Il Parlamento Europeo ha approvato la Direttiva sull’obbligo di introdurre un minimo salariale per tutti i lavoratori
«Adeguato» e «dignitoso» sono i due aggettivi al centro della Direttiva dell’Unione Europea sul salario minimo. Una forma di tutela universale per tutti i lavoratori comunitari.
Il 19 ottobre 2022 il Parlamento Europeo ha approvato la Direttiva sul salario minimo. Gli Stati sono obbligati, nel giro di meno di un anno, a introdurre una normativa sul salario minimo garantito.
È la prima volta che l’Unione Europea entra nel merito sul tema degli stipendi. Non indica un importo monetario, ma dichiara che lo stipendio minimo deve essere «adeguato» e «dignitoso», a seconda delle mansioni e del settore di appartenenza.
Secondo la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen «Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro paghi».
La normativa europea sul salario minimo obbliga gli Stati membri ad adottare leggi che garantiscano una retribuzione adeguata, proporzionata alla quantità e qualità del lavoro, e che permetta una vita dignitosa.
A quanto ammonta il salario minimo? La Direttiva approvata dal Parlamento Europeo non indica alcuna cifra. Chi si aspettava una quantificazione monetaria è rimasto deluso. D’altra parte sarebbe stato impossibile prevedere un importo minimo uguale per tutta l’Unione, considerata la diversità degli Stati che la compongono e il diverso costo della vita in tutto il territorio.
No, in Italia non esiste il salario minimo. L’ Italia, assieme all’Austria, a Cipro e ai Paesi scandinavi è tra i Paesi che non hanno ancora introdotto il salario minimo.
Tuttavia, è opportuno ricordare che la nostra Costituzione prevede una norma (inderogabile) che rappresenta un principio fondamentale nella regolamentazione dello stipendio: l’articolo 36 prevede che «Il lavoratore abbia diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa».
Questo testo ti consente di agire in giudizio tutte le volte in cui ritieni di aver ricevuto una retribuzione inferiore al minimo previsto dai contratti collettivi di settore.
Gli Stati membri devono applicare i principi e le indicazioni contenute nella Direttiva. Ad esempio, per quanto riguarda l’Italia, significa che Governo e Parlamento devono mettersi al lavoro per presentare un progetto di legge che recepisca tutte le indicazioni contenute nella Direttiva. Se non viene presentata, lo Stato si espone a una «procedura di infrazione».
Le modalità di attuazione sono due:
Negli ultimi anni si parla sempre di più di salario minimo nei Paesi europei, e ogni nazione lo affronta a modo suo. Il salario minimo in Germania è stato introdotto nel 2015 e da allora è aumentato più volte e oggi è pari a circa 13 € lordi all’ora.
In Francia, invece, esiste da decenni ed è rivalutato ogni anno in base al costo della vita: il salario minimo mensile full time è di circa 1.800 € lordi. La Svizzera fa eccezione: non ha un salario minimo nazionale, ma alcuni cantoni lo hanno approvato tramite referendum: ad esempio, a Ginevra, il salario minimo orario è pari a 24,32 franchi svizzeri.
Il tema del salario minimo ha sempre diviso gli esperti del mercato del lavoro. Da un lato, coloro che sostengono che l’introduzione di un salario minimo risolverebbe il fenomeno del dumping contrattuale, ossia della corsa al ribasso del costo del lavoro.
Altri sostengono che in realtà la normativa potrebbe essere elusa ricorrendo a figure di subordinazione attenuata, come le finte Partite IVA o prestazioni occasionali.
Altri ancora ritengono che una simile normativa comporterebbe un inevitabile aumento dei costi al rialzo, con conseguente calo dell’offerta di lavoro. Resta inteso, in ogni caso, che la fissazione di un salario minimo inderogabile rappresenta un forte sostegno al potere di acquisto dei lavoratori.
La realizzazione pratica del salario minimo non è un’operazione semplice. Ci sono molti aspetti problematici da affrontare che possono ostacolare una repentina ed efficace adozione di un sistema comune di salario minimo inderogabile.
Innanzitutto, l’Unione Europea è composta da Paesi con sistemi sociali, produttivi e qualità/costo della vita diversi tra loro.
Per fare un esempio, pensa alle differenze tra i Paesi scandinavi e gli Stati mediterranei o quelli dell’Est Europa.
Un altro problema è legato alla possibile delega alla contrattazione collettiva: anche in questo caso la rappresentanza sindacaleÈ un organismo di rappresentanza, all’interno dell’azienda, dei lavoratori iscritti ad un sindacato. More in Europa è composta da varie sigle, che operano nei singoli Stati con influenza e rappresentatività diverse a seconda dei vari Paesi. Fermo restando il rischio che si propongano sul mercato sindacati pirata con proposte al ribasso del salario minimo.
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