Outplacement, non solo quando un’azienda è in difficoltà

img 1: “Briefing di lavoro”
(foto Shutterstock)

Uomo e Impresa: outplacement, accompagnare le persone nelle transizioni di carriera

L’outplacement process viene sostituito dalla transizione di carriera: ne hanno parlato Roberta Bullo, Direttore generale di Uomo e Impresa, e Paolo Vitale, coach e consulente di carriera, durante la Virtual ClubHouse di SHR Italia

Eticità ed efficacia sono i due elementi che costituiscono questo processo, in cui è importante valorizzare la figura professionale della persona che sta cambiando il proprio futuro lavorativo. 

Outplacement, una nuova stagione

Il mercato del lavoro è in continua evoluzione, e questo si ripercuote necessariamente sulle persone: nel corso del tempo, pur restando nella stessa organizzazione, se non si dedicano a percorsi di crescita o formazione, rischiano di non essere allineate con gli obiettivi aziendali

«Ciò che è cambiato è anche il concetto di outplacement – spiega Roberta Bullo. Non necessariamente, infatti, un’azienda deve andar male per far ricorso a un percorso di outplacement. L’azienda, spesso, ha bisogno di affrontare processi di cambiamento, quindi di capire se le persone siano in grado di supportare questo percorso di trasformazione.

img 2: “Roberta Bullo, Direttore generale Uomo e Impresa”
(In foto Roberta Bullo, Direttore generale Uomo e Impresa)

Tra i nostri obiettivi – prosegue Bullo –, c’è quello di affiancare le persone in questi processi di cambiamento, aiutandole nella consapevolezza del proprio valore professionale. Un processo di transizione di carriera può essere utile alla persona per capire che deve fare dei percorsi di aggiornamento e formazione per essere al passo con le nuove esigenze aziendali». 

Cura della persona nell’outplacement

«In questi percorsi di cambiamento la persona è al centro delle nostre attenzioni – dice Paolo Vitale. C’è un individuo, c’è un bagaglio di esperienza e un insieme di competenze. Rappresentano un grande valore sia per la persona, che per l’azienda che ha vissuto fino a quel momento con quel professionista, e lo sarà per un altro contesto.

img 3: “Paolo Vitale, coach e consulente di carriera”
(In foto Paolo Vitale, coach e consulente di carriera)

Ciò che noi facciamo ha un valore sociale, ed è legato al futuro: non deve andar perso, né abbandonato, alcun tipo di valore professionale e umano che ogni persona di cui ci occupiamo può manifestare. 

Questo passaggio va gestito con attenzione: prendersi cura delle persone è un passaggio fondamentale, perché solo dando fiducia si permette loro di affidarsi completamente, e affrontare il percorso di cambiamento con la massima serenità possibile».

Le fasi dell’outplacement, percorso da fare insieme

«Il primo passo consiste nel fare un bilancio personale. È indispensabile accompagnare le persone a essere consapevoli delle esperienze maturate nel tempo – dice Roberta Bullo

Solitamente, la prima reazione di una persona di fronte ai percorsi di outplacement non è positiva, ed è fondamentale aiutarla a scoprire e valorizzare i suoi talenti, in modo che possa cogliere la transizione di carriera come un’opportunità di crescita personale e professionale». 

Poi subentra la fase di ricerca attiva di un’altra occupazione. «Il consulente accompagna, poi, nella valutazione delle competenze, se siano aggiornate o meno, e si valutano gli obiettivi della persona  – conclude Paolo Vitale –. Si contribuisce con il realismo, avendo ben presente il mercato del lavoro, e le aziende che possono essere interessate a un determinato profilo. 

Quindi, si analizzano i desideri della persona, cercando di adeguarli alla situazione oggettiva. L’ultima fase consiste nell’accompagnare il professionista a rivedere alcuni aspetti legati alla comunicazione, così da aiutarlo in una modalità di dialogo più proficua, in occasione di un colloquio di lavoro».  

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