Covid-19, le interviste alle aziende: U.S. Sassuolo Calcio

(In foto Andrea Fabris, Segretario Generale U.S. Sassuolo Calcio)

Andrea Fabris, Segretario Generale di U.S. Sassuolo Calcio ci racconta come una società sportiva in serie A sta affrontando l’emergenza Covid-19 e lo stop alle attività

Come affronta la crisi provocata dalla pandemia di coronavirus una squadra di calcio di Serie A? Ne abbiamo parlato con Andrea Fabris, avvocato e Segretario Generale di U.S. Sassuolo Calcio, che ci ha raccontato la sua esperienza nella gestione del lavoro e delle attività sportive durante l’emergenza.

Nata nel 1920 a Sassuolo in provincia di Modena, U.S. Sassuolo Calcio milita in Serie A dalla stagione sportiva 2013-14, grazie alla determinazione del patron Giorgio Squinzi e del Gruppo Mapei, leader mondiale nella produzione di adesivi e prodotti chimici per l’edilizia. Con oltre 600 tesserati, un progetto di sviluppo del calcio femminile con circa 250 atlete, e più di 50 dipendenti, il Sassuolo non è solo una società sportiva, ma anche un’azienda di medie dimensioni. Oltre alla parte sportiva infatti la società è strutturata con un’area amministrativa, di marketing e comunicazione.

Andrea Fabris, quali ripercussioni sta avendo l’emergenza coronavirus sulla vostra società? 

«Dal 9 marzo stiamo vivendo anche noi, come la maggior parte delle aziende italiane, questo drammatico momento legato all’emergenza Covid.
Dopo l’ultimo evento sportivo al quale abbiamo partecipato con la nostra squadra in occasione della partita con il Brescia, c’è stato uno stop totale dell’attività.
Una sospensione dell’attività sportiva, da un lato, con atleti e staff che ora si trovano presso le rispettive residenze e domicili, e dall’altro lato con uno stop dell’attività aziendale, con dipendenti e collaboratori che lavorano da casa in smart working oppure sono in ferie».

Che misure state applicando per la tutela della salute e del lavoro di sportivi e dipendenti?

«L’obiettivo della società, fin da subito, è stato quello di tutelare la salute di tutte le persone. Lo abbiamo realizzato concordando lo stop al lavoro presso il Mapei Football Center, che è centro sportivo ma anche sede operativa della nostra società.
Abbiamo posto in essere delle
procedure condivise con il nostro RSPP (Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione) e con i medici societari, abbiamo messo a disposizione di tutti i dipendenti i dispositivi sanitari obbligatori in modo da garantire, anche in assenza, la loro salute. 

In vista della ripresa dell’attività, la società ha deciso di effettuare a proprie spese test sierologici e tamponi a tutti i dipendenti e collaboratori, dando inoltre delle linee guida precise e puntando all’utilizzo dello smart working, almeno per il primo periodo. È stato poi aggiornato il DVR (Documento di Valutazione dei Rischi), comunicando le modifiche effettuate a tutti i componenti della società.

Stiamo procedendo quotidianamente alla sanificazione degli ambienti, pur in assenza del personale, e teniamo costantemente aggiornati tutti i collaboratori e i dipendenti, tramite una chat interna, sugli sviluppi dell’attività societaria.
Inoltre, per evitare sovrapposizioni di presenze all’interno del centro sportivo, diamo una precisa calendarizzazione degli ingressi a coloro che vi devono accedere per svolgere qualsiasi tipo di attività».

Che previsioni potete fare per quest’anno e il prossimo?

«Le previsioni per l’immediato futuro sono chiaramente molto complesse, proprio perché stiamo vivendo una realtà che mai nessuno prima aveva vissuto. L’obiettivo è quello della ripresa nel rispetto della salute di tutti, con lo scopo di preservare una realtà importante, che è quella del mondo sportivo calcistico, sia dal punto di vista sociale ed economico per il nostro paese.
Questa ripresa deve prevedere delle procedure di sicurezza con linee guida ben precise, condivise con il nostro RSPP e con il medico del lavoro, valide per il comparto sportivo, da un lato, e per i nostri dipendenti e collaboratori, dall’altro.
Su tempi e modalità di piena ripresa dell’attività non si possono ad oggi azzardare previsioni: lato nostro procederemo step by step guardando in primis alla salute di sportivi e dipendenti».

Cosa sta insegnando questa emergenza alla vostra società e, più in generale, al mondo dello sport e del lavoro?

«Questa emergenza ci ha insegnato a utilizzare degli strumenti che in precedenza non erano mai stati presi in considerazione, in particolar modo lo smart working, che si sta rivelando molto efficace per portare avanti la nostra attività, e ci consentirà anche di ridurre al minimo indispensabile, almeno per il primo periodo, le presenze nel centro sportivo, proprio per evitare il problema del contatto tra le persone in un momento di passaggio e difficoltà.
Ora la cosa importante è riuscire a ripartire, a dare nuove certezze e serenità a collaboratori e dipendenti, proprio perché la salute è prioritaria, ma altrettanto fondamentale diventerà nel breve anche la ripresa delle attività per dare certezze anche al mondo degli appassionati che ci seguono e a tutti coloro che lavorano nel nostro settore».

 

 

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