La ricerca di Mercer e Marsh evidenzia gli effetti negativi del Covid-19 su collaboratori e dipendenti
Stress, ansia, e difficoltà economiche per i lavoratori: sono queste le conseguenze negative della pandemia sul mondo del lavoro, fortunatamente oggi capace di guardare al prossimo futuro con un po’ di fiducia in più. Ad evidenziare gli effetti del Covid-19 e delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria su dipendenti e collaboratori è il sondaggio Health on Demand realizzato dalle società Mercer e Marsh: oltre la metà dei dipendenti a livello mondiale riferisce di aver provato stress nell’ultimo anno, quasi un quarto afferma di aver avuto problemi di salute mentale, come depressione o ansia, un quinto si trova in una condizione finanziaria peggiore, e quasi un quinto si sente fisicamente meno sano.
La situazione pandemica è in costante evoluzione ed è fondamentale che le aziende mettano in atto strategie per avere un impatto positivo sulla salute e la resilienza dei lavoratori. Dall’inizio del Covid-19, i datori di lavoro che si sono impegnati per offrire un supporto concreto ai dipendenti hanno fatto la differenza.
I dipendenti che affermano di essere stati ben supportati dalle aziende, infatti, hanno molte meno probabilità di considerare negativa la loro esperienza personale della pandemia, rispetto a coloro che hanno ricevuto poco o nessun supporto. A livello mondiale, i lavoratori che hanno percepito molto negativamente l’impatto del Covid sono stati il 33%, percentuale che si alza notevolmente in Italia, dove la metà dei dipendenti ha percepito la pandemia come interamente negativa in termini di impatto sulla vita personale e professionale.
Quasi la metà, 44% globalmente, 38% in Italia, di coloro che hanno ricevuto un buon supporto da parte dell’azienda, si dichiara meno intenzionato a lasciare l’attuale posto di lavoro.
Quasi due terzi dei lavoratori che hanno avuto accesso a benefit legati al benessere mentale hanno dichiarato di sentirsi supportati dalla propria azienda, contro il 33% a cui non è stato offerto nessun sostegno. I problemi legati all’esaurimento mentale e fisico, inoltre, sono stati segnalati con maggiore frequenza da parte dei lavoratori con basso salario, e con minore probabilità di sentirsi supportati dai propri datori di lavoro durante la pandemia.
In Italia solo il 36% dei dipendenti ha dichiarato di essersi sentito aiutato dall’azienda, contro circa la metà dei lavoratori mondiali, anche in presenza di un’offerta di benefit ampia e ricca. Questo dato è significativo, in quanto mette in luce un margine di miglioramento rispetto alla comunicazione delle aziende sulle possibilità offerte. La possibilità di benefit, forse, non è stata correttamente trasmessa e promossa internamente e, molto probabilmente, nonostante gli sforzi delle aziende, non sempre questa offerta rispecchia esattamente le esigenze delle persone.
La pandemia ha accelerato la percezione di gruppi di dipendenti rispetto agli investimenti delle aziende. Le donne, in particolare, si sentono meno certe di poter sopperire ai costi della salute: per questo motivo le aziende dovrebbero indirizzare gli investimenti in benefit verso target ben identificati, individuando un sistema di comunicazione efficace rispetto al pubblico di riferimento.
La possibilità di adattare alle proprie esigenze un pacchetto di benefit risulta molto apprezzata dal 54% dei dipendenti. Più vantaggi e risorse vengono offerti, più è probabile che ogni dipendente trovi la soluzione più adatta. Il 59% a livello globale, e il 48% a livello italiano, dei dipendenti che hanno ricevuto dal proprio datore di lavoro 10 o più benefit o risorse per il benessere, dichiara che questo ha rappresentato un valido motivo per rimanere con la propria azienda, valore che scende al 24% a livello globale, e al 29% a livello italiano per chi non ne abbia ricevuti.
Leggi anche: