La nuova pensione anticipata, chiamata anche “flessibile”, fissa un tetto minimo di età per poter percepire a pieno la pensione, se questa supera i 2.818,65 € lordi al mese.
A stabilirlo è la Legge di Bilancio, che prevede che il trattamento possa essere erogato a partire da 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi.
Chi decide di continuare a lavorare, invece, può scegliere se ricevere in busta paga quello che avrebbe versato per fini pensionistici, e cioè i contributi generalmente versati all’INPS.
La pensione anticipata basata sul cumulo di età anagrafica e anni di contribuzione è una forma che è già stata utilizzata nel passato, basandosi però su requisiti sempre diversi.
Per l’anno 2023, i lavoratori iscritti all’INPS, inclusi quelli in gestione separata, possono accedere al proprio trattamento pensionistico se in possesso dei semplici requisiti richiesti, cioè:
per un totale di 103, da cui il nome della misura.
La norma, quindi, coinvolge i lavoratori nati entro la fine del 1961, se in possesso dei requisiti contributivi previsti.
Il lavoratore, che nella sua carriera è stato iscritto a due o più gestioni previdenziali dell’INPS, può sommare gli anni di contribuzione effettuati. Il periodo di contribuzione richiesto per l’accesso a questo tipo di trattamento previdenziale, infatti, segue la regola del cosiddetto “cumulo contributivo”.
Sono escluse dal calcolo le casse di previdenza dei professionisti, eccetto l’Inpgi, recentemente confluito nella gestione INPS.
Questa norma è entrata in vigore il 1° gennaio 2023 e per tutto l’anno permette ai lavoratori di poter aderire a questo tipo di pensione.
Da precisare il fatto che potrà esser richiesta anche successivamente al 31 dicembre 2023, ma solo se la maturazione dei requisiti è avvenuta nell’anno di introduzione della norma.
Per presentare la domanda, continua a essere presente il meccanismo delle cosiddette “finestre mobili”. Tramite questa previsione, utilizzata anche per l’accesso alle altre tipologie di pensionamento, il momento in cui si comincerà a ricevere la pensione è ritardato rispetto al momento della maturazione del diritto a percepirla.
Le finestre mobili attualmente presenti sono:
Facciamo un esempio: Tizio, lavoratore del settore privato di 62 anni, ha già maturato 41 anni di contributi, e presenta domanda di pensione.
Per il settore privato, la finestra prevista è di 3 mesi. Tizio, quindi, non comincerà a ricevere subito la pensione: il primo mese di erogazione sarà aprile 2023, cioè 3 mesi dopo la maturazione dei requisiti.
Una novità introdotta dalla nuova Legge di Bilancio è la previsione di un limite di importo della pensione. È prevista infatti una riduzione della somma erogata, ma solo se il pensionato ha meno di 67 anni di età.
Sotto questa soglia di età, il limite massimo di denaro che si può percepire è di “cinque volte il minimo INPS”, e cioè 2.818,65 euro.
Questo significa che se la propria pensione fosse più alta, non sarebbe conveniente optare per Quota 103, perché si andrebbe a percepire il tetto massimo previsto.
La legge prevede però anche la possibilità di essere “premiati” nel caso in cui si decida di proseguire a lavorare anche dopo la maturazione dei requisiti per accedere a Quota 103.
Il lavoratore che decide di proseguire, potrà non pagare più i contributi per la pensione. Ciò vuol dire che non verrà più detratta la percentuale della propria retribuzione lorda, generalmente nella misura tra il 9,19 e il 9,49%, destinata alla contribuzione previdenziale. Si andranno quindi a percepire più soldi.
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