Dall’AI Act alla Legge italiana: nuove regole per un’innovazione che valorizza le persone
La legge sull’intelligenza artificiale n. 132/2025 segna la via italiana verso un uso etico e sostenibile dell’intelligenza artificiale, in equilibrio tra innovazione e tutela del lavoro.
A maggio 2025 abbiamo chiuso IMPACT 2030 con la riflessione che l’AI non deve fare paura perché è un prezioso alleato. Un concetto ribadito anche nella nuova edizione del 22 ottobre, dove l’IA è stata discussa attraverso quattro prospettive fondamentali:
Per comprendere la via italiana verso l’AI nei termini con cui è stata declinata dal legislatore interno è necessario partire proprio dalla consapevolezza che l’AI non è solo uno strumento di evoluzione tecnologica ma sta diventando – se usata correttamente – uno strumento strategico di evoluzione culturale e sociale il cui obiettivo – in questo caso indiretto – è quello di ridefinire il valore del lavoro, rafforzando il legame tra persone, imprese e società.
Partiamo da una provocazione: che significato hanno gli annunci di Amazon e Meta sulla riduzione delle assunzioni nei prossimi anni?
Non si parla di licenziamenti, ma di “non assunzioni” dovute alla sostituzione progressiva di alcune attività con sistemi intelligenti.
L’obiettivo è ottimizzare i processi e lavorare con team più agili e qualificati, in grado di concentrarsi su ruoli a maggior valore strategico.
Quali sono gli obiettivi annunciati? Lavorare meglio, con squadre più ristrette e competenti, capaci di incidere sui processi decisionali. Vista così appare come una rivoluzione strategica diretta a valorizzare il capitale umano.
L’altra faccia della medaglia è però quella di mettere a rischio posizioni di lavoro con compiti manuali, esecutivi, ripetitivi, amministrativi e a basso valore intellettuale, i quali saranno parzialmente o integralmente automatizzati.
Una rivoluzione annunciata che sapevamo già sarebbe arrivata, la quale comporta rilevanti sfide organizzative.
Secondo il Rapporto ILO 2025 “Generative AI and Jobs”, l’automazione non sta cancellando il lavoro umano, ma lo sta trasformando.
Questo cambiamento presenta delle opportunità in termini di aumento della produttività, di nuovi ruoli, di liberazione dalle attività ripetitive. Ma anche rischi: qualità del lavoro, disuguaglianze, disallineamento tra competenze presenti e competenze richieste.
In questo scenario, il compito delle regole è quello di fornire l’adeguata cornice giuridica per affrontare queste sfide. È importante soffermarsi proprio su alcuni dei fattori principali di questa rivoluzione:
Questi principi sono oggi riconosciuti e garantiti anche dalla Legge sull’intelligenza artificiale n. 132/2025, che si inserisce nella più ampia strategia europea sull’intelligenza artificiale.
La norma rappresenta infatti il primo passo nazionale per promuovere uno sviluppo dell’IA coerente con il principio di centralità umana, in linea con quanto previsto anche dal Regolamento (UE) 2024/1689 – AI Act.
La legge sull’intelligenza artificiale n. 132/2025 fissa alcuni principi guida in materia di ricerca, sperimentazione, sviluppo, adozione e applicazione di sistemi e modelli di AI, coerentemente ed in modo integrato, peraltro, con il Regolamento (UE) 2024/1689 (AI Act) e con il Regolamento (UE) 2016/679 (GDPR).
L’obiettivo è promuovere un uso dell’IA centrato sull’essere umano, quindi corretto, trasparente e responsabile.
La legge sull’intelligenza artificiale punta inoltre a monitorare i rischi economici e sociali e a garantire la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori e delle lavoratrici, come le condizioni di lavoro, la salute psicofisica e lo sviluppo delle competenze, considerate fattori chiave per la qualità e la produttività.
L’approccio umano e responsabile della legge italiana sull’intelligenza artificiale si inserisce nel più ampio quadro degli obiettivi ESG – in particolare governance, trasparenza e diritti umani.
La normativa sull’intelligenza artificiale prevede valutazioni d’impatto e procedure di due diligence per accompagnare la trasformazione tecnologica e gestirne i rischi.
L’obiettivo è proprio quello di non generare criticità con il passaggio all’automazione in termini di ricadute occupazionali, divari di genere, qualità del lavoro.
La contrattazione collettivaÈ l’accordo stipulato a livello nazionale tra i sindacati di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro per regolare determinati aspetti dei contratti individuali di lavoro di un certo settore (es. orario di lavoro, retribuzione minima, ferie, congedi, ecc.). More, i modelli di organizzazione del lavoro, i programmi di formazione dovranno includere in modo sempre più consistente anche la dimensione “AI” non solo in termini di efficienza, ma come opportunità strategica di sviluppo umano e tutela del lavoro. Tutti sono coinvolti in questo processo di trasformazione.
Le piccole e medie imprese sono chiamate a cogliere le opportunità dell’IA come strumento di innovazione e crescita.
Un utile strumento di accompagnamento delle aziende più piccole in questo processo sono anche le Linee guida sull’implementazione dell’AI nel mondo del lavoro diramate dal Ministero del lavoro prima dell’approvazione della legge sull’intelligenza artificiale, a chiusura di una fase di consultazione pubblica.
Le Linee Guida offrono una visione completa e pratica su come imprese, lavoratori e istituzioni possano adottare l’AI in modo responsabile, sicuro e sostenibile. Se vogliamo mantenere la saggezza del passato (la tecnologia deve servire l’uomo) e guardare al futuro (essere pronti alla trasformazione), allora il messaggio è: prepararsi – con formazione, governance, dialogo sociale – per governare e non subire la trasformazione.
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