Il debutto del nuovo Contratto di Espansione

(foto Shutterstock)

Come il decreto Crescita interviene sulle ristrutturazioni aziendali

IL CASO TIM

È stata la Tim a dare la prima applicazione del contratto di espansione, la novità di recente introdotta dal decreto Crescita, che mira a favorire le assunzioni e allo sviluppo delle aziende.
La società, infatti, ha assunto 600 nuovi lavoratori e provveduto a ridurre l’orario di lavoro a 40.000 dipendenti.

IN COSA CONSISTE IL CONTRATTO DI ESPANSIONE

Si tratta di una nuova misura introdotta dal decreto Crescita (decreto legge 34/2019), in via sperimentale per gli anni 2019 e 2020.
Questo contratto è rivolto alle imprese di grandi dimensioni, con più di 1000 dipendenti, che intendono avviare processi di riorganizzazione, diretti al progresso e allo sviluppo tecnologico.
Tali processi devono comportare nuove assunzioni, a tempo indeterminato o in apprendistato professionalizzante, ma anche lo sviluppo delle competenze professionali dei lavoratori già assunti.

SUPERAMENTO DEL CONTRATTO DI SOLIDARIETÀ ESPANSIVA

Prima del decreto Crescita era stato introdotto il contratto di solidarietà espansiva, per favorire nuove assunzioni nelle aziende in espansione.
Al datore di lavoro venivano riconosciute delle agevolazioni contributive per ogni lavoratore assunto a tempo indeterminato, e soprattutto per le assunzioni dei giovani tra i 15 e i 29 anni.
Con il decreto Crescita il contratto di solidarietà espansiva viene superato e sostituito dal contratto di espansione.

COSA COMPORTA IL CONTRATTO DI ESPANSIONE

Il nuovo contratto di espansione prevede:

  • un programma di formazione e riqualificazione professionale: è un programma che deve contenere le misure necessarie a far conseguire al lavoratore le competenze tecniche idonee per le mansioni che dovrà svolgere. Il programma deve prevedere il reinserimento, nella stessa azienda o in altre imprese, dei lavoratori soggetti alla sospensione o alla riduzione di orario, nella misura non inferiore al 70 %;
  • un regime agevolato di accesso alla pensione: i lavoratori a non più di 60 mesi dalla pensione di vecchiaia, o dalla pensione anticipata, hanno diritto ad un’indennità mensile, commisurata alla pensione, a carico del datore di lavoro;
  • una riduzione dell’orario di lavoro: i lavoratori che non si trovano nelle condizioni di poter beneficiare delle agevolazioni pensionistiche avranno diritto ad una riduzione oraria e all’erogazione del trattamento di integrazione salariale fino ad un massimo di 18 mesi.

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi gratuitamente le ultime novità, le storie e gli approfondimenti sul mondo del lavoro.