzioni risultano oggi in discesa: -2,8% per i laureati di primo livello, -1,9% per quelli di secondo livello. In generale il calo è generalizzato e colpiva uomini che donne, sia al nord che al sud. Le donne e i lavoratori del sud, tuttavia, risultano comunque più svantaggiati: gli uomini mostrano rispetto alle loro colleghe un +19,1% per il primo livello e +18,3% per il secondo livello, mentre tra gli occupati del nord, rispetto a quelli del sud, si rileva un +17,9% per il primo livello e +23,1% per il secondo livello.