Licenziamento per reati commessi nella vita privata: è legittimo?

Licenziato dopo la condanna per violenza sessuale
(foto Shutterstock)

La Cassazione ha ribaltato le sentenze di primo e secondo grado che avevano disposto la reintegra del lavoratore condannato in sede penale

È legale il licenziamento per reati commessi nella vita privata?​ 

Sì, il licenziamento per reati commessi nella vita privata è legale.

Più in generale, si parla di rilevanza della condotta extralavorativa ai fini del licenziamento. Questo significa che non solo i reati, ma anche altri comportamenti che possono danneggiare l’immagine dell’azienda possono portare al licenziamento.

La Corte di Cassazione ha ribadito che il comportamento illecito al di fuori del lavoro può avere conseguenze disciplinari, perché come lavoratore non devi solamente svolgere il tuo lavoro, ma anche a non compromettere il rapporto di fiducia con il datore di lavoro.

Se il comportamento è sufficientemente grave, l’azienda può decidere per il licenziamento.

Le condotte extralavorative possono condurre al licenziamento

Sì, anche una condotta extralavorativa può portare al licenziamento.

Non devi solo rispettare gli obblighi legati al tuo lavoro, ma anche quelli “accessori”, che includono il dovere di non danneggiare gli interessi morali e materiali dell’azienda.

Questo significa che anche comportamenti commessi nella vita privata possono giustificare un licenziamento disciplinare, se mettono a rischio il rapporto di fiducia con il datore di lavoro.

Licenziamento per reato penale: il caso 

Nel caso esaminato dalla Corte di Cassazione, un’azienda aveva licenziato un dipendente per gravi reati commessi nella vita privata, tra cui maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale.

Al termine del processo, la Suprema Corte ha confermato le decisioni di primo e secondo grado, dichiarando legittimo il licenziamento per la condotta extralavorativa del lavoratore.

Con la sentenza n. 31866 del dicembre 2024, la Cassazione ha stabilito che una condotta extralavorativa con rilevanza penale, sfociata in una condanna irrevocabile, può giustificare il licenziamento per giusta causa. Questo perché comportamenti caratterizzati da violenza e sopraffazione, anche in ambito familiare, ledono irrimediabilmente il rapporto di fiducia tra il lavoratore e l’azienda.

Secondo i giudici, i fatti accertati in sede penale erano così gravi da far venir meno la fiducia del datore di lavoro nel corretto adempimento futuro delle mansioni, anche considerando eventuali precedenti disciplinari.

Il licenziamento conseguente a un grave reato è legittimo anche se i fatti sono risalenti nel tempo

Quando si valuta un licenziamento per condotta extralavorativa, è fondamentale considerare l’incidenza del fatto sul rapporto di fiducia tra te e il datore di lavoro. Anche se è passato del tempo tra l’episodio, la sua scoperta e l’avvio del procedimento disciplinare, la perdita della fiducia può comunque giustificare il licenziamento.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14114 del 2023, ha confermato la legittimità di un licenziamento basato su fatti commessi dieci anni prima. Il caso riguardava episodi di violenza sessuale su una minore, e secondo i giudici, la gravità della condotta non può diminuire solo per il tempo trascorso.

Secondo la Corte, un comportamento così grave è sempre idoneo a ledere il vincolo fiduciario, indipendentemente da quando e dove sia stato commesso. Se, poi, il tuo lavoro ti mette a contatto con il pubblico, il datore di lavoro ha ancora più ragioni per ritenere compromessa la fiducia e procedere con il licenziamento.

 

Leggi anche:

Che cos’è la contestazione disciplinare?

Matrimonio e licenziamento: quali tutele?

Quando un licenziamento è nullo: casi e tutele per il lavoratore

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi gratuitamente le ultime novità, le storie e gli approfondimenti sul mondo del lavoro.