Le aziende possono attivare la procedura di mobilità in determinate situazioni di crisi licenziando una parte del personale
Spesso si parla di mobilità lavorativa in situazioni di crisi economica o organizzativa di un’azienda. In questi casi, la mobilità viene intesa come la possibilità di spostare il personale in altre sedi o assegnargli nuove mansioni, con l’obiettivo di evitare licenziamenti e mantenere il livello occupazionale.
Questo tipo di intervento deve rispettare le regole previste dai contratti collettivi e dalla legge, e tu, come lavoratore coinvolto, hai diritto a essere informato in anticipo e a partecipare alle procedure che l’azienda sta attivando.
La mobilità per crisi aziendale è quindi uno strumento straordinario, pensato per affrontare momenti difficili e temporanei del mercato.
La procedura di mobilità lavorativa si attiva quando un’azienda, a seguito dell’avvio della Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) o di licenziamenti collettivi in contesti con più di 15 dipendenti, non riesce più a garantire lavoro a tutti. In queste situazioni, la mobilità ha lo scopo di offrire un sostegno economico temporaneo a chi perde il posto, in attesa di una nuova occupazione.
Fino al 2016 era prevista un’indennità specifica, chiamata “Indennità di mobilità”, che veniva erogata dall’INPS. Oggi questa misura non esiste più: se ti trovi in questa situazione, puoi accedere esclusivamente alla NASpILa “Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego” (NASpI) è un’indennità mensile di disoccupazione, istituita in relazione agli eventi di disoccupazione involontaria che si sono verificati dal 1° maggio 2015. More, l’indennità di disoccupazione.
La Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) è una misura rivolta alle aziende che si trovano in specifiche situazioni. Può essere attivata quando l’impresa ha bisogno di avviare una riorganizzazione o riconversione, ad esempio con l’introduzione di nuovi macchinari o cicli produttivi, oppure una ristrutturazione legata a progetti di innovazione, come fusioni o acquisizioni.
Inoltre, può essere richiesta in caso di crisi aziendali o durante procedure concorsualiRegolano i rapporti tra azienda e creditori per dare una soluzione allo stato di crisi aziendali, come in caso di fallimento. More. La CIGS può interessare l’intera forza lavoro o solo una parte di essa, come un ufficio o un reparto specifico.
In questi casi, l’INPS interviene pagando un’indennità mensile legata alla sospensione o alla riduzione dell’orario di lavoro. Non tutte le imprese possono richiederla perché è riservata ad aziende con determinati requisiti.
Un’altra ipotesi ricorrente è quella dei licenziamenti collettivi, che si verificano quando vengono licenziati almeno cinque lavoratori, nell’arco di 120 giorni, all’interno della stessa unità produttiva o della stessa provincia, se ci sono più sedi.
Quando un’azienda è in Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) o decide di procedere a licenziamenti collettivi, deve prima fare una valutazione interna e individuare quanti lavoratori sono in esubero. A questo punto si apre la procedura di mobilità: l’azienda invia una comunicazione di avvio ai sindacati, ai rappresentanti sindacali presenti in azienda e all’Ispettorato Territoriale del Lavoro (ITLSono gli uffici provinciali dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, l’agenzia che si occupa a livello statale della tutela e della sicurezza sui luoghi di lavoro. More).
Segue poi un confronto con le parti sociali, noto come esame congiunto. È un passaggio fondamentale, che serve a cercare un’intesa per ridurre l’impatto dei licenziamenti. Se alla fine dell’esame congiunto non si raggiunge un accordo, l’azienda deve passare alla cosiddetta fase amministrativa, durante la quale si confronterà con le istituzioni competenti (Regione, Provincia o Ministero).
Terminata questa fase, l’azienda può procedere con i licenziamenti, ma è obbligata a rispettare i termini di preavviso stabiliti dal contratto collettivo applicato.
Quando un’azienda deve scegliere quali lavoratori licenziare, non può farlo in modo arbitrario. Deve invece rispettare criteri oggettivi, previsti dalla legge o concordati con i sindacati. Se non ci sono accordi specifici, si applica l’articolo 5 della Legge n. 223/1991, che indica tre criteri principali da seguire:
Il datore di lavoro deve applicare questi parametri in modo coerente, trasparente e verificabile, senza favoritismi o discriminazioni. In caso contrario, il licenziamento può essere impugnato.
Con la legge Fornero è stata abrogata quella che era l’indennità speciale per chi avesse subito il licenziamento dopo una procedura di mobilità. Ai lavoratori licenziati dal 31 dicembre 2016 in poi, spetta solo la NAspI.
Questo non esclude però la presenza di ulteriori aiuti o indennità previste dal datore e dai sindacati nell’accordo di mobilità, come per esempio i servizi di outplacement, coaching e così via dicendo.
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