Il leader post fine pandemia? Dovrà avere empatia, autenticità, chiarezza

Leader post fine pandemia
(foto Shutterstock)

Meno controlli e più flessibilità, lo smart working ormai irrinunciabile. Così gli HR vedono il lavoro del futuro: è quanto emerge dalla survey di Elan-Gso, che ha intervistato 40 manager di grandi aziende

L’ultimo anno e mezzo ha portato con sé un cambiamento travolgente, che ha coinvolto le abitudini, i ritmi e gli spazi di vita. E, inevitabilmente, anche il modo di lavorare: i viaggi in autobus o in treno sono pressoché scomparsi, ed anche le pause pranzo o caffè sono, nel complesso, drasticamente diminuite. I piccoli rituali che scandivano la giornata lavorativa sono completamente cambiati, facendo emergere nuovi bisogni, problematiche e sfide. I responsabili HR, in questo contesto, hanno avuto un ruolo cruciale: per questo Elan-Gso, società specializzata nella ricerca e selezione per ruoli executive, ne ha intervistati oltre quaranta. Dal progetto, guidato da Marco Ronchi e ribattezzato “New normal HR”, sono emersi alcuni dei caratteri fondamentali del lavoro post fine pandemia.

Comunicazione chiara, feedback concisi e aperti

La comunicazione gioca da sempre un ruolo fondamentale e, nel lavoro, dovrà essere sempre più orientata alla chiarezza e alla trasparenza. Questa l’idea di Massimo Bottacin, senior vice president HR & Organizational Development in Stiga Group, multinazionale che produce e distribuisce tosaerba e un’ampia gamma di attrezzi da giardino motorizzati. «Ora più che nel passato ‒ spiega Bottacin, ‒ la leadership si deve caratterizzare per uno stile di comunicazione efficace, più chiaro, veloce e sintetico. […] Il manager dovrà sicuramente diventare più empatico e fornire più feedback, altrimenti non riuscirà mai a gestire in maniera efficace il proprio team».

«In particolare, il feedback deve essere chiaro, conciso, aperto e diretto, aspetti questi più stringenti nel lavoro da remoto dove è fondamentale mantenere un rapporto coi propri collaboratori e guidarli misurando le performance e dando feedback. Qui entra in gioco anche un fattore culturale: rispetto a quelle precedenti, le nuove generazioni ricercano un work-life balance e un feedback più continuo. Il leader “controllore” non andrebbe che ad abbassare engagement, motivazione e performance del suo collaboratore».

Il leader dovrà essere coach, comunicatore, empatico

Sulla stessa linea anche Pino Mercuri, HR director di Agos, società finanziaria leader nel settore del credito al consumo. Tra le competenze dei manager del futuro, Mercuri mette in prima linea l’autenticità: «dovrebbero essere autenticamente sé stessi. Umiltà, empatia, capacità di mettersi in discussione, capacità di farsi tante domande: in questo contesto meglio avere dubbi che certezze, meglio essere sereni nel condividere ciò che non si sa e ciò che si potrebbe sapere».

«Inoltre ‒ continua Mercuri, ‒ servirà uno stile di leadership molto diverso rispetto al passato. Non siamo più i capitani coraggiosi di genere maschile a capo di una fregata militare: questo approccio non è più credibile. Oggi in un contesto dove i leader hanno una minima conoscenza dei problemi reali dell’organizzazione si dovrebbe lavorare di più per far emergere questi problemi e lavorare di conseguenza alle soluzioni. Serve un leader che sia coach, comunicatore, empatico, vicino alle persone e che sappia muovere le loro coscienze per far muovere l’organizzazione».

Smart working: siamo al punto di non ritorno

In questo contesto di generale ripensamento dei ruoli e delle dimensioni lavorative, lo smart working è diventato un presupposto irrinunciabile, anche se da applicare con modalità diverse e più elastiche rispetto a quelle a cui ci ha costretti la pandemia da Covid-19. «In generale ‒ sostiene Elisa Napolitano, HR Director in Italia del gruppo farmaceutico francese Servier, ‒ ripenseremo lo smart working affinché bilanci e riequilibri gli elementi della vita di ciascuno. E questo avrà un impatto nel mondo del lavoro, perché parliamo finalmente davvero di lavoro per obiettivi, con maggiore flessibilità nelle giornate e una forte responsabilizzazione e delega. Noi stiamo già lavorando sui temi della fiducia con le persone e sul provare a concepire la giornata in maniera diversa. Questa è la riflessione che stiamo facendo ed è una via di non ritorno, dove possiamo solo migliorare».

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