Addio smart working per i genitori del settore privato

Smart working genitori

Dal 1° aprile 2024 non esiste più il diritto allo smart working per i lavoratori fragili

Smart working genitori  under 14: cos’è 

Non solo tra gli addetti ai lavori, ormai era entrato nel linguaggio comune degli italiani, a tal punto da essere abbreviato con sigle all’apparenza prive di significato: stiamo parlando dello “smart working genitori under 14”, ossia l’abbreviativo per “smart working per i lavoratori genitori di figli under 14 anni”. 

Per un lungo periodo lo smart working per i genitori con figli under 14 è stato un vero e proprio diritto. Cioè: se avevi figli minori di quell’età potevi rivendicare il diritto a lavorare da casa (se le mansioni erano compatibili con il lavoro da remoto, ovviamente). Il diritto allo smart working per genitori under 14 è cominciato 4 anni fa, nel periodo di poco successivo all’emergenza pandemica. Tuttavia, dal 1° aprile 2024 non c’è più alcun diritto a lavorare da remoto.

Scaduta la proroga smart working genitori under 14 

Non è stata concessa la proroga dello smart working per i genitori under 14: dal 1° aprile 2024 in quanto lavoratore genitore non puoi più reclamare alcun diritto di lavorare da remoto. 

In molti rimpiangono i momenti in cui la semplice circostanza di avere un figlio di età inferiore ai 14 anni permetteva di lavorare da remoto. Un vero e proprio diritto allo smart working, soggetto alla sola condizione della possibilità di svolgere le mansioni lavorative da remoto. Questo diritto però non esiste più poiché non è più stata prevista alcuna proroga allo smart working genitori under 14.

Smart working mamme 2024: cosa cambia dal 1° aprile 2024

Se non è stata adottata alcuna proroga per lo smart working per i genitori under 14, cosa cambia dal 1° aprile 2024? È una domanda che si pongono specialmente le lavoratrici mamme in smart working, sulle quali troppo spesso ricade la gestione dei figli minori. 

Lo smart working per le mamme lavoratrici è ora soggetto alla disciplina ordinaria prevista dal decreto legislativo numero 81 del 2017. Le mamme possono lavorare in smart working solo se c’è il consenso dell’azienda. 

Infatti, dal 1° aprile 2024 questa modalità di lavoro può essere utilizzata solo se c’è l’accordo tra azienda e lavoratrice. In altri termini, significa che non puoi più rivendicare alcun diritto allo smart working nei confronti dell’azienda. D’altra parte, l’azienda non può più importi, in via unilaterale, di lavorare da remoto.

Smart working: quali diritti per genitori lavoratori?

La mancanza di un vero e proprio diritto a lavorare da remoto è sicuramente una circostanza sfavorevole per te se sei un genitore. La mancata proroga dello smart working per i  genitori under 14 potrebbe averti costretto a modificare le tue abitudini, ritornare in presenza e affrontare lunghi tragitti casa – lavoro.

Tuttavia, ci sono alcune forme di tutela proprio per chi è genitore. Attenzione: non si tratta di un vero e proprio diritto allo smart working com’era in passato, ma sono delle previsioni normative che è opportuno conoscere e che eventualmente possono essere reclamate da te.

Considerando l’articolo 18 del decreto legislativo 81/2018, i datori di lavoro sono tenuti a riconoscere priorità alle richieste di lavorare in smart working avanzate da:

  • lavoratrici e dai lavoratori con figli fino a 12 anni di età o senza alcun limite di età nel caso di figli in condizioni di disabilità ai sensi della legge 104;
  • lavoratori con disabilità in situazione di gravità accertata ai sensi della legge 104.

La disposizione poi prevede che “qualunque misura adottata in violazione della precedente previsione è da considerarsi ritorsiva o discriminatoria e, pertanto, nulla”.

Come si applica in concreto questa norma? Come visto, non si tratta di un diritto allo smart working, ma di un diritto di precedenza rispetto a colleghi che non hanno figli under 12 o con disabilità. Quindi, se l’azienda decide di adottare lo smart working, deve dare la precedenza a queste categorie di persone.

Se viene violato questo ordine di priorità, potresti impugnare il diniego, denunciando il mancato riconoscimento del diritto di precedenza previsto dalla norma.

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