Settembre è il periodo migliore per cambiare lavoro: 3 milioni di italiani sono alla ricerca

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Nel 2022 record di dimissioni volontarie, soprattutto fra i giovani. Ora si aprono le ricerche per uno stipendio migliore e un buon work life balance

Secondo la recente indagine della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, nel mese di settembre oltre 3 milioni di lavoratori si sono impegnati per trovare un nuovo impiego. Al picco del numero di dimissioni raggiunte, infatti, si accompagna la voglia di trovare un nuovo lavoro, con caratteristiche ben precise. 

Prima fra tutte uno stipendio migliore, di cui molti sentono la necessità alla luce del pesante caro vita, ma anche un migliore equilibrio con la vita privata e la ricerca di nuovi stimoli

2022: anno record per le dimissioni volontarie

Il 2022 ha segnato un nuovo record di dimissioni volontarie. Nello specifico, 1 milione e 255 mila lavoratori con contratti a tempo indeterminato hanno lasciato il loro posto di lavoro, registrando un aumento del 9,7% rispetto all’anno precedente e addirittura del 24% rispetto al 2019. Considerando anche i lavoratori con contratti a termine e stagionali, il numero totale di dimissioni è salito a 2 milioni e 156 mila, con un incremento del 13,3% rispetto al 2021 e del 27,8% rispetto al 2020.

Il settore con la percentuale più alta di dimissioni tra i lavoratori con contratti a tempo indeterminato è stato il commercio e i servizi turistici, che rappresenta il 33,8% del totale, seguito dal settore manifatturiero con il 25%. Rispetto a quattro anni fa, i settori con il maggiore aumento delle dimissioni sono stati quelli con una crescita occupazionale significativa, tra cui le costruzioni con un incremento del 48,4%, i servizi di informazione e comunicazione (+37,5%) e il settore sanitario e dell’istruzione (+35,8%). 

Tuttavia, le dimissioni rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno più ampio legato al desiderio di cambiare lavoro tra gli italiani.

Giovani insoddisfatti in cerca di opportunità di cambiamento

La richiesta di mobilità è diffusa e interessa soprattutto i giovani. Il 13% di loro ha già cambiato lavoro, mentre il 15% è attivamente alla ricerca di un’occupazione diversa. Questo desiderio di cambiamento nasce principalmente dalla mancata soddisfazione per la situazione occupazionale precedente

Il 41% degli occupati che hanno cambiato lavoro negli ultimi due anni o che intendono farlo presto afferma che la ragione principale è l’insoddisfazione per la situazione attuale. Altri motivi includono la scadenza di un contratto o un licenziamento (18%), il desiderio di un cambiamento di vita e di ruolo nel lavoro (16%), l’emergere di nuove opportunità (12%), e la paura di perdere il posto di lavoro attuale (6%).

Il mercato del lavoro italiano era sempre stato caratterizzato da stabilità e basso turnover interno e questo nuovo stile, che riflette anche gli effetti della pandemia, sta cambiando nel profondo non solo l’approccio delle persone al mondo del lavoro, ma anche quello delle aziende alla ricerca di personale. 

Effetto inflazione: si cerca uno stipendio più alto

La ricerca di uno stipendio più alto è uno dei principali driver del cambiamento, con il 39% dei partecipanti all’indagine che indica questo come il motivo principale per cercare un nuovo lavoro, soprattutto considerando l’attuale inflazione che ha eroso il potere d’acquisto dei lavoratori. 

Inoltre, il 30% cerca un miglior equilibrio tra lavoro e vita personale, mentre il 21% desidera ritrovare la motivazione e nuovi stimoli. Un miglior clima aziendale (20%) e prospettive di crescita e carriera (20%) sono anch’essi fattori determinanti nella ricerca di un nuovo impiego.

Al contrario, solo una minoranza considera la maggiore sicurezza lavorativa (14%) e i benefit aziendali (13%) come motivazioni principali per il cambiamento. Il prestigio e la reputazione aziendale sono considerati importanti solo dal 7% degli intervistati nella ricerca di un nuovo lavoro.

 

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