Assegno unico per stranieri residenti in Italia

Assegno unico genitori stranieri
(foto Shutterstock)

Quali sono i requisiti per gli stranieri residenti in Italia che possono richiedere l’assegno unico e universale

L’assegno unico e universale rappresenta la grande novità per il bilancio familiare. È stato introdotto nel 2022 e ha sostituito tutte le precedenti forme di sostegno per i figli a carico. Ha preso il posto degli assegni familiari e degli assegni per il nucleo familiare.

Da marzo 2022, infatti, i genitori con figli a carico hanno a disposizione questa unica misura. Spetta a tutti i genitori, sia dipendenti che autonomi, senza limiti di reddito. 

Anche i cittadini stranieri possono fare domanda, a condizione che soddisfino i requisiti di permanenza nel suolo italiano e abbiano un valido permesso di soggiorno. 

Per qualsiasi ulteriore curiosità, il team di esperti di Laborability ha creato un’apposita guida gratuita che aiuta a compilare, in autonomia, la domanda di assegno unico nel sito dell’INPS.

Quale permesso di soggiorno è necessario?

L’unica differenza tra cittadini stranieri appartenenti all’Unione Europea ed extracomunitari riguarda il possesso di determinati permessi di soggiorno. 

Infatti, gli stranieri extra UE devono avere uno dei seguenti permessi:

  1. soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo 
  2. permesso unico di lavoro autorizzato a svolgere un’attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi
  3. soggiorno per motivi di ricerca autorizzato a soggiornare in Italia per un periodo superiore a sei mesi
  4. permesso per ricongiungimento familiare
  5. permesso per asilo politico o protezioni umanitaria.

Come chiarito anche dalla circolare 2951 dell’INPS, ci sono quindi alcuni permessi di soggiorno che non sono validi ai fini del riconoscimento dell’assegno: ad esempio, quello per turismo, quello per lavoro stagionale di durata inferiore a sei mesi, e altri permessi non ricompresi nell’elenco qui sopra.

 Altri requisiti richiesti

Il semplice possesso del permesso di soggiorno, però, non basta. La legge, infatti, prevede che il cittadino straniero, sia comunitario sia extracomunitario, goda di altri requisiti, ossia:

  • sia soggetto al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia;
  • sia residente e domiciliato in Italia da almeno due anni anche non continuativi;
  • in alternativa alla residenza/domiciliazione biennale, sia titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a «tempo determinato di durata almeno semestrale».

Come chiaramente specificato dalla norma, i presupposti descritti devono essere posseduti «al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata del beneficio». 

Come fare domanda?

La domanda può essere presentata direttamente presso il sito dell’INPS o avvalendosi di un CAF.

Consultando la guida gratuita di Laborability, potrai essere assistito, passo dopo passo, nella compilazione della domanda nel portale dell’INPS. 

Se la domanda viene accolta, l’assegno unico è riconosciuto a partire dal mese successivo a quello della domanda.

A quanto ammonta? 

Sia nel caso di italiani che di stranieri, il minimo che si può ricevere per ciascun figlio a carico è 50 euro al mese, mentre il massimo è di 175 euro. 

L’assegno viene calcolato in base all’ISEE, l’indice situazione economica equivalente. Per ricevere la somma corrispondente al proprio scaglione, quindi, è necessario presentare questo documento, che viene rilasciato da un CAF o patronato.

A seconda del valore del proprio indice, si riceve una cifra diversa:

  • fino a 15.000 euro → 175 euro
  • fino a 20.000 euro → 150 euro
  • fino a 25.000 euro → 125 euro
  • fino a 30.000 euro → 100 euro
  • fino a 35.000 euro → 75 euro
  • oltre 40.000 euro → 50 euro
  • se non si presenta l’ISEE → 50 euro

 Ci sono poi dei casi specifici per cui sono previste delle maggiorazioni, al di là della soglia ISEE.

Quanto dura?

Non c’è alcuna differenza tra i beneficiari dell’assegno, quindi la durata non cambia se viene rilasciato a un cittadino italiano o straniero. Si ha diritto a percepire l’assegno finché il figlio risulta a carico, anche se maggiorenne, ma fino al massimo al compimento del ventunesimo anno di età.

 

 

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