CORONAVIRUS, LE INTERVISTE ALLE AZIENDE: ACEGAS APS AMGA

(in foto Marcello Rita, Responsabile Personale, Organizzazione e Facility Management di AcegasApsAmga)

Marcello Rita, Responsabile Personale, Organizzazione e Facility Management della multiutility: le azioni mirate per ridurre i contatti e la comunicazione interna sono stati i fattori di successo nella gestione dell’emergenza

Continuano le interviste di Laborability alle aziende alle prese con la crisi da coronavirus. Oggi è la volta di un’altra società che, come le precedenti che ci hanno raccontato quali azioni stanno portando avanti, deve rimanere attiva sul territorio a servizio di tutti i cittadini.
Parliamo di AcegasApsAmga, prima multiutility del Nordest, controllata del Gruppo Hera, che opera nei settori ambientale, idrico, e nella distribuzione di gas ed energia elettrica in Veneto e Friuli Venezia Giulia. 
Oltre a ciò, la società realizza progetti di efficientamento energetico e di illuminazione pubblica su tutto il territorio nazionale, tramite le controllate ASE ed Hera Luce; ed è anche il secondo operatore gas della Bulgaria, con attività nella vendita e nella distribuzione di gas metano.

AcegasApsAmga occupa 1.800 persone, anch’esse parte della squadra del Gruppo Hera, che comprende complessivamente circa 9.000 lavoratori.
L’attuale società è nata dall’unione di più ex municipalizzate del Nordest: a partire dal 2003, con l’aggregazione di Acegas di Trieste e Aps di Padova, a seguire poi, nel 2013, con l’entrata nel Gruppo Hera, e infine, nel 2014, con l’ingresso di Amga di Udine.

Marcello Rita, Responsabile Personale, Organizzazione e Facility Management di AcegasApsAmga, ci ha raccontato quali strategie ha attuato la società in Italia e in Bulgaria per garantire alla comunità la continuità dei servizi. Ad esempio: distribuzione del gas, dell’energia elettrica, dei servizi ambientali – come spazzamento, raccolta e smaltimento rifiuti, o relativi a fognatura e depurazione –, gestione dell’illuminazione pubblica, di riscaldamento e raffrescamento di edifici pubblici e privati.

Marcello Rita, una società come AcegasApsAmga, che svolge servizi pubblici essenziali, quali azioni ha messo in campo per i propri dipendenti e clienti nella gestione della crisi?

«Fin dalle prime notizie di contagio in Italia il Gruppo Hera si è attivato con il proprio comitato di crisi trasversale, in cui sono stati coinvolti sia i responsabili del servizio di prevenzione e protezione delle varie aziende del Gruppo sia i medici competenti. Abbiamo attivato dei canali di comunicazione tramite delle note diramate periodicamente ai dipendenti, che stiamo tutt’oggi continuando ad inviare, per informarli dei provvedimenti messi in campo dal gruppo. Abbiamo inoltre attivato una casella di posta elettronica dedicata ai quesiti da parte dei dipendenti, che ricevono delle risposte individuali. I principali quesiti e le relative risposte vengono poi inserite nel portale aziendale a disposizione di tutti i colleghi.

Abbiamo messo in campo tutte quelle azioni di igiene e sicurezza, come per esempio la pulizia approfondita degli uffici, facendo diversi passaggi in un giorno, o utilizzando prodotti maggiormente aggressivi negli spazi comuni. Abbiamo diradato o eliminato fin da subito le riunioni in presenza e le trasferte, se non laddove fossero necessarie alla continuità del servizio.

Abbiamo implementato da alcuni anni la modalità di lavoro in smart working, che era utilizzata in media da 65 persone per ciascuna giornata. Ad oggi i lavoratori in smart working sono passati a 3.300 mediamente nella giornata.

Per la natura dei servizi che gestiamo non tutti i nostri colleghi possono lavorare da casa, per cui abbiamo adottato delle misure interne di distanziamento delle scrivanie e attivato delle misure più organizzative, connaturate al servizio che eroghiamo.
Negli sportelli aperti al pubblico abbiamo posizionato dei pannelli di plexiglass, così da creare una barriera fisica tra i colleghi e il cliente, per la sicurezza di entrambi.

Abbiamo attivato la modalità di partenza da casa con destinazione sul cantiere. Modalità già in uso, ma di cui abbiamo triplicato l’utilizzo. Ovvero, il dipendente operativo parte direttamente da casa con il proprio furgone e si reca sul cantiere. Abbiamo istituito squadre fisse, limitando la rotazione tra gli addetti, e abbiamo diradato la presenza in spogliatoio, sia tramite appunto la partenza da casa con destinazione sul cantiere, sia tramite lo scaglionamento dei turni per quei dipendenti – come gli addetti ai servizi ambientali, della fognatura e depurazione – che devono passare per forza attraverso lo spogliatoio, in quanto addetti a un’attività soggetta a rischio biologico nella normalità. 

Abbiamo implementato e diffuso ulteriormente le modalità di “dispacciamento” del lavoro tramite tablet o smartphone già in uso, destinandole ad una platea molto più ampia di addetti».

Che azioni avete previsto in caso di eventuali contagi tra il personale? 

«Per noi è stato necessario immaginare e creare degli scenari di servizio qualora venissero limitati anche i servizi pubblici essenziali, nella quantità o nella qualità, qualora ci trovassimo in carenza di personale, dovuta a quarantena o addirittura contagio, e qualora ci trovassimo in restrizione rispetto alla libertà di circolare dei nostri addetti. Tutti questi scenari sono stati immaginati con delle gradualità per poterli applicare in situazioni differenti.

Abbiamo avuto anche noi i primi contagi già negli ultimi giorni di febbraio, li abbiamo affrontati sempre comunicando con tutte le persone, sia quelle contagiate sia quelle conseguentemente poste in quarantena. In occasione dei primi contagi abbiamo avuto una platea ampia di persone in quarantena, poiché erano state a stretto contatto con quelle contagiate. In relazione agli ultimi contagi abbiamo un numero veramente esiguo, sempre calante e, nell’ultimo caso pari a zero. Ciò significa che le misure messe in campo in questi giorni e in queste settimane hanno funzionato e stanno funzionando».

Quali sono stati i fattori di successo nella gestione dell’emergenza? 

«Sicuramente la comunicazione con i dipendenti e con i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Ha permesso di creare condivisione e consapevolezza, necessarie in questo settore, perché i nostri addetti devono continuare a fornire il servizio pubblico e a presidiare gli impianti. Noi abbiamo visto che comunicando, spiegando quello che si sta facendo, anche in una situazione di crisi, le persone tendenzialmente si fidano e si sentono più tranquille. Quindi, sì, credo che comunicazione e consapevolezza siano stati i fattori critici di successo. Stiamo vedendo tanta dedizione e tanto senso di responsabilità da parte dei nostri addetti».

 

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