Fabbricanti di app, designer di scarpe, stilisti che tagliano con il laser e cuciono tessuti ricavati dai rifiuti. Così cambia l’artigianato
Si moltiplicano le nuove professioni, sempre più orientate alla tecnologia ma anche alla sostenibilità ambientale e al riuso creativo. Ed evolvono, al contempo, alcune professioni della tradizione, che stanno conoscendo una seconda giovinezza. Oggi gli artigiani 4.0 sono tantissimi: dai patiti di informatica che inventano nuove app per gli smartphone ai giovani architetti che lavorano nei “Fablab” (moderne officine della fabbricazione digitale), dai calzolai che diventano “manutentori della calzatura” ai sarti che uniscono artigianato e tecnologia della manifattura 4.0. Molto fa la creatività personale, ma per i giovani che intendono inseguire queste carriere si moltiplicano anche luoghi e corsi di formazione.
Tra questi luoghi ci sono sicuramente i FabLab, che alla lettera significa “laboratori di fabbricazione” (fabrication laboratory). Il neologismo è stato coniato da Neil Gershenfeld, professore di fisica del Mit di Boston, che per primo ne ha formulato il concetto. Dagli anni duemila in poi il modello si è diffuso in tutto il mondo: oggi in Italia i Fablab sono una settantina, diffusi da Milano a Matera, e coinvolgono a vario titolo circa 2 milioni e mezzo di utenti. Sono luoghi di condivisione, formazione, creazione: all’interno si riuniscono giovani maker (ingegneri, fisici, designer) che con una semplice stampante 3d possono produrre un prototipo di «almost everything» (quasi tutto), come disse Gershenfeld.
Ma l’innovazione ha ormai invaso anche l’area dei mestieri più tradizionali. Un esempio? Il ciabattino delle fiabe è ormai quasi scomparso, con l’eccezione di poche botteghe ancorate alla tradizione. Ma nell’era digitale anche questa professione necessita di figure e competenze nuove. E così in Veneto (provincia di Padova) è nato il Politecnico Calzaturiero, con un suo proprio Fablab e i corsi di formazione. Alla “Scuola di Design e Tecnica della Calzatura e della Pelletteria” si diventa designer, tecnico e modellista di scarpe e borse. Si imparano le nuove tecnologie per la progettazione, le metodologie per il controllo della qualità e il funzionamento degli strumenti per la gestione e il controllo dei processi. Lo stesso Politecnico, in collaborazione con Confartigianato, Calzolai 2.0 e Istituto Veneto per il Lavoro hanno fondato l’Academy nazionale dei calzolai, che oggi si occupa di aggiornamento professionale ma in futuro formerà i nuovi tecnici della riparazione e manutenzione della calzatura.
Anche nel tessile l’innovazione è entrata ormai a gamba tesa, con un uso della tecnologia ampio e trasversale. All’Its Moda di Pescara – solo per citare un esempio – c’è il corso di Sartoria Digitale 4.0. Si impara a realizzare abiti ed accessori con la tecnica del “body scanner 3d”, ad utilizzare software creati per il fashion design, a realizzare accessori con la stampa 3d e tagliare i pattern con il laser. Anche quello dei materiali è un universo tutto da scoprire, con fibre naturali e tessuti ecosostenibili. E mentre si moltiplicano le imprese che producono abiti compostabili, altre puntano sul riciclo. Come adidas, che ha trasformato la plastica da rifiuto a materiale per lo sportswear, o come Safilo, che per riciclare la plastica per le montature degli occhiali ha stretto un accordo con la nota startup The Ocean Cleanup.