Salute, qualità di vita e ambiente: i tre obiettivi per la Milano sostenibile

Salute, qualità di vita e ambiente: i tre obiettivi per la Milano sostenibile
(In foto: Filippo Barberis, capogruppo PD in Consiglio Comunale di Milano)

Il Comune approva il piano per ridisegnare i tempi della città e sperimenta il “near working”. Un modello che aiuta a contenere i contagi, ma che impatta in modo significativo anche sull’inquinamento e sulla conciliazione casa-lavoro

Ridurre l’affollamento sui mezzi pubblici, agevolare i lavoratori nella conciliazione casa-lavoro e contenere le emissioni, per migliorare la qualità dell’aria. Sono i tre obiettivi che si è dato il Comune di Milano al momento di redigere il piano per ridisegnare i tempi della città. Un progetto che, nel periodo contingente, nasce soprattutto per dare una risposta concreta sul fronte della salute pubblica, ma che potrebbe rappresentare un modello applicabile anche nel post pandemia. Ne parliamo con il capogruppo Pd nel Consiglio Comunale di Milano, Filippo Barberis

Come nasce il piano?

«Dall’esigenza di rivedere in senso ampio la mobilità cittadina. Migliaia di persone, che risiedono nei quartieri o nei comuni limitrofi, si muovono quotidianamente verso il centro per lavorare. Per questo, negli orari di punta, i mezzi sono molto affollati e questo non è compatibile con la necessità di contenere i contagi. La prima necessità a cui dovevamo rispondere, quindi, era quella di evitare gli assembramenti in un’ottica di salute pubblica. Abbiamo immaginato, quindi, una città a 15 minuti, dove tutto sia raggiungibile senza lunghi spostamenti. In quest’ottica stiamo per avviare un progetto che abbiamo chiamato “near working”, lavoro di vicinato. I dipendenti comunali avranno la possibilità di lavorare, già da questo mese, presso uffici vicino casa».  

Quante persone coinvolgerà l’iniziativa?

«Il progetto coinvolge i dipendenti comunali, che sono quasi quindicimila, più quelli delle partecipate. Quindi parliamo di un numero veramente elevato di persone». 

Quali strutture intendete utilizzare?

«Il progetto dell’amministrazione, oggi, si concretizza nella sperimentazione attivata gratuitamente con Assolombarda per individuare spazi lungo gli assi cardinali della città. Poi ci sono tutta una serie di altri spazi che in prospettiva potranno essere attivati. Penso ad esempio agli uffici decentrati del Comune: abbiamo 9 municipi con sedi, uffici e biblioteche quindi la disponibilità di spazi è importante. In più abbiamo il patrimonio dei luoghi di coworking. A partire dal 2013 abbiamo istituito un albo con un elenco di spazi qualificati da cui potremo attingere. Naturalmente, selezioneremo in base a criteri molto precisi: prima di tutto gli uffici devono rispettare le normative Covid, deve essere garantito il distanziamento e il ricambio d’aria, ma anche delle attrezzature tecnologiche adeguate».

Questo impatterà positivamente anche sulla vita nei quartieri?

«Immaginiamo di sì. Diciamo che i nostri principali obiettivi sono evitare gli assembramenti, migliorare la qualità di vita dei lavoratori e ridurre lo smog in modo tale da migliorare anche la qualità dell’aria che respiriamo. Ma abbiamo già visto con lo smart working, o meglio con il lavoro da remoto, che se le persone hanno la possibilità di vivere il quartiere dove risiedono questo porta nuova vitalità anche alle attività commerciali di vicinato. Questo, pur essendo un beneficio indiretto, in un momento delicato come quello attuale non va sottovalutato». 

 

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