Come motivare un team? Usando le parole giuste al momento giusto

Motivare il proprio team: manager parla a un tavolo con le sue persone
(foto Shutterstock)

La comunicazione motivazionale incoraggia le persone a dare il massimo e crea un clima collaborativo. Ecco le frasi che fanno la differenza

Per chi gestisce persone, una delle competenze più importanti da possedere e saper utilizzare è certamente quella comunicativa. Pilastro fondamentale per la creazione di team coesi, se caratterizzata da un linguaggio motivazionale e potenziante permette di raggiungere performance di alto livello. 

Perché comunicare bene impatta sulle prestazioni? Come può l’utilizzo di certe parole, incidere sulle persone e sul gruppo di lavoro? Vediamolo insieme.

Competenze comunicative: le fondamenta per la gestione dei team

Possedere competenze comunicative nei luoghi di lavoro è indispensabile per creare rapporti professionali proficui e orientati ai risultati. Queste competenze comprendono l’ascolto attivo che permette di entrare in “connessione” con l’altra persona: significa prestare intenzionalmente interesse e attenzione al nostro interlocutore e al suo messaggio (non solo verbale), non trascurando peraltro il contatto visivo e sensoriale

Saper comunicare bene in azienda richiede inoltre: 

  • chiarezza espositiva
  • assenza di giudizio e di interpretazione 
  • la dichiarazione degli obiettivi da raggiungere insieme 
  • una buona dose di empatia
  • l’utilizzo della riformulazione e del feed-back costruttivo.

Già questo basterebbe per ridurre drasticamente i conflitti, migliorare i flussi informativi e costruire il benessere del Team.

Quali funzioni assolve una comunicazione motivazionale efficace?

  • informare e fornire dati per decidere e agire;
  • dirigere, per andare nella direzione desiderata;
  • formare i propri collaboratori;
  • rafforzare le relazioni interpersonali-professionali, condividere valori e cultura aziendale;
  • creare un buon clima organizzativo;
  • coinvolgere per trattenere i talenti, aumentare la fedeltà;
  • emozionare e coinvolgere per far sentire le persone protagoniste dei successi raggiunti e di quelli da raggiungere;
  • motivare per procedere verso l’azione, raggiungere risultati, diventare più coesi.

Sugli ultimi tre punti, vale la pena soffermarsi: il modo in cui un team leader, attraverso la comunicazione, può coinvolgere e motivare le persone per farle diventare più unite e coinvolte fa la differenza. Le parole possono fare tanto, sono “magiche”, possono creare la realtà.

Infatti, una comunicazione motivazionale, con il conseguente utilizzo di un linguaggio ad hoc, arriva a ispirare, incoraggiare e motivare i collaboratori, stimola l’azione, sostiene l’impegno. A vantaggio del benessere e produttività. Include spesso parole e frasi che impattano sulla persona, promuovendo l’autonomia e il cambiamento, spingendola a superare sfide e raggiungere obiettivi.

Le frasi che fanno la differenza e il rischio del depotenziamento

Comunicare è mettere in relazione, connettere collaboratori e capi. Il modo in cui lo si fa, soprattutto da parte di un team leader o titolare, alimenta il coinvolgimento, la fiducia, la motivazione. Mattoni importanti per un buon clima aziendale, che determina lo stato di benessere di chi vive e opera nell’organizzazione.

Parlando di linguaggio, il fatto che un responsabile HR sappia come utilizzare correttamente frame linguistici, fa la differenza: un frame fa riferimento a come le parole, le espressioni, la costruzione della frase stessa (poi comunicata), possa influenzare il pensiero e il comportamento dei collaboratori. Ha attinenza al modo in cui si possono presentare le informazioni, i dati, le emozioni: è un’azione di modellamento della prospettiva, determinando come percepiamo e interpretiamo una certa situazione.

Un titolare poco attento, o meglio non consapevole, che utilizza un linguaggio o frasi depontenzianti, produce effetti “catastrofici” sui membri di un team: calo della fiducia, abbassamento dell’autostima, senso di incompetenza, disimpegno, dimissioni.

Il linguaggio di chi critica in maniera non costruttiva, di chi tratta le persone come oggetti e le svaluta, di chi minimizza gli sforzi e i successi, di chi non fornisce sostegno, peggiora il clima aziendale e la produttività.

Vediamo alcuni esempi di linguaggio depotenziante:

  • critica non costruttiva: “Il tuo lavoro è insoddisfacente. Non raggiungi mai gli standard”
  • minimizzazione: “Hai completato il progetto, ma è il minimo che potessi fare”
  • aspettative irrealistiche: “Mi aspettavo molto di più da te. Non so se sei all’altezza di questa posizione”
  • mancanza di riconoscimento: “Non vedo perché dovresti essere elogiato per fare il tuo lavoro. É ciò per cui ti pago”

Potremmo continuare con tanti altri frame e le sensazioni che si provano sarebbero sempre le stesse: rabbia, ansia, stress, demotivazione, sfiducia.

È sostenibile? Assolutamente no!

Per contro, l’utilizzo di un linguaggio potenziante permette di andare oltre… e impatta sul modo in cui si può creare la realtà: persone ingaggiate, team coesi, miglior clima organizzativo.

I vantaggi della comunicazione potenziante   

Il linguaggio potenziante, anche noto come linguaggio positivo o assertivo, si focalizza sull’uso di parole che incoraggiano e creano un ambiente relazionale costruttivo.

Un Team leader attento e allenato al potenziamento e alla motivazione dei collaboratori utilizza frasi che possono modificare la percezione del sé, che producono cambiamenti sul proprio livello di autostima, autonomia, responsabilità, valore personale: permette una nuova visione delle cose e delle relazioni.

Il linguaggio potenziante:

  • è intriso di fiducia, speranza e positività
  • enfatizza la responsabilità personale e il fatto che si può avere il controllo, nei limiti del caso, sul proprio operato e sulle decisioni
  • permette un ascolto attivo, la comprensione delle emozioni altrui, la connessione emotiva
  • necessita di – e produce – chiarezza, cerca le soluzioni
  • dimostra sostegno e incoraggiamento, riconoscendo gli sforzi ed i successi del singolo e del team, supportando le sfide
  • tiene conto degli obiettivi da raggiungere, sostenendo i collaboratori a tirar fuori il loro potenziale
  • impatta positivamente sul clima aziendale.

Sono “frasi magiche”, che possono portare alla riflessione e al cambiamento dei bias cognitivi, ossia convinzioni, modi di vedere la realtà, tipici di quei collaboratori che hanno un locus of control esterno, la cui sfera di influenza è ancora limitata. La responsabilità è quindi condivisa tra responsabili HR e dipendenti: ma insieme si può andare lontano.

Frasi per motivare un dipendente: alcuni esempi di linguaggio potenziante

Ecco alcuni utili esempi di linguaggio potenziante, che vengono in aiuto nel processo motivazionale professionale, individuale e di team.

Se si parla con un collaboratore, a seconda dell’obiettivo, si offre un potenziamento e si può porre una domanda per coinvolgere responsabilmente la persona nella strategia/azione da portare avanti:

  • aumento dell’autonomia: “Hai dimostrato grande autonomia nelle tue precedenti sfide lavorative. Come possiamo investire su queste tue abilità per raggiungere i tuoi ed i nostri obiettivi?”
  • riconoscimento delle competenze: “Le tue competenze nel gestire situazioni complesse sono notevoli. In che modo possiamo utilizzare queste abilità per affrontare le sfide attuali?”
  • sviluppo professionale: “Hai un grande potenziale di crescita professionale. Quali sono gli obiettivi che vorresti raggiungere nella tua carriera e come può l’azienda supportarti in questo percorso?”
  • gestione dello stress: “Affronti situazioni stressanti con resilienza. In che modo possiamo migliorare questa strategia insieme?”
  • valorizzare le idee: “Siamo felici che tu condivida con noi le tue idee. Per l’azienda è una grande opportunità confrontarsi ed ascoltare i propri collaboratori”.

Frasi per motivare un team: cosa dire in base all’obiettivo

Se destinatari di un linguaggio potenziante sono i team, ecco alcune frasi che si possono proporre in base all’obiettivo:

  • promuovere la collaborazione: “Il vostro impegno come gruppo è straordinario. Per noi il valore della collaborazione è importante. Possiamo raggiungere insieme obiettivi sfidanti. Cosa vi metterebbe in condizione di collaborare al meglio?”;
  • dare risalto ai punti di forza del team: “Il nostro team è stato magistralmente in grado di gestire sfide complesse. Quali sono i punti di forza che possiamo capitalizzare per migliorare ulteriormente le performance?”;
  • incentivare l’innovazione: “Siete un gruppo creativo e innovativo. Per noi il fluire delle idee e il modo in cui vi approcciate a queste, è degna di merito, è un valore aggiunto! Cosa possiamo fare in questo caso?”;
  • promuovere il feedback costruttivo: “Apprezziamo la vostra capacità di fornire feedback di valore. Per noi è importante che riusciate a confrontarvi tra voi, in un’ottica di confronto e crescita”;
  • empowerment: “Ognuno di voi nel team ha un ruolo fondamentale. Riusciamo a raggiungere i risultati insieme. Siamo orgogliosi di avervi nella nostra organizzazione”.

Si potrebbe continuare con altri esempi: ciò che si comprende è la potenza del linguaggio, gli effetti che produce su chi li ascolta, in termini di emozioni, senso di potenza, di sfida e di ingaggio. Le “carezze” verbali offrono riconoscimento di sé come persona, come professionista, come membro di un team. Allora vale proprio la pena utilizzarle.

In quest’ottica, motivare i collaboratori e farsi seguire diventa molto più semplice: creare le condizioni di benessere e partecipazione, favorirà il clima aziendale e l’incremento di produttività.

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