La fiscalità di vantaggio per i fondi pensione

La fiscalità di vantaggio per i fondi pensione
(foto Shutterstock)

Il fondo pensione rappresenta un notevole risparmio per tutti i lavoratori che decidono di non mantenere il proprio Tfr in azienda

I fondi pensione, detti anche di previdenza complementare, sono un’opportunità per tutti i lavoratori.

Ciascun dipendente può decidere, in qualsiasi momento, di destinare il proprio TFR a uno dei suddetti.

La legge incoraggia questo tipo di scelta, prevedendo una fiscalità di vantaggio a favore dei lavoratori che, invece che lasciare il proprio TFR in azienda, optano per questa soluzione.

Che cosa sono?

Facciamo chiarezza e partiamo dalle definizioni. Il fondo pensione è un istituto di diritto privato che ha il compito di gestire tutte le quote di TFR che, su indicazione del lavoratore, vengono versate dall’azienda.

I proventi ottenuti provengono, per la maggior parte, proprio dai ratei di TFR dei lavoratori. Il suo compito istituzionale è quello di investire tali somme e garantire ai lavoratori la restituzione delle somme versate oltre agli interessi maturati, e di pagare agli stessi lavoratori una rendita pensionistica. 

Ciascun fondo, nell’ambito delle proprie finalità, si deve avvalere di intermediari professionisti. La tipologia di investimento e il relativo rischio sono invece decisi dal lavoratore.

L’attività dei fondi pensione è vigilata dalla COVIP, la Commissione Vigilanza Fondi Pensione.

Perché sono chiamati anche fondi di previdenza complementare?

Spesso sono utilizzati anche con questo sinonimo perché sono strettamente legati con la pensione: da un lato le somme vengono restituite quando il lavoratore matura il diritto alla pensione, dall’altro lato il fondo offre una rendita pensionistica che si aggiunge alla previdenza ordinaria pagata dall’Inps. 

Per questo motivo sono chiamati anche di previdenza complementare: garantiscono un assegno pensionistico che si somma a quello ordinario. 

Il Tfr viene sempre destinato qui?

No. La scelta spetta sempre al lavoratore. A partire dal 2007 ci sono due modi per destinare il proprio TFR a questo tipo di soluzione:

  1. adesione espressa: il lavoratore comunica all’azienda la propria volontà di devolvere i ratei del TFR a un determinato Fondo da lui prescelto;
  1. adesione tacita: se il lavoratore, entro sei mesi dall’instaurazione del rapporto di lavoro, non esprime alcuna volontà, né comunica di voler tenere il TFR in azienda, le somme maturate a tale titolo vengono automaticamente devolute al fondo istituito dal contratto collettivo applicato in azienda.

La scelta è irrevocabile: una volta deciso di destinare il proprio TFR a un fondo pensione, non è più concesso farlo tornare in azienda, nemmeno in caso di instaurazione di un nuovo rapporto di lavoro. Viceversa, è sempre possibile cambiare idea e passare dal TFR in azienda al versamento del TFR in un fondo.

Vantaggi fiscali

Il legislatore promuove la previdenza complementare anche attraverso una fiscalità di vantaggio.

L’obiettivo è chiaro: rendere più conveniente la scelta, da parte dei lavoratori, di destinare il proprio TFR a un fondo pensione.

Perché è più conveniente? Perché sono previste delle aliquote di tassazione molto più basse rispetto a quelle applicate al TFR normale.

 Infatti, le somme pagate a titolo di TFR sono soggette alla tassazione ordinaria con le aliquote in vigore al momento del pagamento: oggi l’aliquota più bassa è del 23%.

 Invece, per le somme versate dal fondo è prevista una tassazione massima del 15% e che, diminuendo dello 0,3% ogni anno, arriva dopo 35 anni al 9%.

 Ciò significa che, dopo vent’anni, il lavoratore sulle stesse somme può pagare meno della metà delle tasse.

 Non solo. C’è un’aliquota di favore anche per gli investimenti del fondo: sono tassati con massimo il 20%, rispetto al 26% che si applica alla maggior parte delle forme ordinarie di risparmio finanziario. 

 

 

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