Per attrarre e trattenere i talenti in azienda è fondamentale costruire una employee journey indirizzata alla crescita e al benessere
Il mercato del lavoro di oggi richiede alle imprese di sviluppare in maniera efficace l’employer branding per riuscire ad attrarre nuovi talenti. Come per i prodotti e per i servizi, anche il luogo di lavoro può beneficiare di strategie di sviluppo e comunicazione dell’immagine, per incontrare il target desiderato e diventare attrattivo: non si tratta più di marketing push – l’azienda che cerca talenti –, ma pull, in quanto sono i talenti a cercare l’azienda.
Sviluppare e attuare un piano di employer branding è soltanto il primo passo per attrarre nuove risorse. L’onboarding non è l’obiettivo del processo di acquisizione di una nuova persona, ma il punto di partenza. Una discrepanza tra la promessa fatta in fase di assunzione e la realtà aziendale, infatti, può portare a un mancato senso di appartenenza e allo sviluppo di pratiche come il quiet quitting. In questo articolo approfondiremo come consolidare la strategia di employer branding nel quotidiano.
La comunicazione interna gioca un ruolo fondamentale nell’assicurare coerenza fra le aspettative create in fase di assunzione e il lavoro quotidiano. In questo senso, il periodo di onboarding è cruciale: è il momento in cui le promesse devono trovare concretezza.
Quando si parla di employer branding, infatti, è importante che la cultura presentata prima dell’onboarding sia promossa e implementata efficacemente, per mantenere alti engagement e motivazione del personale.
Una comunicazione interna efficace diffonde i valori aziendali, rafforza il senso di appartenenza e favorisce l’allineamento tra quello che l’azienda si propone di essere e quello che realmente è, con un effetto positivo diretto di retention dei talenti.
Per coinvolgere efficacemente il personale possiamo servirci di diversi strumenti di comunicazione, vediamo qualche esempio:
La capacità di valorizzare ogni step dell’employee journey – dalla fase di candidatura fino all’offboarding – è un requisito fondamentale per dare concretezza ai principi di employer branding.
Creare una strategia include anche sviluppare una value proposition, che comprende tutti quei benefici supplementari al salario che il datore di lavoro offre come riconoscimento per il lavoro svolto e l’impegno nei confronti dell’azienda. Vediamo qualche esempio:
Premiare con dei riconoscimenti mantiene alta la motivazione e la fiducia nei confronti dell’azienda, e contribuisce al supporto di una cultura aziendale aperta al cambiamento e al miglioramento continuo.
L’employee branding vive e si concretizza nella quotidianità dell’azienda. Le azioni e le pratiche messe in atto tutti i giorni sviluppano quell’assonanza di valori fra organizzazione e dipendente che genera engagement e appartenenza. È per questa ragione che ascolto attivo e co-progettazione sono parole chiave.
Distribuire delle survey e, in generale, richiedere dei feedback è utile a raccogliere informazioni sulla salute dell’impresa, ma è anche una mossa strategica per far capire alla popolazione aziendale che la sua opinione è rilevante.
Attenzione, però: a questo deve seguire una proposta di azione concreta, creando uno spazio in cui la co-creazione di attività e progetti sia la spinta per rafforzare un’identità condivisa.
Come abbiamo visto, implementare correttamente una strategia di employee branding attira talenti. La value proposition con cui l’azienda si presenta al mondo del lavoro può innescare un meccanismo pull: in questo modo, cioè, l’impresa richiama le persone anziché doverle ricercare.
Per centrare questo obiettivo è fondamentale che le promesse fatte in fase di onboarding si concretizzino nel quotidiano. Serve costruire un percorso, giorno dopo giorno, con le persone che fanno parte dell’organizzazione; una buona comunicazione sarà cruciale.
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